domenica 30 ottobre 2011



















Oggi Domenica 30 ottobre 2011 è successo un fatto gravissimo.

Dopo aver deposto una corona sotto la lapide che in Piazza S.Lorenzo ricorda l'eccidio dei due Partigiani Bernardelli e Zatti, nessuno degli Amministratori o Consiglieri Comunali della maggioranza (Lega e Pdl) di Gussago, è salito a Sella dell'Oca per la Commemorazione ufficiale. Mentre erano presenti sia il rappresentante di Chiari che quello di Iseo.

Un fatto oltre che, di una gravità inaudita, anche mai successo
nei 67 Anniversari celebrati fino ad ora.

Mario Bernardelli e Giuseppe Zatti, giovani di 19 e 20 anni, sono morti per permettere a noi di vivere liberi. Noi, come ci ha ricordato Guerino Dalola nell' orazione ufficiale, non dobbiamo ricordarli,

ma renderLi vivi continuando la loro opera, per permettere a quanti verranno dopo di noi di continuare a vivere in questa libertà. 

"Pronti alla sfida di governo, io in campo per la premiership"

"Primarie di centrosinistra, poi patto di legislatura con il centro. Il lavoro con Vendola, Di Pietro e socialisti è avanti: per garantire credibilità a vincolo di maggioranza in Parlamento". Intervista a Pier Luigi Bersani di Barbara Jerkof - Il Messaggero.

                                       Bersani  Bersani

Pronti ad affrontare la sfida del governo. che sia ora con un esecutivo di transizione, o che sia dopo elezioni anticipate. Perché una cosa è certa. avverte Pier Luigi Bersani, così al 2013 non ci si arriva. Il segretario del Pd traccia la sua road map: primarie di centrosinistra dopo aver stretto un accordo «di credibilità» con Idv, Sel e Psi, che metta al riparo dagli errori del passato sulla tenuta della coalizione attraverso precisi meccanismi parlamentari (un vero e proprio vincolo di maggioranza nei gruppi parlamentari); e apertura ai moderati con un patto di legislatura. Obiettivo: «Ricostruire il Paese» dopo il ventennio berlusconiano. Chiarendo che. quando sarà il momento di scegliere dal basso il candidato premier. il candidato del Pd sarà lui.

Segretario, lei ha definito il documento d'intenti del governo alla Ue come «merce usata», mai sindacati prendono la parte sui licenziamenti molto sul serio minacciando lo sciopero generale. Come stanno le cose?

«A uno sguardo obiettivo il documento è fortemente minaccioso sul mercato del lavoro. Quando si parla con tanta leggerezza di licenziamenti per motivi di crisi si deve sapere che in questo stesso momento abbiamo 400 mila cassintegrati che leggendo questa novità potrebbero apprendere che da oggi sono tutti licenziati. Al netto di queste minacce, è tutta merce usata venduta come nuova. Penso alle pensioni ma anche alla presa in giro colossale sulle liberalizzazioni; Sulle riforme istituzionali si parla di dimezzare il numero dei parlamentari nella stessa settimana in cui in commissione al Senato hanno stoppato i tagli, Indicano scadenze parlamentari mentre sono costretti alle Camere a ritirare tutti i disegni di legge».

L'Europa però sembra apprezzare le promesse italiane.

«E io non voglio certo minare questa apertura di credito. Ma se tra un mese emerge che abbiamo raccontato ancora un sacco di favole. raddoppiarlo i guai. Non possiamo vendere altro fumo».

Nei suoi colloqui di queste ore con Casini e Di Pietro è stata messa a punto una strategia comune delle opposizioni in Parlamento?

«Il giudizio delle diverse opposizioni rni pare largamente univoco. E cioè riteniamo che questo governo non sia più in grado né di produrre cose significative né di garantire ormai l'ordinaria amministrazione».

Resta la necessità, per chiunque governi oggi o governerà domani, come ha detto il capo dello Stato, di assumersi la responsabilità di misure impopolari.

«Chiunque governi o governerà deve prendere misure dure e giuste. Se sono giuste non sono sicuro che siano anche impopolari. L'unica chiave per rispondere è un atteggiamento di fiducia e di verità che dica: chi ha di più deve dare di più, chi è stato disturbato meno ora dovrà disturbarsi di più. E si parte con una cura di riforme secche e vere. Quando io feci da ministro le mie liberalizzazioni, l'Italia si svegliò al mattino con una sorpresa: ecco, il metodo è quello. Il giorno dopo il nuovo governo l'Italia deve svegliarsi con una sorpresa: cose serie e incisive. ma, eque. Sto parlando innanzitutto di tagli ai costi della politica, semplificazione amministrativa, un fisco più giusto, liberalizzazioni vere, lotta alla precarietà e così via. E ripeto: eque. Perché la cosa più scandalosa di queste ore è che tra Bce. Ue. Lettera e tutto il resto, è scomparso, per esempio, il tenia dell'evasione fiscale che è il vero punto di differenza tra noi e il resto d'Europa».

Sta di fatto che il governo che sembrava aver ripreso ossigeno è di nuovo nella tempesta, tra dissidenti dei Pdl e gelo con Tremonti.

«Basta far due passi in Parlamento e incontrare parlamentari del centrodestra per vedere che non hanno risolto proprio niente».

Quindi restano tutti i diversi scenari per il dopo Berlusconi. Ma possibile che anche sul votare subito-votare dopo il Pd sia riuscito a dividersi?

«Trovo questi giochetti di comunicazione francamente irritanti. Soprattutto perché il Pd da un anno negli organismi di partito e nelle dichiarazioni del segretario, dice una cosa e una sola: siamo pronti a farla nostra parte in un governo di transizione che sia segnato da una discontinuità e che abbia una larga base parlamentare. Queste riflessioni le ho anche consegnate al presidente della Repubblica non da oggi. Non ci sono queste condizioni? Non possiamo aspettare il 2013. Una terza strada non c'è. Poi, è chiaro, non tutto è nelle nostre mani male nostre intenzioni sono queste. Punto».

Il Pd sconta anche un evidente fattore di ambiguità, segretario: non sapere con quale candidato premier né con quali alleanze si presenterà agli elettori.

«Quando sento questa storia che il Pd è diviso sono il primo a dire che a volte esageriamo, ma mi chiedo anche: non è che è entrato in vena un berlusconismo per cui ci si aspetta che parli sempre uno solo? La verità è che noi stiamo lavorando a qualcosa di più grande e profondo del giorno per giorno, stiamo lavorando a una ricostruzione dal lato democratico e dal lato del patto sociale. E da qui allora che faccio il discorso sulle alleanze e tutto il resto. E da qui viene fuori il lavoro che stiamo facendo e che è un ben più avanti di quel che comunemente si pensa».

Quando dice «stiamo» a chi si riferisce?

«A noi del centrosinistra, E sto parlando del Pd, di Di Pietro, di Vendola, dei socialisti. Qual è il problema elle dobbiamo affrontare e risolvere insieme? La credibilità. Io sto lavorando su questo e stiamo facendo importanti passi avanti su cose molto concrete».

Sta parlando della messa a punto di un documento comune, di una sorta di contratto come lo chiamerebbe Berlusconi?

«Sto parlando di risposte a domande tipo: ma noi la maggioranza parlamentare come la garantiamo. con quale meccanismo? I cinque-sei punti del programma che la gente sa essere un problema politica internazionale, risanamento, concertazione - come pensiamo di risolverli?».

Quindi lei, Vendola e Di Pietro siete già entrati nel merito di un programma di governo vero e proprio?

«Fare un programma è facile, il punto vero lo ripeto è la credibilità».

E come la si garantisce? I precedenti storici della sinistra di governo non sono proprio rassicuranti.

«Appunto. Per questo stiamo ragionando su un preciso meccanismo. Voglio essere ancora più chiaro: nella vita dei gruppi parlamentari dovrà esserci un vincolo di maggioranza».

D'Alema ha sottolineato giorni fa come l'accordo a sinistra noi) sia sufficiente e che per arrivare al 60% si debba aprire al centro. Condivide?

«E infatti da questa posizione il centrosinistra deve rivolgere un messaggio alle forze moderate per un governo di ricostruzione. Io non tiro per la giacca nessuno, rispetto, capisco i problemi. i muri da oltrepassare, però al Terzo Polo voglio dire: la vedete l'Italia? Non sto parlando, di un'ammucchiata ma di un incontro tra progressisti e moderati italiani per un patto di legislatura e su una dozzina di riforme da fare per ricostruire l'Italia. In vista di questo, glielo dico molto francamente, anche il Pd deve darsi una registrata. perché non sempre la discussione che sento tra noi è all'altezza di questa sfida. Il progetto - centrosinistra di governo, allargamento al centro con un patto di legislatura, ricostruzione dell'Italia - va bene? Avanti, allora si tira. Non va bene? Si discute. Ma non c'è più tempo per chiacchiere che non vanno da nessuna parte».

Visto che sta tracciando la road map da qui al voto, parliamo di candidature? Sarà lei il candidato premier dei Pd alle primarie?

«Io ci sono. Non andrò mai davanti al Paese dicendo che ci sono perché lo dice lo statuto del Pd, ma il Pd, che è nato con il metodo delle primarie, proporrà il suo candidato con un'assunzione di responsabilità politica. La coalizione deciderà a proposito delle primarie e chi può partecipare. E a quella discussione non ci si aspetti un Pd o un Bei-sani che chiude le porte. Quando sento qualcuno dire che Bersani ha paura, io rispondo: è fin da bambino che non ho paura».

Oggi Renzi riunisce a Firenze giovani e meno giovani rottamatori. Tanta dialettica al Pd fa bene o fa male?

«Può far bene. può anche far male?A Pesaro. concludendo la festa del Pd, ho detto ai giovani: se toccherà a me. il giro della ricostruzione lo metterò largamente sulle vostre spalle. Chiedo però che l'idea del collettivo, della squadra, non venga calpestata in nome di eccessi personalistici che ormai sono cose del passato».

Sabato prossimo, segretario, il Pd sarà in piazza a Roma. Perché?

«Saremo in piazza San Giovanni perché è un luogo che ha scandito le vicende democratiche del nostro Paese. Sarà un incontro festoso, nel rispetto dell'ordinanza del sindaco sui cortei, chi non vorrà portare bandiere del Pd porterà il tricolore, saremo lì insieme nel nome del popolo italiano. E mi piace pensare che dopo la figura disastrosa che abbiamo fatto agli occhi dell'Europa, la rimessa in ruoto della dignità dell'Italia possa passare proprio da questo appuntamento, con la partecipazione dei leader progressisti francese e tedesco, proprio nella città che ospitò i trattati fondativi dell'Unione».

lunedì 24 ottobre 2011

BASTA CONDONI

Crisi: ecco le proposte che servono al Paese

Le proposte che il PD ha presentato concretamente in Parlamento

                                        Pier Luigi Bersani
Se oggi, con il ritardo che noi abbiamo denunciato da anni, si vuol mettere mano a misure per la crescita, i capitoli sono quelli che abbiamo indicato più volte e che, per larga parte, abbiamo già presentato in Parlamento sotto forma di proposte e disegni di legge e anche di emendamenti condivisi dalle opposizioni alla manovra approvata a colpi di fiducia dalla maggioranza di centrodestra.

· Una riforma fiscale che carichi su rendite e evasione per ridurre il peso del fisco su produzione e lavoro, anche anticipando misure immediate contro l’evasione fiscale e di imposizione ordinaria sui grandi patrimoni immobiliari, secondo le proposte che il PD ha presentato concretamente in Parlamento in occasione della manovra di agosto, e di alleggerimento del costo del lavoro per sostenere la crescita anche attraverso questa via.

· Un programma di liberalizzazioni effettive, secondo i provvedimenti che il PD ha più volte presentato in dettaglio con proposte ed emendamenti parlamentari.

· Una ripresa degli interventi di politica industriale ed energetica, con particolare riferimento al Mezzogiorno, riprendendo l’ispirazione di Industria 2015 che il governo ha boicottato.

· Una deroga selettiva al patto di stabilità interno per consentire ai comuni che ne hanno la possibilità di avviare immediati investimenti e di procedere ai pagamenti verso le piccole imprese. Questa misura può essere agevolmente finanziata con un contributo straordinario a carico degli scudati.

· Misure sul welfare che, a fronte di interventi di riduzione della precarietà dei giovani, correggano in modo flessibile il meccanismo di uscita dal lavoro con incentivi.

· Un piano di dismissione e valorizzazione degli immobili demaniali, secondo il progetto presentato dal PD.

· Un programma di interventi per ristrutturare l’assetto istituzionale centrale e locale
, a cominciare dal dimezzamento del numero dei parlamentari, dallo snellimento degli organi di rappresentanza e di governo di Regioni, Province e Comuni, dall’accorpamento degli uffici periferici dello Stato, dall’eliminazione degli organi societari per le società in house dei comuni (oltre 50 mila incarichi) e così via.
“Queste sono alcune delle cose che si possono fare”, ha dichiarato il Segretario del PD, Pier Luigi Bersani.
Naturalmente va anche ricordato che tutto ciò che l’Italia e gli italiani possono fare rischia di avere un effetto davvero limitato se resta questo quadro politico. Con un governo così niente basterà mai. L’Italia è un grande Paese. Gli italiani hanno risorse e mezzi per uscire dalla crisi e meritano ben altro rispetto a quello mostrato in questi giorni dagli altri partner europei. A questo punto è necessario dare un segnale di cambiamento politico chiaro per mettere il Paese in condizione di riprendere il suo cammino e anche per recuperare a livello internazionale il rispetto e la fiducia che gli italiani meritano”.

domenica 23 ottobre 2011

Incontro fra Il Segretario Bersani e Mons.Fisichella




La politica non deve negoziare i valori etici o religiosi ma deve dare soluzioni concrete ai problemi, occupandosi della 'convivenza' ed evitando scelte 'divisive' che nuocerebbero a un Paese già spaccato”. Lo ha detto il Segretario del PD, Pier Luigi Bersani, durante un confronto pubblico con monsignor Rino Fisichella. Al confronto, svoltosi in via della Conciliazione, era presente il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, e numerosi prelati che hanno applaudito Bersani.

Il tema del confronto era la “laicità e Vangelo”, e prendeva spunto dal recente libro dello stesso monsignor Fisichella dedicato alla nuova evangelizzazione. Bersani ha convenuto sul fatto che “la laicità non è semplice neutralità perchè senza alcuni valori comuni non esisterebbe convivenza. E il primo di questi valori comuni - ha spiegato - è che l'uomo non è solo natura, l'uomo non è solo un grumo di cellule”.

Toccando poi i temi bioetici Bersani ha aggiunto: “Sono convinto che la politica non può fare negozio né della fede, nè dei valori, né della loro gerarchia, ma per suo compito ha il dovere di negoziare la convivenza e il bene comune. Al netto della coscienza, la politica non può esimersi di raffigurare i valori in una mediazione di convivenza, questo implica un compito difficile”.

Bersani ha proposto un "nuovo umanesimo in cui l'uomo non sia solo natura o grumo di materia nello spazio come dice Bagnasco", concetto che è abbordabile anche per una cultura laico, e invita a non litigare sempre sui prodotti di importazione, ossia le normative che da altri Paesi vengono varate sui temi della vita, ma sollecita a raggiungere un punto di incontro. "A furia di parlare di ciò che non è negoziabile non negoziamo nulla, mentre arrivano ricette da tutto il mondo. Noi non possiamo stare paralizzati, ostativi e non immaginare una soluzione nostra".

Il Segretario del PD ha giudicato "inconcepibile che il Parlamento si sia diviso 50 e 50 sul tema del fine-vita e critica quella discussione divisiva, convinto che "si può trovare una soluzione italiana e umana
. Politica - ha insistito Bersani- è tenere assieme un Pese che passerà un momento molto, molto complicato nel suo tessuto connettivo".

Tra Monsignor Rino Fisichella e Pier Luigi Bersani rapporti cordiali e la promessa di rivedersi ancora in Vaticano, a discutere di Vangelo e laicità. Il leader democratico è soddisfatto di una discussione che ha avuto come interlocutore un alto prelato, accusato in passato di avere un atteggiamento “giustificazionista” nei confronti di Silvio Berlusconi. Bersani viene salutato da Fisichella come un pelagiano, un seguace cioè dell'eretico che fece dell'autodeterminazione il motore della fede.
Una impostazione che il leader democratico in buona parte condivide. Ammette sì di essere "un po’ pelagiano, diciamo semi-pelagiano, a patto di osservare che è un'eresia perdonabile ai giorni nostri, perchè io sono come il mio parroco - ha detto Bersani - la libertà è importante nella responsabilità morale della persona".

Rispetto alle nuove invenzioni della scienza anche la politica deve darsi una bussola, un criterio – ha ammesso il leader democratico – perché la politica non è solo comunicazione ma anche pensiero e cultura. Bagnasco dice di non parlarne perché sono temi divisivi, io dico parliamone, anche se le soluzioni che possono essere divisive in un Paese già lacerato e divisivo dovrebbe essere un punto su cui riflettere. Il bipolarismo etico oltre a essere una iattura finirebbe in caricatura. La politica infatti può svilire le cose più nobili riducendole a mercato. Noi non accettiamo soluzioni divisive".

E a proposito del risveglio in politica dei movimenti cattolici, il leader del PD ritiene che "possa rappresentare il superamento di una fase che ha inciso sul tessuto civico e morale del Paese, ecco perché tanti sentono l'esigenza di vedere se si possono accumulare risorse per aiutare il Paese a riprendere il cammino. Se avrà sbocchi politici questo è affidato alla libertà di ognuno. Il mio compito da Segretario di un partito di credenti e non - ha ribadito - è renderlo ospitale, abitabile con questi fermenti utili".

Il leader del PD ha parlato a questo riguardo del Partito democratico, fatto di "credenti e non credenti", come lo sono anche gli altri partiti, "ma noi ci appassioniamo perché pensiamo che i valori non vadano annacquati e cerchiamo la soluzione finchè la troviamo. Come segretario di partito, devo semplicemente farmi la domanda - ha chiarito - come questo partito possa essere popolare e ospitale per questi credenti".

Quanto in riferimento al termine “laicità” Bersani “non accetta che venga equiparato al nichilismo e sostiene che la convivenza di per sé presuppone una verità condivisa, un valore, altrimenti non sta in piedi. Il relativismo assoluto è una bomba N dello stare assieme".

"Sono convintissimo - ha precisato - che il cristianesimo è la lingua materna dell'Europa. I pilastri sono autonomia della politica ma anche rispetto per il diritto-dovere della Chiesa di intervenire secondo il suo magistero . Certamente c'è da fare un confronto sul tema antropologico - ha detto Bersani - al netto della libertà di coscienza - ha osservato - la politica non può esimersi dalla sua peculiare missione: raffigurare i valori in una mediazione di convivenza. Questo e ineliminabile".

mercoledì 19 ottobre 2011


CON LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 5 NOVEMBRE IN PIAZZA SAN GIOVANNI A ROMA IL PD LANCIA LA SFIDA ALLA DESTRA. SARA’ UNA FESTA DI POPOLO PER BATTERE LA VIOLENZA CHE HA FERITO ROMA.
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, non solo ha confermato ma anche rilanciato sull’appuntamento del 5 novembre in piazza San Giovanni a Roma. In nome del popolo italiano per battere Berlusconi e sostenere le proposte del Pd per l’alternativa di governo al berlusconismo. Ma non solo. Altro che leggi speciali ( ieri il ministro Roberto Maroni ha riferito al Senato ed ha proposto alcune norme di severità). Ci vogliono meno tagli alle forze dell’ordine. Capacità di prevenzione. Ma è decisivo che ci sia anche una festa di popolo, come vuol essere la manifestazione nazionale del Pd del 5 novembre aperta «a tutte le associazioni e a tutte le persone che vogliono manifestare anche non sotto le nostre bandiere», per riappropriarsi della piazza e battere la violenza che ha sfregiato Roma. Basterà la bandiera italiana e la costituzione, ha detto Bersani.
Da L’Unità. Dall’articolo di Simone Collini. «La faremo. In nome del popolo italiano. E sarà una grande festa di popolo». Pier Luigi Bersani, il giorno dopo l`annunciato divieto da parte del sindaco di Roma Gianni Alemanno a svolgere cortei in centro per prossimi trenta giorni, annuncia che la manifestazione nazionale del Pd prevista per il 5 novembre a piazza San Giovanni non subirà slittamenti. «Pensiamo che il modo per combattere la violenza non è restringere gli spazi della democrazia. Sarebbe un grave errore». Bersani è a Montecitorio mentre il ministro dell`Interno Roberto Maroni illustra al Senato la linea dura sui cortei come reazione all`inferno scatenato a Roma sabato dai black bloc. «Noi siamo contro legislazioni speciali», dice il leader del Pd. Bisogna affinare la normativa per prevenire meglio, le forze dell`ordine devono essere equipaggiate meglio e non devono essere massacrate come è stato finora dal governo». Ma non c`è solo questo, per quel che riguarda la manifestazione dei cosiddetti indignati, c`è anche un tema «politico e culturale» da tenere presente: «Quel movimento non ha avuto la possibilità di esprimersi e aveva invece alcune buone ragioni. Noi alcuni di quei messaggi vogliamo raccoglierli». A cominciare dal manifesto dei progressisti europei che vogliono mettere «in equilibrio» le ragioni dell`economia reale con i privilegi della finanza, che «deve essere messa al servizio delle operazioni, non al comando». Si parlerà anche di questo, alla manifestazione del Pd del 5 novembre, quando sul palco salirà anche il leader della Spd Sigmar Gabriel (un invito è appena partito anche per Francois Hollande). La giornata di San Giovanni (per la quale sono previsti anche momenti musicali) spiega Bersani, sarà aperta non solo ai militanti del Pd «ma a tutte le associazioni e a tutte le persone che vogliono manifestare anche non sotto le nostre bandiere»: «Basta la bandiera italiana e la Costituzione. Diremo la nostra sulla ricostruzione del Paese e sulla possibilità che l`Italia ha di riprendere il cammino. In piazza ci sarà la parola della fiducia. Faremo della manifestazione un grande appuntamento pacifico di popolo, sarà il nostro regalo a Roma, città capitale che da capitale ha sempre accompagnato l`evoluzione democratica del Paese».

domenica 16 ottobre 2011

Considerazioni


Il nostro Segretario Giordano Dossi condivide con tutti noi queste riflessioni sugli incidenti di ieri pomeriggio a Roma, durante la manifestazione dei cosidetti "INDIGNATI".

martedì 11 ottobre 2011


Grande partecipazione di pubblico, all'Assemblea orfanizzata dal nostro Circolo e dall'Ass.Sinistra a Gussago, sul tema "Etica e Politica".
Ci ha aiutato nella riflessione Padre Bartolomeo Sorge.

giovedì 6 ottobre 2011

Perchè siamo un paese "vecchio"?

Oggi il mondo intero si è svegliato con la notizia della morte di Steve Jobs, il genio creativo della Apple ," il papà" dell' iPod.


E' morto a 56 anni di cancro. Purtroppo una morte sempre più diffusa e che strappa la vita a donne e uomini sempre più giovani.


Ma la mia riflessione non riguarda la malattia e nemmeno troppo personalmente il Sing. Jobs. Vorrei invece prendere spunto dalla sua straordinaria vita,se pur breve, per riflettere sul fatto che nel nostro paese i giovani che muoiono fanno notizia solo nelle pagine di cronaca nera . Un uomo di cinquant'anni che muore in Italia non è conosciuto perchè nel nostro paese le persone di spicco...tranne casi più che rari, sono tutti "vecchi".


L'italia non "regala" ai giovani creativi, vivaci, di potersi esprimere in alcun campo, dalla ricerca alla politica.


Non credo che i giovani Americani siano più intelligenti dei nostri ma sicuramente l'America da loro più possibilità, è disposta ad ascoltare le lore idee. A tal propositò mi viene in mente il creatore di Facebook, il più grande social network , che giovanissimo ha avuto l'opportunità di interpretare un'idea (di cui i giovani sono ricchi) in un impresa titanica.


Qualcuno, leggendo queste righe, potrà storcere il naso pensando che associ Steve Jobs a questo ragionamento , essendo in fondo un uomo di mezza età. Certo è morto un uomo di mezza età che da giovane ha creato un impero tecnologico.


E se paragonato ai nostri uomini "potenti" un ragazzino. Perchè è questo il punto : Siamo un paese vecchio , perchè un paese che non investe nell'università, nella ricerca, che non ha il coraggio di "svecchiare" la propria classe politica, che non risponde ai bisogni delle giovani coppie è un paese destinato a morire.


Noi non piangeremo sulle pagine dei nostri quotidiani un uomo o una donna che hanno contribuito a realizzare un'impresa grandiosa , (magari in un garage, con i compagni di università) per la collettività. Noi piangeremo un'intera nazione che non ha avuto il coraggio di fare un passo indietro in favore di una classe dirigente giovane.

mercoledì 5 ottobre 2011

ALTRO CHE RILANCIO E BANKITALIA. QUESTA SETTIMANA BERLUSCONI HA UN DOPPIO OBIETTIVO, FORSE ANCHE CON DOPPIA FIDUCIA: BLOCCO DELLE INTERCETTAZIONI ALLA CAMERA E PRESCRIZIONE BREVE AL SENATO.

Altro che investimenti per la ripresa e decisioni per il governatore della Banca d’Italia.
Berlusconi sta pensando a come arrivare alle elezioni anticipate nel 2012 senza incidenti giudiziari. Per questo motivo nei prossimi giorni scatenerà in Parlamento una doppia offensiva. Alla Camera dei Deputati chiederà l’approvazione della legge contro le intercettazioni, già approvata dal Senato. E per evitare scherzi non è escluso che metta la fiducia. Al Senato invece metterà il turbo alla discussione sulla prescrizione breve. Anche in questo caso con lo’intenzione di mettere la fiducia.
In questo modo eviterà ulteriori pubblicazioni di intercettazioni che potrebbero nuocergli, ma soprattutto eviterà che il processo Mills arrivi a conclusione a Milano con una condanna per corruzione (e annesso impedimento ai pubblici uffici).

LEGA IN PANNE. PDL IN SUBBUGLIO. AL QUIRINALE CRESCE LA PREOCCUPAZIONE PER UNA LEGISLATURA CHE SI STA SFALDANDO. E PER LA DECISIONE DI BOSSI E BERLUSCONI DI ANDARE ALLE URNE.
Le lotte interne alla Lega ormai sono emerse alla luce del sole. Roberto Maroni continua a vincere i congressi locali. Bossi è in difficoltà con la base. Anche nel Pdl molti sono i gruppi in fibrillazione e la discussione sulla riforma elettorale nasconde la volontà di Berlusconi di procedere rapidamente al voto anticipato per evitare di essere fatto fuori. Da qui la preoccupazione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Da La Stampa. Articolo di Marcello Sorgi.

"Evocata confusamente in questi ultimi giorni, più per paura dei referendum elettorali che non per scelta, l`ipotesi di elezioni anticipate ha varcato la soglia del Quirinale. Prudentemente, com`è nello stile del Presidente, i consiglieri han cominciato a disseppellire dagli archivi le carte dei precedenti scioglimenti, anche se Napolitano, che aveva già alle spalle una lunga carriera istituzionale di Presidente della Camera e di ministro dell`Interno prima di approdare sul Colle, non ha certo bisogno di consultare i documenti, e non ha alcuna intenzione di influire in un senso o nell`altro su un` altra eventuale chiusura traumatica della legislatura, che porterebbe nuovamente la sua firma. Ma è inutile negarlo, il rischio esiste: e dopo le ultime spinte di Maroni (seppure contraddetto da Bossi e Calderoli) e di Casini, la sensazione è che tutti, più o meno, compreso Berlusconi, si stiano attrezzando, e dovendo scegliere tra voto politico e voto referendario, avrebbero pochi dubbi ad optare per il primo, rinviando, come vuole la legge, il secondo".

lunedì 3 ottobre 2011

IN MEZZO A UNA TEMPESTA ECONOMICA CHE RISCHIA DI TRAVOLGERE L'ITALIA, INVECE DI PENSARE ALLE MISURE PER LO SVILUPPO IL GOVERNO LANCIA L'OFFENSIVA PER LE INTERCETTAZIONI E LASCIA IN SOSPESO LA NOMINA PER BANKITALIA.
In mezzo a una tempesta economica che non si sa dove e quando finirà, invece di sollecitare le forze positive di cui il paese dispone e sostenere l'economia, pur con le risorse che sono a disposizione, e invece di decidere in fretta sul nuovo governatore della Banca d.Italia, il governo si dimostra come sempre prigioniero degli interessi privati del premier: in fretta e furia la prima cosa che il Parlamento sarà chiamato a discutere è la legge sulle intercettazioni.
Un bavaglio che serve ad impedire che vengano alla luce colloqui ancora più imbarazzanti di quelli usciti fin qui. Quanto alla Banca d.Italia, si attende in settimana una riunione di maggioranza che ai più vecchi fa tornare in mente le riunioni del pentapartito (Dc, Psi, Psdi, Pli, Pri), quando negli anni Ottanta i rappresentanti dei partiti di governo si riunivano per spartirsi con il bilancino le presidenze delle allora mille banche pubbliche.
E' la prova inequivocabile che questo governo è ormai il problema dell'Italia.

LA CRISI POLITICA SI AVVITA: ORA TUTTI CHIEDONO UN PASSO INDIETRO.
LA MAGGIORANZA E' NEL PALLONE.
LA LEGA E' DIVISA.
GLI INDUSTRIALI, DOPO AVER APPOGGIATO BERLUSCONI, FANNO FINTA DI ESSERE IL NUOVO.
Il caos regna sovrano. Ora tutti chiedono le dimissioni di Berlusconi (ma qualcuno dirà una volta o l'altra che il Pd aveva ragione?). Il referendum per abbattere il porcellum ha raccolto più di un milione di firme.
Calderoli, autore del porcellum dice che lui non lo voleva e che e stato ricattato.
Gli industriali, che Berlusconi hanno appoggiato e vezzeggiato, ora fanno finta di essere il nuovo che avanza.
La Lega si divide.
Il Pdl parla di riforma elettorale ma senza un punto fermo.
Di fatto, l'unico partito che ha presentato in Parlamento una proposta di legge di riforma elettorale è il Pd. E si avvicina sempre di piu la possibilita che si voti nel 2012.
Di fronte a un passaggio così confuso, è necessario stare ai fatti e non lasciarsi confondere dalle finte e dalle strategie di distrazione di massa. I fatti dicono che c'è bisogno di superare il populismo, di ricostruire democrazia e patto sociale. I fatti dicono che nessuno ha la bacchetta magica e che i pifferai magici (l'uomo del destino, il leader che solo con la sua presenza risolve tutto) ti portano solo a sbattere. I fatti dicono che la politica deve riformarsi e tagliare i propri costi, ma che senza una buona politica non si esce dalla malattia.
Da l'Unità. Rinaldo Gianola.
Chi tra gli imprenditori oggi denuncia l`inadeguatezza della politica, la mancanza di visione del governo, l`oligarchia dei partiti dovrebbe riflettere sulle occasioni mancate dalle imprese per dare un contributo decisivo nella modernizzazione del Paese. Le privatizzazioni degli anni Novanta sono state un fallimento, nessun capitalista privato ha avuto il coraggio di costruire un progetto industriale ambizioso, anzi Telecom Italia e stata fatta a pezzi e un gruppo privato come Benetton ha usato le vendite di Stato per spostare i propri interessi dall`industria al sicuro vitalizio delle tariffe autostradali. Per denunciare i giochi di palazzo dei politici bisogna avere le carte di regola. Invece non si può dimenticare che il dottor Della Valle in occasione della privatizzazione della mitica Banca Commerciale Italiana entro nel consiglio di amministrazione, con una manovra di potere allora condotta da Mediobanca, mentre venivano silurate personalita come Sergio Siglienti e Mario Monti. Proprio in quegli anni, dopo la bufera di Mani Pulite, nella stagione delle privatizzazioni e della politica dei redditi di Ciampi, le imprese hanno avuto l`occasione storica di emanciparsi dall`influenza e dalle indebite commistioni della politica, di modernizzare il tessuto produttivo e il sistema di relazioni industriali, di proporre anche qualche leader capace di accogliere e di rappresentare non solo gli interessi delle imprese ma anche quelli piu importanti del Paese. Invece, cosa e successo? Le imprese hanno accompagnato, sostenuto, blandito Berlusconi, retaggio della Prima Repubblica, l`uomo di Craxi, Andreotti e Forlani, capace di riciclarsi e di restare in pista per vent`anni come innovatore.
Per molto tempo Berlusconi è stato utilissimo, funzionale al sistema delle imprese che, invece di scegliere un modello di crescita alto, con investimenti, ricerca e tecnologie, hanno pensato di recuperare i margini di competitivita e di profitto, erosi dalla concorrenza e non più difendibili con le svalutazioni della lira, con la compressione dei diritti e dei salari dei lavoratori. Le Assise di Parma, l`oscura stagione di D`Amato alla Confindustria, la guerra all`articolo 18 non si possono dimenticare, né si puo sottovalutare che questa Confindustria ha appoggiato negli ultimi tre anni Berlusconi e la sua politica. Questa è la realta. Oggi gli industriali sono stanchi e preoccupati. Bene, è l`ora dell`impegno e della collaborazione tra tutte le forze sociali e produttive. Ma se la filosofia delle imprese è quella di Della Valle allora, è meglio dirlo subito, non si va da nessuna parte. Non possiamo cacciare Berlusconi e sostituirlo con qualche berluschino.
Da La Repubblica, articolo di Claudio Tito.
Così non vinciamo. Il Pdl sembra già un partito vecchio. Serve un nuovo contenitore capace di convogliare l`antipolitica. L`idea che il 2012 sia l`anno delle elezioni anticipate sta aprendo una breccia anche a palazzo Chigi. Silvio Berlusconi se ne sta facendo una ragione. E' un fattore determinante e rappresentato dal referendum elettorale. Che in primavera potrebbe scardinare il sistema di potere su cui e stato costruito negli ultimi cinque anni il centrodestra. Anche perchè il suo principale alleato, la Lega, non può accettare una riforma elettorale che danneggi i piccoli e medi partiti. E così sulla scrivania del Cavaliere è improvvisamente comparso un dossier che aveva ostentatamente archiviato. Una cartellina dal titolo asettico: "Campagna elettorale". La procedura e già stata messa in moto. Gli studi delle agenzie di sondaggi e i focus group hanno già prodotto i primi risultati. Con una parola chiave che ritorna come un refrain in ogni documento: "Antipolitica". Il premier sa che l`umore del Paese sembra replicare quello del .94. Le firme raccolte per cancellare il "Porcellum" ne sono un segnale. Ma anche il manifesto di Diego Della Valle - per il presidente del Consiglio - costituisce un chiaro indicatore di tendenza. Come 17 anni fa, allora, vuole provare a cavalcare la medesima onda per uscire dall`angolo. Usare l`"antipolitica" è in qualche modo ritornare a Forza Italia. Un nuovo "predellino" insomma che in un attimo dissolva la creatura partorita solo tre anni fa: ossia il Popolo delle libertà.
Ci vorrebbe un movimento leggero, senza strutture. Qualcosa che assomigli ai Tea party americani - ragiona il Cavaliere con i suoi fedelissimi -. Un soggetto capace di cogliere il vento.