venerdì 29 gennaio 2010

BRESCIA - BLOCCO TRAFFICO DOMENICA

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Pm 10, Brescia in maglia nera
Domenica il blocco delle auto


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In città aria irrespirabile: si va verso il blocco domenicale delle auto

Brescia. Da giorni l'aria in città è irrespirabile. I valori delle Pm10 non diminuiscono. E il Comune di Brescia ha ufficialmente stabilito: domenica ci sarà il blocco delle auto dalle 10 alle 18.
I NUMERI. È tutta la provincia, ma è soprattutto il capoluogo che sta vivendo le ore più critiche. Dall'inizio dell'anno si è superata la soglia d'allarme per 18 giorni alla centralina del Broletto e i 17 al Villaggio Sereno. Non solo. Ben quattro giorni si è andati pure oltre la soglia di attenzione. Secondo la normativa, è bene ricordarlo, il valore limite di 50 microgrammi al metro cubo non andrebbe oltrepassato per più di 35 giorni. E i numeri, tra l'altro, sono alti. L'altro ieri per esempio le Pm10 in Broletto hanno toccato quota 118 e al Sereno quota 111. Oltre il doppio del valore consentito. Brescia, con questi dati, si aggiudica la maglia nera. Le polveri sottili vanno oltre le altre città lombarde: da Milano (93 microgrammi l'altro ieri) a Bergamo (114). Entrambe le centraline, tra l'altro, sono all'undicesimo giorno consecutivo oltre la soglia d'allarme e con quella d'attenzione si arriva a 17.
IL COMUNE. L'altro ieri in Loggia si è tenuto un vertice con i tecnici del settore Ambiente al termine del quale, sentiti gli assessori (Paola Vilardi, Nicola Orto, Fabio Rolfi e Mario Labolani), il sindaco Adriano Paroli ha iniziato a valutare l'opzione del blocco del traffico. Opzione che ieri mattina è stata confermata. Lo stop è previsto per domenica dalle 10 alle 18 in tutto il territorio comunale. Riguarderà gli autoveicoli, i motoveicoli e i ciclomotori non adibiti a servizio pubblico, con esclusione di quelli dotati di motore elettrico e delle auto alimentate a Metano e Gpl con marmitta catalitica. Nessun divieto per le categorie esentate e sui tratti autostradali, sulle strade statali e provinciali ed sulla Tangenziale Sud; sui tratti stradali di collegamento tra gli svincoli autostradali ed i parcheggi scambiatori (Ortomercato, via Borgosatollo, Campo Grande). Il Comune metterà a disposizione i numeri per fornire le informazioni utili e divulgherà oggi le iniziative di sostegno alla mobilità concertate con Brescia Trasporti.
LE POLEMICHE. Il tema non manca di suscitare polemiche. Secondo il segretario cittadino del Pd Giorgio De Martin «troppe scelte messe in campo dalla Giunta sono andate nella direzione opposta» alla lotta allo smog. «Si è favorito il traffico privato a scapito di quello pubblico, il centro è stato trasformato in un parcheggio, sono state ridotte le corsie preferenziali dei bus».
In una nota Laura Castelletti (Associazione Brescia per passione) e Dionigi Guindani (Centro sinistra per la Lombardia) si chiedono perché la qualità dell'aria interessi così poco alla Loggia e «come è possibile che che non ci sia alcun gruppo di studio per cercare una soluzione che non sia la solita inutile commedia del blocco del traffico».

Natalia Danesi

mercoledì 27 gennaio 2010

OGGI - GIORNO DELLA MEMORIA - PER NON DIMENTICARE I RISCHI DI CIO' CHE PUO' ACCADERE A CIASCUNO DI NOI IN UNA SOCIETA' ALLA RICERCA DELLA PERFEZIONE!!

Shoah. L'olocausto silenzioso dei disabili

26 gennaio 2010


Il progetto di eutanasia nazista pose fine alla vita di oltre 70mila persone

Nella giornata della Memoria c’è un capitolo, spesso rimosso, dell’Olocausto che deve, invece, essere adeguatamente esplorato, ovvero lo sterminio delle persone con disabilità. Una strage di circa 270 mila disabili, prevalentemente mentali, che è stato deciso e attuato con metodo, partendo dal programma di “eutanasia sociale” messo a punto dal nazismo. Esiste un’ampia documentazione storica, che però fatica ad essere condivisa, anche se negli ultimi anni si moltiplicano le iniziative divulgative.

In particolare a Roma si conclude oggi la mostra Progetto Eutanasia: Sterminate i disabili!, percorso educativo di carattere storico-iconografico sul progetto di "eutanasia" nazista Aktion T4, iniziativa realizzata dall'Associazione Olokaustos, sotto l'alto patrocinio dell'Unesco e in collaborazione con il Centre Simon Wiesenthal - Europe, l'Associatione Verbe e la Fondazione di Venezia (La Casina delle Civette, Via Nomentana, 70, ore 9-16.30 tutti i giorni dal 14 al 27 gennaio). La ricostruzione storica del progetto di sterminio dei disabili è consultabile nel bel dossier del sito www.olokaustos.org

L'idea nazista di eugenetica è riassunta nelle parole di Heinrich Wilhelm Kranz (1897-1945) direttore dell'Istituto di Eugenetica dell'Università di Giessen: "Esiste un numero assai elevato di persone che, pur non essendo passibili di pena, sono da considerarsi veri e propri parassiti, scorie dell'umanità. Si tratta di una moltitudine di disadattati che può raggiungere il milione, la cui predisposizione ereditaria può essere debellata solo attraverso la loro eliminazione dal processo riproduttivo". Il primo passo verso l'attuazione del piano di eutanasia si ebbe nel 1933 con l'emanazione della "Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie". La legge del 1933 di fatto autorizzava la sterilizzazione forzata delle persone ritenute portatrici di malattie ereditarie. Il risultato pratico fu la sterilizzazione di più di 400.000 tedeschi durante i 12 anni di regime. La Direzione Sanitaria del Reich creò in tutta la Germania circa 500 "Centri di consulenza per la protezione del patrimonio genetico e della razza". I medici che li dirigevano furono incaricati di raccogliere tutti i dati necessari per stimare quale parte della popolazione dovesse essere sterilizzata e controllare le nascite di bambini deformi o psichicamente disabili.

A dare inizio al processo di eutanasia fu un ordine scritto di Adolf Hitler datato 1° settembre 1939 su carta intestata della Cancelleria: "Il Reichsleiter Bouhler e il dottor Brandt sono incaricati, sotto la propria responsabilità, di estendere le competenze di alcuni medici da loro nominati, autorizzandoli a concedere la morte per grazia ai malati considerati incurabili secondo l'umano giudizio, previa valutazione critica del loro stato di malattia". Subito dopo l'emanazione dell'ordine di Hitler Philip Bouhler e Karl Brandt iniziarono ad organizzare la struttura che avrebbe dovuto condurre l'operazione di eliminazione. In primo luogo venne stabilita la sede dell'organizzazione. A Berlino, al centro dell'elegante quartiere residenziale di Charlottenburg, venne espropriato un villino di proprietà di un ebreo. Lo stabile si trovava al civico numero 4 della Tiergartenstrasse. Proprio da questo indirizzo fu ricavato il nome in codice per l'operazione di eutanasia: "Aktion T4". Verso l'autunno del 1939 dalla sede di Berlino della T4 cominciarono a partire i questionari indirizzati agli istituti psichiatrici del Reich.

I questionari erano molto generici per non allarmare nessun direttore. Una volta decise le persone da eliminare la sede centrale di Berlino preparava delle liste di trasferimento che inviava ai singoli istituti avvertendo che si preparassero i malati per la partenza. Il giorno stabilito si presentavano uomini della "Società di Pubblica Utilità per il trasporto degli ammalati". I pazienti venivano caricati su grossi pullman dai finestrini oscurati e trasportati in uno dei sei centri di eliminazione: Grafeneck, Bernburg, Sonnenstein, Hartheim, Brandenburg, Hadamar. In questi istituti erano stati predisposti delle camere a gas camuffate da sale docce e forni crematori per l'eliminazione dei cadaveri. Il Programma T4 nel suo svolgimento tra il 1940 ed il 1941 pose fine alla vita di 70.273 persone classificate come "indegne di vivere". La Chiesa, sia protestante che cattolica, iniziò a far sentire la propria voce contro la pratica dell'eutanasia. Tra le tante voci che si levarono vi fu quella dell'arcivescovo di Münster, Clemens August von Galen. L'arcivescovo pronunziò un sermone durissimo il 3 agosto 1941: la condanna dell'eutanasia non solo fu durissima in teoria ma l'arcivescovo denunziò lo Stato come autore delle uccisioni. Hitler di fronte alla marea di proteste decise di sospendere l'Aktion T4.

L'azione di eutanasia era ufficialmente finita ma l'eliminazione dei "malati di mente" non era terminata: iniziava quella che i medici tedeschi chiamarono "eutanasia selvaggia" e un'altra "Aktion" ancora più segreta: la "Aktion 14F13", dal nome del modulo che doveva essere compilato per l’elenco dei disabili da eliminare. La commissione doveva recarsi nei campi di concentramento per visitare malati di mente, psicopatici e detenuti ebrei inizialmente del campo di Buchenwald e - successivamente - di tutti i campi di concentramento controllati dalle SS. L'intera operazione ebbe il nome di "Aktion 14F13" dalla sigla del formulario utilizzato nei campi per registrare i decessi. I "selezionati" dovevano essere inviati nelle cliniche di eliminazione e gasati. Non è possibile stabilire quante persone vennero uccise nel quadro della Aktion 14F13. Nell'ambito della operazione venivano infatti eliminate anche persone non affette da nessuna malattia. Il programma di eutanasia soltanto formalmente si rivolgeva ai disabili psichici e fisici. In realtà la sua applicazione si estese anche a quelle persone che, per stili di vita e comportamenti fuori della norma venivano considerati una "minaccia" biologica.

da Vita.it

martedì 26 gennaio 2010

27 gennaio - giornata della memoria

Esteri
Shoah: Ue, collegare a scuola temi Olocausto e diritti umani
Varsavia, 26 gen. - (Adnkronos/Dpa)- L'insegnamento nelle scuole di quanto e' accaduto durante l'Olocausto dovrebbe essere maggiormente collegato al tema dei diritti umani, senza fermarsi alla semplice enunciazione dei fatti. E' quanto si legge in un rapporto diffuso oggi a Varsavia dell'Agenzia europea per i Diritti Fondamentali, che verra' poi presentato domani ad una conferenza ministeriale nell'ex lager nazista di Auschwitz, in occasione della Giornata della Memoria. Il rapporto si basa sulla prima indagine condotta in tutta l'Unione Europea per verificare come vengono trasmessi la memoria dell'Olocausto e i temi dei diritti umani in siti storici e musei. L'Agenzia esorta ad integrare meglio il tema dei diritti umani nei programmi scolastici, sottolineando che l'insegnamento sulla tragedia dell'Olocausto "deve andare oltre la mera trasmissione dei fatti storici". "I risultati della nostra ricerca mostrano l'importanza attribuita all'insegnamento sull'Olocausto"- ha affermato Morten Kjaerum, direttore dell'agenzia europea- "tuttavia cio' non si riflette sufficientemente nei programmi scolastici e non vengono stabilite connessioni tra eventi storici, come l'Olocausto, e i diritti umani". Domani i ministri della Pubblica Istruzione dell'Ue e d'Israele si ritroveranno ad Auschwitz nella giornata in cui si ricorda l'uccisione di sei milioni di ebrei da parte dei nazisti. L'incontro si svolge nell'ex campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia, dove morirono 1,1 milione di persone, soprattutto ebrei.

domenica 24 gennaio 2010

Cuffaro: condannato a 7 anni... questa volta niente coppola e cannoli!!

Vauro Annozero 21/01/2010

Bisinella segretario provinciale

Pd: Bisinella segretario provinciale
domenica 24 gennaio 2010

(red.) E' il sindaco di Leno Pietro Bisinella il nuovo segretario provinciale del Partito Democratico di Brescia.
Domenica mattina i 180 delegati della federazione riuniti in via Caleppe hanno scelto, a maggioranza, il candidato bersaniano, in pole position del resto già dal primo turno (leggi qui).
Nonostante durante l'ultima settimana le varie componenti del partito abbiano cercato di trovare la strada per arrivare a una gestione unitaria della federazione di Brescia, alla fine l'intesa non è stata realizzata.
Bisinella, forte del 44,5% e di 80 delegati su 180, ha quindi avuto la meglio su Gianbattista Ferrari, 34,2% e 62 delegati. Naturalmente il peso decisivo è stato garantito dai 38 delegati che rappresentavano Riccardo Frati. Alla fine la conta è stata di 114 preferenze contro 57 e il sindaco di Leno succede a Franco Tolotti.

venerdì 22 gennaio 2010

Chi paghera' per i processi brevi ???????

politica
22/01/2010 - FEDERAZIONE SINISTRA TORINO CHIEDE RITIRO "LEGGE VERGOGNA"

Thyssen, le famiglie
"No al processo breve"

Isa Pisano, la madre di Roberto Scola, mostra la maglietta con le foto delle vittime con la quale i familiari si sono presentati in Tribunale

Le madri di Roberto Scola e Rosario Rodinò: è una legge pazzesca, rimarrebbe imputato solo l'ad

torino (La Stampa)

Non è vero che la nuova legge sul processo breve non riguarderà i processi sulle morti sul lavoro, anzi lo stesso processo per le vittime della Thyssen Krupp verrà menomato e rimarrà, come imputato, solo l’ad dell’azienda in quanto è l’unico per cui la condanna potrebbe essere superiore ai 10 anni. L’accusa viene dalle famiglie delle vittime della Thyssen e dalla Federazione di sinistra di Torino. Ovvero da Pdci, Prc, Ambiente e Lavoro, sindacalisti, simpatizzanti della sinistra che lanceranno tra oggi e i prossimi giorni un appello nazionale «aperto a tutti coloro che credono ancora che una vera giustizia sia possibile, apartitico - spiega Vincenzo Chieppa, consigliere regionale Pdci - mirato a chiedere il ritiro di questa legge vergogna».

«Questa è una legge pazzesca, che non dovrà mai passare - hanno ribadito Isa Pisano e Maria Grazia Rodinò, rispettivamente la madre di Roberto Scola e Rosario Rodinò, due delle sette vittime della Thyssen - dobbiamo stare uniti tutti per combattere contro questa ingiustizia. Inoltre chiediamo al presidente Napolitano che mantenga le sue promesse e impedisca di varare una legge che non difende i lavoratori e al presidente Berlusconi che si metta una mano sul cuore pensando ai nostri morti».

«Fino ad oggi tutte le istituzioni si sono sempre coperte il capo di cenere denunciando le stragi sul lavoro - ha detto Ciro Argentino, uno dei sopravissuti alla strage Thyssen - e oggi, con questa legge, si rischia di andare indietro nei secoli, al fine di lasciare impuniti quei datori di lavoro che per risparmiare qualche soldo hanno messo a rischio la vita dei loro dipendenti». «Questa legge di fatto è un’ amnistia - ha aggiunto Fulvio Perini, di Ambiente e Lavoro - nei confronti dei reati legati alle morti sul lavoro, in un paese, in cui, dal dopoguerra ad oggi nessuno ha mai voluto anche solo ventilare nulla del genere, nella convinzione che questa è una materia delicata che merita una particolare attenzione politica. Invece, ora, di tutta questa tradizione democratica e sociale, il governo pare volersene fare un baffo».

giovedì 21 gennaio 2010

Risultati Primarie a Gussago

Ecco il risultato ufficiale delle Primarie che si sono svolte domenica scorsa nella nostra provincia.

Votanti 14952
Voti validi : 14906

Bisinella ha ottenuto 6619 voti pari al 44,40%
Ferrari ha ottenuto 5132 voti pari al 34.43%
Frati ha ottenuto 3155 voti pari al 21.17%

A Gussago il risultato è stato il seguente:

Votanti 214
Voti validi 196

Bisinella 62 voti
Ferrari 73 voti
Frati 61 voti

Con questi risultati, nel nostro collegio sono stati eletti nell'assemblea provinciale ben tre candidati del nostro circolo;

Maria Serina per la lista Bisinella,
Damiano Ceretti per la lista Ferrari e
Stefano Moscatelli per la lista Frati.

Domenica, si è votato anche per il rinnovo del Circolo. Il Candidato segretario era unico, Chiara Delorenzi.

Sono stati eletti membri del coordinamento:
Serina Maria, Botti Maria(Resi), Delorenzi Giulia, Reboldi Monica, Gurini Emma, Olivari Rossella, Poli Giovanna, Pasolini Grazia, Maccarana Giancarlo, Dossi Giordano, Mario Mor, Arici Remo,Reccagni Nicola, Giardinetto Romolo, Moscatelli Stefano, e Casella Massimo.

mercoledì 20 gennaio 2010

Dal sito La Repubblica

Borse di studio solo a studenti italiani
Il giudice: "Non è il Festival di Sanremo"

Accolto il ricorso presentato nei confronti del Comune di Chiari (Brescia), che permetteva la partecipazione a un bando di concorso per premiare "l'eccellenza scolastica" solo ai cittadini italiani. La giunta: anche al Festival non sono ammessi stranieri. Il tribunale: "Ma quella è la kermesse della canzone italiana"

Il requisito della cittadinanza italiana per assegnare delle borse di studio costituisce "una illegittima disparità di trattamento" e rientra "nella nozione di discriminazione vietata dal nostro ordinamento". Lo scrive il giudice del tribunale di Brescia che ha accolto il ricorso presentato dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) nei confronti del Comune di Chiari (Brescia) che permetteva la partecipazione a un bando di concorso per premiare "l'eccellenza scolastica" solo ai cittadini italiani.

Nel bando di concorso 'Premi all'eccellenza scolasticà per l'anno 2008-2009, l'amministrazione comunale di Chiari aveva previsto e richiesto il requisito della cittadinanza italiana. Il giudice ha accertato, come richiesto dall'Asgi e da un'altra associazione, il carattere discriminatorio del "comportamento" tenuto dal Comune, ordinando di modificare la delibera con la quale è stato istituito il bando con l'esclusione del requisito e la fissazione di nuovi termini di scadenza del concorso.

All'amministrazione comunale - che nella causa aveva sollevato la questione della "discrezionalità amministrativa" - il giudice Elisabetta Sampaolesi fa notare, nelle motivazioni del provvedimento, che "dall'ordinamento è vietato qualsivoglia atto di discriminazione". L'amministrazione comunale, come riporta il giudice, aveva eccepito riguardo "al mancato patrocinio di cause da parte delle associazioni ricorrenti nei confronti per esempio del Festival di Sanremo". Il magistrato sul punto chiarisce che "per quanto suggestive", le argomentazioni del Comune "non appaiono però persuasive", perché "trattandosi del Festival della canzone italiana è stato senz'altro rispettato il principio di ragionevolezza".

(19 gennaio 2010)

martedì 19 gennaio 2010

MARCIA DELLA PACE - Bresciaoggi

La marcia della pace per l'acqua libera

L'INIZIATIVA. In diverse centinaia ieri mattina hanno camminato dalla chiesa di Sant'Antonio di Mompiano fino a piazza della Loggia e Santa Maria in Silva

Consegnata al primo cittadino una lettera perché il Comune si impegni nel rispetto del territorio e dei diritti delle persone
  • 18/01/2010

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La marcia della pace all’arrivo in piazza della Loggia per l’incontro con il sindaco Adriano Paroli FOTOLIVE

Brescia. Fate bene voi che siete giovani a fare queste cose, perché la pace è importante. Dopo la seconda guerra mondiale credevo che la guerra non tornasse mai più e invece…»: Maddalena Tosini, da cinquant'anni residente a Mompiano, sta entrando nella chiesa di Sant'Antonio dello stesso quartiere, per la messa, anche se oggi non è una funzione come tante dato che apre la marcia della pace, organizzata da alcune comunità «cristiane radicate sul territorio sensibili ai temi della pace e di uno sviluppo sostenibile nonché al rispetto per i nostri fratelli immigrati» si legge nel breve volantino di indizione.
«BISOGNA RISVEGLIARE il senso di solidarietà - continua Maddalena - che si è perso, nonostante Cristo ci abbia insegnato che siamo tutti uguali». Di uguaglianza parla anche don Piero Verzelletti nell'omelia nella chiesa gremita per l'occasione: «non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza dignità, non c'è dignità senza diritti». Il corteo parte di buon passo in direzione Borgo Trento, chiesa di Cristo Re, «del resto don Fabio Corazzina ha sempre una marcia in più» commentano le diverse centinaia di partecipanti: credenti e laici, cristiani e musulmani, politici locali di centro sinistra e gente comune «sono qui perché sono una vecchia compagna e femminista».
Precisa Carla Ferrari Aggradi: «per me la pace e la convivenza civile sono valori fondamentali e oggi Brescia se li è scordati, diventando una città inospitale, dal punto di vista di chi governa. I cittadini invece sono più accoglienti, quando però non sono accecati da paure indotte». «Brescia vede i musulmani come nemici» conferma Marta Corsini, 22 anni, tra le organizzatrici, «soprattutto tra noi giovani non c'è accoglienza» rincara la sua amica Stefania Cingia «e questo è sintomo di ignoranza». L'accoglienza è al centro della tappa in Borgo Trento, dove il corteo è accolto dai canti diretti da don Umberto, che, invitando i presenti ad abbracciarsi in segno di pace, stringe Said Meghras, marocchino, da 18 anni residente nel bresciano, convinto che «il clima si sta inquinando, come musulmano mi sento bersagliato». Diversa la situazione di Felicité Toubemne, 34 anni, cristiana dal Ciad, su una sedia rotelle, che partecipa «perché è un segno di integrazione». Felicité si è sentita accolta, «anche dal servizio disabili che mi aiuta con i trasporti». Soddisfatta anche Lucia Konstut, undicenne di origini ghanesi ma nata a Brescia, che si trova bene qui, forse perché cattolica e di cosiddetta seconda generazione.
La marcia prosegue verso Piazza Loggia, dove è attesa dal sindaco, al quale viene consegnata una lettera che all'amministrazione chiede impegni precisi: riconoscere l'accesso all'acqua come diritto umano e quindi preservarla da speculazioni economiche; esprimere contrarietà al coinvolgimento di A2A nella corsa al nucleare civile; impegnarsi affinché il nuovo PGT impedisca inutili ed ulteriori speculazioni edilizie e cementificazioni; limitare il traffico automobilistico privato potenziando il trasporto pubblico; regolamentare il parco cave Brescia est. In particolare per l'acqua la Loggia potrebbe concretamente prendere una posizione con un decreto che definisca questo bene non commerciabile e quindi preservalo dalla privatizzazione e dalle leggi del mercato. «Il consiglio comunale è maturo per affrontare questa discussione» sostiene Laura Castelletti, che però lamenta l'assenza di rappresentanti della maggioranza ad accogliere la marcia.
Alla tappa finale, in S. Maria in Silva, don Corazzina è soddisfatto per la partecipazione «eterogenea e attenta, in un clima sereno e costruttivo. Ora aspettiamo i segnali dall'amministrazione. La marcia di oggi è stato un modo per dire come è possibile rendere Brescia più bella».

Irene Panighetti

lunedì 18 gennaio 2010

RISULTATI PRIMARIE - Bresciaoggi -

Segreteria Pd: Bisinella
primo ma non sfonda

PRIMARIE. Nei 170 seggi del Partito democratico hanno votato 15.520 iscritti e sostenitori (3.500 in città). Risultato netto nel capoluogo, sorpresa in provincia.
Il sindaco di Leno al 44,4%, Ferrari al 34,4, Frati al 21,2: decide l'assemblea In città l'uscente Giorgio De Martin è invece già riconfermato con il 58,5%
  • 18/01/2010

I votanti alle primarie potevano scegliere fra tre candidati al provinciale e due al cittadino SERVIZIO FOTOLIVE

Brescia. Pietro Bisinella primo alle primarie provinciali con il 44,4 percento dei consensi, Giorgio De Martin segretario cittadino con il 58,5 percento. È questo l'esito delle primarie del partito democratico che si sono tenute ieri in città e provincia e che hanno portato nei 170 seggi allestiti dalla macchina organizzativa del partito 15.520 persone (3.500 solo in città).
SI TRATTA in qualche modo di un esito in parte atteso ma a due facce: in provincia la vittoria dei «bersaniani», ma con un risultato ben inferiore al 50 percento, in città la conferma del peso delle altre anime del partito. Per l'elezione del segretario provinciale, primo con il 44.4 percento dei voti è risultato il sindaco di Leno Pietro Bisinella, sostenuto dai comitati «Brescia con Bersani» e «Ripartire dal territorio». Secondo Gianbattista Ferrari con il 34.4 percento e terzo Riccardo Frati con il 21.2 percento. In base al regolamento, non avendo ottenuto nessuno dei candidati più del 50 percento dei voti, domenica prossima l'assemblea provinciale del partito potrebbe, almeno in linea teorica, riservare sorprese. Dalle prime voci sembra però probabile che già da oggi si lavorerà per fare in modo che ci sia una soluzione il più condivisa possibile. E che quindi si arrivi al riconoscimento della vittoria e della nomina a segretario provinciale di Bisinella. Il fatto però che Bisinella sia rimasto (in parte a sorpresa) ben sotto il 50 percento dei voti e il fatto che Ferrari abbia vinto abbondantemente in città con il 58 percento dei consensi (e il 21 percento di Frati a livello provinciale), indubbiamente peseranno nella gestione del partito.
«Quella di oggi è stata una bella giornata di partecipazione - afferma Bisinella -. Lavorerò per l'unità del partito e sicuramente vorrò Ferrari e Frati nell'esecutivo. Un ringraziamento ai cittadini di Leno: continuerò a essere anche il vostro sindaco». Molto soddisfatto si dice Gianbattista Ferrari, «partito con un'autocandidatura e cresciuto nel tempo grazie alle relazioni costruite e alle proposte chiare». Ferrari riconosce che «Bisinella è indubbiamente il primo arrivato e che ora si deciderà insieme il da farsi, in modo sereno, così come lo è stata questa campagna elettorale». Riccardo Frati - che ha superato il 21 percento dei consensi e che è risultato il primo eletto in una ventina di Comuni - parla dal canto suo di risultato «straordinario», soprattutto tenendo conto del fatto che «non c'era alcun pezzo grosso» a sostegno della sua candidatura.
In città viene confermato segretario il 57enne Giorgio De Martin, che ha vinto con una percentuale del 58.5 percento e che in alcuni sezioni (Prealpino, Violino, San Polo storico) ha letteralmente fatto il pieno arrivando al 75 percento e anche più.
APPOGGIATO tra gli altri dal capogruppo in Loggia Emilio Del Bono, da Franco Tolotti e dal deputato Pierangelo Ferrari, alle primarie nazionali aveva sostenuto Franceschini. «Un risultato oltre le aspettative - afferma Giorgio De Martin -, ottenuto peraltro nonostante il grande impegno profuso da grandi personalità come Corsini e Bragaglio a favore di Maria Teresa Bonafini, candidata di valore, seria e conosciuta sul territorio». Da parte sua anche una battuta su come sarà la sua gestione da segretario cittadino: «Senz'altro continuerò a lavorare per fare in modo che si torni a governare Brescia in futuro - spiega -. Incalzeremo la giunta seguendo il metodo adottato fino ad oggi: vivacità da un lato, ma sempre critica di merito e mai ideologica». Soddisfatta anche Maria Teresa Bonafini, la quale osserva che «questa competizione ha fatto bene al partito, obbligandolo a confrontarsi sulle diverse proposte in campo».

venerdì 15 gennaio 2010

Primarie domenica 17 gennaio 2009

Domenica 17 gennaio 2009, presso la Sala Consiliare di Gussago, si svolgeranno le Primarie per l'elezione del direttivo del Circolo di Gussago e quelle per la scelta del Segretario Provinciale.

Per la Segreteria Provinciale sono candidati:



PIETRO BISINELLA: "Bisinella: un nuovo PD bresciano"

GIAMBATTISTA FERRARI: "Brescia al futuro con Giambattista Ferrari"

RICCARDO FRATI: "Partire da Brescia"



A queste primarie possono partecipare tutti i cittadini italiani dai 16 anni in poi tesserati e non tesserati al Partito Democratico.

Per il rinnovo del Direttivo del circolo di Gussago, si presenta una lista unica, con Delorenzi Chiara candidata unica, e con 10 uomini e 8 donne candidati a membri del direttivo.





A queste primarie del solo circolo possono partecipare gli iscritti al circolodi Gussago, al 21 luglio 2009. A Gussago sono 100 gli aventi diritto al voto.

Quindi i tessarati al PD riceveranno per votare 2 schede(Circolo locale e Provinciale), mentre i non tesserati solo 1 scheda, (per il Provinciale).

Dopo Villa Carcina, Rovato, Trenzano e Coccaglio, anche Ghedi si impegna per far fare "bella" figura ai Bresciani. - IO NON CI STO!!!!!

Tagliato il budget dello sport «Maratonina di Ghedi», addio

IL CASO. Loris Gallina: «E' come se si abolissero gli internazionali di Italia perchè non vincono mai tennisti azzurri»
«I premi se li aggiudicavano sempre gli atleti del Kenya» Ma la giustificazione scatena la reazione di Rifondazione


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Il municipio di Ghedi: il Consiglio ha cancellato la «maratonina»

Nel giro di sette edizioni era diventata una classica nel panorama delle manifestazioni podistiche del Nord Italia. Un prestigioso prologo alla «Festa dello sport» che a maggio richiama nel paese della Bassa centinaia di atleti e migliaia di spettatori.
MA LA NUOVA GIUNTA ha deciso di cancellare dal programma la «Maratonina di Ghedi»: la richiesta avanzata dagli organizzatori della società Fly Flot è stata respinta dell'esecutivo. La gara è stata sacrificata all'altare dell'austerità. «Con un budget di risorse finanziare mai così ristretto non si poteva che sfoltire il calendario di manifestazioni - spiega l'assessore allo Sport Diego Zigliani -: la scelta è inesorabilmente caduta su una gara che a nostro avviso non è mai decollata. Tanto più che gli organizzatori ci avevano chiesto per l'edizione 2010 un maggior impegno finanziario». Zigliani osserva poi come «l'evento fosse un corpo estraneo al contesto sportivo del paese. La maratonina veniva utilizzata come seduta di allenamento da professionisti di livello internazionale che naturalmente facevano razzia dei premi. Non ci è parso il caso di continuare a foraggiare atleti estranei al circuito delle società locali».
PER LA GIUNTA INSOMMA, è meglio optare per manifestazioni dai contenuti agonistici minori, quasi amatoriali ma comunque legati alla comunità che investire in un evento di livello internazionale. Ma più che la decisione di «rottamare» la maratonina, hanno provocato scintille le parole con cui l'assessore ha motivato la scelta in Consiglio comunale.
«Non sono intenzionato a dare soldi a kenyani o professionisti che siano che, ovviamente, vincono sempre tutto» ha affermato Zigliani in aula. Una frase che ha fatalmente esposto la Giunta alla sarcastica reazione del circolo di Rifondazione comunista.
Il segretario Loris Gallina è addirittura ricorso a un annedotto dell'infanzia per attaccare in modo ironico e pungente l'Amministrazione civica. «Era il 1968 - racconta Gallina -: un gruppo di vocianti bambini giocava a calcio sul sagrato della chiesa di Ghedi. Dopo un'ora di gioco la nostra squadra stava largamente vincendo, ad un certo punto il bambino proprietario del pallone, trovandosi nettamente in svantaggio, prese la palla e andò a sedersi sui gradini della chiesa. Alle nostre rimostranze rispose scuse balbettanti. Capimmo subito che la causa della sospensione del gioco non era la stanchezza, il bambino non accettava la sconfitta. Ebbene l'assessore Zigliani si è comportato esattamente come il proprietario del pallone».
LORIS GALLINA - stigmatizzando il silenzio delle opposizioni sulla vicenda, osserva poi: «Se l'innocente immaturità infantile salva dal biasimo il bambino del pallone, la condanna per la Giunta è netta: al desiderio di vincere a tutti i costi si unisce un razzismo non più velato ma dichiarato con arroganza. Sarebbe come se gli internazionali di tennis di Roma venissero aboliti perché i giocatori italiani non vincono mai. Bell'esempio anche questa volta per generazioni future».
«Ma quale razzismo - replica sorpreso l'assessore - ho citato i kenyoti per la loro eccellenza, per sottolineare il loro valore nella corsa, come esempio di professionismo».

Milena Moneta

giovedì 14 gennaio 2010

L'EDITORIALE (La Repubblica)

L'inferno di Rosarno
e i suoi responsabili

di EUGENIO SCALFARI


A ROSARNO ha infuriato per due giorni e due notti prima una sommossa e poi una caccia al "negro" con ronde armate che sparano a pallettoni per ferire e ammazzare. Nel terzo giorno, cioè ieri, gran parte degli immigrati è stata portata via dalla polizia nei centri di concentramento chiamati centri di accoglienza, sulla costa jonica della Calabria, ma la caccia al "negro" continua contro i pochi dispersi che vagano ancora nella piana di Gioia Tauro. Un incidente mortale potrebbe ancora accadere, visto lo stato d´animo dei "cacciatori" che ricorda quello degli aderenti al "Ku Klux Klan" nell´America degli anni Sessanta. Siamo arrivati a questo? Perché ci siamo arrivati?

I calabresi hanno difetti e virtù, come dovunque in Italia e nel mondo. Fra le virtù più radicate c´è quella dell´ospitalità, che ha un che di antico ed è tipica della civiltà contadina. Ma anche l´ospitalità si è logorata col passare del tempo e il mutare delle condizioni sociali. E con l´arrivo della mafia.
Fino ai Sessanta non esisteva mafia in Calabria. Esisteva il brigantaggio nei boschi dell´Aspromonte e delle Serre. Esisteva da secoli, ma non la mafia. Ora, da quarant´anni, la mafia calabrese è diventata la più potente delle organizzazioni criminali che operano nel Sud d´Italia e la gestione degli immigrati è una delle sue attività, specie nella piana di Gioia Tauro, dove le "´ndrine" possiedono anche fertili terreni coltivati ad aranci. Il caporalato è diffuso e utilizza il lavoro dei clandestini.

Attualmente sono valutati a circa ventimila i braccianti destinati alla raccolta delle arance, dei mandarini e dei bergamotti. Ma non è un fenomeno recente, dura da quindici o vent´anni in qua. Riguarda solo i maschi, non ci sono femmine tra loro né famiglie. Sono maschi singoli, senza dimora, alloggiati in ovili diroccati, senz´acqua, senza luce, senza cessi. E vagano per quelle terre in cerca di lavoro giornaliero.


Vagano in Calabria, in Sicilia, in Basilicata, in Puglia. Secondo le stagioni raccolgono agrumi, olive, uva, pomodori. Il lavoro è in mano ai caporali, quasi tutti affiliati alle mafie locali. Dodici ore per venti o venticinque euro sui quali i caporali trattengono un pizzo di cinque e i camionisti che li trasportano sui campi un prezzo di due o tre euro.

«Cercavamo il paradiso abbiamo trovato l´inferno» ha detto ieri uno di loro avvicinato da un cronista. Eppure, se continuano a cercar lavoro in quell´inferno vuol dire che sono fuggiti da inferni ancora peggiori. Sono gli ultimi della Terra. Quelli ai quali Gesù di Nazareth nel discorso della Montagna promise che sarebbero stati i primi nel regno dei cieli. Alla fine dei tempi. Dodici ore di lavoro a 15 euro di paga. I tremila di Rosarno e gli altri come loro non hanno tempo di pregare, stramazzano in un sonno da cavalli o da maiali grufolosi. È questo l´amore, è questa l´ospitalità?

I calabresi di Rosarno non sono certo abitanti di un paradiso. Sono quindicimila di povera gente e vivono in un paese sotto il tacco della mafia. Il Comune fu sciolto per infiltrazioni (si fa per dire) mafiose ed è amministrato da un commissario prefettizio. Ma quando si faranno nuove elezioni vinceranno ancora le "´ndrine" perché in quella piana la mafia è un potere costituito, in attesa che lo Stato lo sconfigga. Speriamo che avvenga presto, ma se mi domandate quando sarò tentato di rispondervi: «alla fine dei tempi», quando verrà il regno dei giusti e il giudizio universale. Prima ci sarà stata l´Apocalisse. Che sembra già cominciata.

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Qualche domanda però è di rigore. La rivolgiamo al ministro dell´Interno, a quello del Lavoro, a quello delle Attività produttive, a quello dell´Agricoltura, competenti e quindi politicamente responsabili di quell´inferno. Ma le rivolgiamo anche al Prefetto, al Questore, al Comandante dei carabinieri, al Governatore della Regione. Non sapevate? Non sapevate che la raccolta dei frutti di quelle terre è affidata a ventimila immigrati, in maggior parte clandestini, gestiti da caporali e pagati in nero? Non sapevate come vivevano? Non vi rendevate conto che si stava accumulando un materiale altamente infiammabile e che l´incendio poteva divampare da un momento all´altro? Non avevate l´obbligo di intervenire? Di attrezzare un´accoglienza decente? Di regolarizzare i clandestini e il loro lavoro, oppure di rimpatriarli ma sostituirli visto che gli italiani quel tipo di lavoro non sono disposti a farlo?

Maroni ha messo le mani avanti ed ha dichiarato l´altro ieri che c´è stata troppa tolleranza: bisognava cacciare i clandestini o processarli per il reato di clandestinità. Ma se di tolleranza si tratta, a chi è rivolta l´accusa di Maroni se non a se stesso? Non è lui che predica la sera e la mattina la tolleranza zero? Se ne scorda per le terre a sud del Garigliano? Oppure si rende conto che, clandestini o no, gli immigrati sono indispensabili all´economia italiana? E che la tolleranza zero ci ridurrebbe alla miseria?

Al Nord è diverso: la miriade di piccole imprese della Val Padana e del Nordest hanno bisogno degli immigrati e organizzano un´accoglienza decente, salvo poi dare i voti alla Lega a tutela dell´"integrità urbana", della separazione o dell´integrazione col contagocce. Si può capire: l´immigrazione in Italia è arrivata tardi ma in dieci anni siamo passati da un milione a quattro milioni di immigrati. Il tasso d´aumento è stato dunque molto alto ed ha determinato inevitabili tensioni sociali. La classe politica avrebbe dovuto gestire questo complesso processo; invece ha puntato le sue fortune sulla paura e ne ha ricavato consenso.

Nel Sud non poteva che andare peggio. Lì non c´è purgatorio ma inferno. Lì sono i volontari i soli che tentano di sfamare gli "ultimi" e dar loro una parvenza di riconoscimento. Maroni e Scajola e Zaia e Sacconi preferiscono far finta che non esistano. Aprono gli occhi solo quando scoppia la sommossa e poi la caccia al negro. Ma non hanno altra ricetta che l´espulsione, anche se ieri Maroni ha smentito che di questo si tratterà per i clandestini di Rosarno. Ma chi raccoglierà le arance, i pomodori, le olive? Chi attrezzerà l´accoglienza?

Il partito dell´amore dovrebbe materializzarsi in quelle terre dove regna invece la violenza mafiosa, i bulli di paese che si spassano giocando al tiro a segno con i fucili ad aria compressa e sparando sul negro per vincere la noia.
Noi aspettiamo risposte alle nostre domande, anche se sappiamo per esperienza che questo potere non ha l´abitudine di rispondere.

LIBERTA' DI........

Necessaria l'autorizzazione del governo per diffondere immagini sul web



"Il governo si accinge a modificare una parte rilevante della normativa su tv e Internet senza alcun coinvolgimento del Parlamento" : lo dichiara Paolo Gentiloni, responsabile comunicazioni del Partito Democratico. "Questo vero e proprio blitz e' affidato al decreto di recepimento della direttiva UE sul 'product placement', approvato a meta' dicembre e che da oggi e' all'esame della Camera, ma solo per un parere non vincolante", sottolinea Gentiloni.

"Il Parlamento ha potuto conoscere solo in questi giorni e a cose fatte un decreto che configura un clamorosa eccesso di delega", denuncia il responsabile comunicazioni del PD. "Il recepimento della direttiva UE e', infatti, solo un pretesto per accrescere gli affollamenti pubblicitari su Mediaset e diminuirli su SKY, nonche' per cancellare le norme a sostegno della produzione indipendente di fiction e del cinema italiano, introdotte dai governi del centrosinistra nel '98 e nel 2007".

"Altrettanto grave - prosegue Gentiloni - e' il blitz nei confronti di Internet.
Il decreto, infatti, sottopone la trasmissione di immagini sul web (dalle web tv a YouTube) a regole tipiche della televisione e a una preventiva autorizzazione ministeriale, con una incredibile limitazione dell'attuale modalita' di funzionamento della rete". "Da domani (oggi ndr) - conclude l'esponente democratico - daremo battaglia in Parlamento per contrastare questo ennesimo stravolgimento delle regole a vantaggio di una logica aziendale

Articolo 21 scrive che: "Il decreto include la fornitura delle immagini via internet tra le attività che necessitano di un' autorizzazione del Governo, poi estende la rigida disciplina del diritto d'autore ai fornitori di servizi via internet con disposizioni dagli effetti simili a quelli della controversa legge francese (per inciso c'entra qualcosa la causa di Mediaset contro Youtube per i filmati trasmessi su quest'ultima piattaforma?)
Infine estende il diritto di rettifica anche ai TG eventualmente trasmessi sul web anche in questo caso con un intento che ricorda quanto il Governo ha già tentato di fare con riferimento ai Blog, per cui potrebbe essere una disposizione che apre la strada per imbavagliare i contenuti veicolati o su Internet in tutte le loro forme (soprattutto se letta in combinato disposto con la norma sul diritto d'autore)".

(da RAI NEWS 24)