domenica 15 agosto 2010

Aggiornato il Sito del nostro Circolo

Aggiornato il Sito del nostro Circolo. Sono stati inserite le fotografie relative alle ultime iniziative, l'ultimo numero del Tandem il nostro giornalino, e le iniziative del nostro Gruppo Consiliare, che pur di minoranza è sempre molto attivo con richieste, rilievi e proposte all' Amministrazione Comunale. Tutto sempre avendo come fine il Bene Comune dei cittadini Gussaghesi.

lunedì 9 agosto 2010

Le INTERCETTAZIONI, la LIBERTA', Robinson Crusoe e una maledetta pianta di cocco


Tutte le vicende relative alla “legge bavaglio” sono da giorni, al centro delle cronache. Pagine di giornali, telegiornali, onde radio per raccontarci le avventure del povero Ministro Alfano che, come Ulisse, sta cercando una via! Poco ci manca che ci metta pure lui vent'anni: tra le sirene “finiane”, quel Ciclope di Napolitano, la Circe, avvocato Bongiorno, le opposizioni, l'Onu, l'immancabile Signor B. Un'Odissea!

Ad oggi, almeno, il bavaglio sulla carta stampata è stato fortemente ridotto ma le restrizioni imposte alle intercettazioni sono ancora inaccettabili per uno stato di diritto. “L'allenatore nel pallone”, Berlusconi, divide in due le posizioni in campo: la sua squadra a tutela della privacy, della libertà dei difensori del “Gli italiani non saranno mai liberi di telefonare”. L'altra squadra da lui personalmente definita come: quella dei censori, inquisitori, controllori e, ovviamente, brutti e cattivi comunisti, aggettivi che la fan sempre da padrone nel suo vocabolario.

Ma il CT sbaglia formazione! Non è su questi presupposti che vanno divisi i giocatori! Il criterio è uno solo e si gioca tutto attorno alla parola LIBERTA'! Cos'è la libertà? Qual'è il nostro concetto di libertà?
Prima definizione: stato di chi non subisce controlli, costrizioni, coercizioni, impedimenti. Possibilità di agire in modo autonomo, condizione di chi non ha legami, obblighi, impegni.

Il Signor B. cerca questa libertà, è quella che ci proclama ogni giorno, è quella della sua squadra ma è anche la nostra? A voler essere fiscali l'unico che  possa averla almeno sperimentata, nel modo più vicino possibile, è il povero Robinson Crusoe. Già, lui! Beato e solo ma rovinato nella sua felicità, nella sua pienezza, da quella maledetta pianta di cocco che gli dava da mangiare. Aveva tutta la libertà possibile ma non poteva far tutto ciò che voleva: non poteva far nulla che nuocesse a quella pianta perché esso stesso era legato a lei. Si, un terribile destino: crudele e baro! Una sciagurata pianta che impedisce, ad esempio, della gioia di dar fuoco a tutta l'isola, di vedere dei bellissimi giochi pirotecnici naturali. Maledetta pianta e maledetta fame!

Seconda definizione, lo ammetto, la mia preferita, quella della mia squadra: potere di agire nell'ambito di una società organizzata secondo la propria convinzione e volontà entro i limiti stabiliti dalla legge o ritenuti validi dalla società.

A quanto pare quindi la libertà, in una condizione ragionevole e non irrealizzabile come quella che ci propina il Signor B, sembra indissolubilmente legata al concetto di limite volto a tutelare l'esigenza comune.

Quando si deve perseguire il fine della giustizia, quando abbiamo come stella polare una società che decide di punire i criminali e tutelare gli onesti, allora, non è una facoltà ma un obbligo porre il giusto limite al diritto di privacy, anche con le intercettazioni! Il PD gioca con questa squadra, ora sta a voi scegliere se far parte della formazione che vuol provare l'ebbrezza di bruciare l'isola oppure se preferite la maglia di chi si preoccupa di mangiare.

Rossella Olivari

lunedì 2 agosto 2010

ANNIVERSARIO STRAGE DI BOLOGNA

Bologna, Giovanardi insulta: «Piazza di odio»

Governo assente dal trentennale della strage di Bologna. Una scelta sconcertante che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanardi giustifica definendo la piazza bolognese piena di "livore e odio". Parole vergognose, ribattono Pd e Idv.

Senza nessun rappresentante del governo, è iniziata, puntuale, alle 8.30 nella sala del consiglio comunale di Bologna la cerimonia di commemorazione a trent'anni dalla strage del 2 agosto alla stazione centrale di Bologna dove persero la vita 85 persone e ne vennero ferite altre 200. All'incontro con i familiari delle vittime sono presenti, tra gli altri, il segretario del Pd Pierluigi Bersani, la figlia di Aldo Moro, Agnese, e Marco Alessandrini, figlio del giudice ucciso da Prima Linea.

Guarda il video per il 25° anniversario (di Filippo Porcelli).

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Trent'anni dopo la strage, resta solo il ricordo scandito dagli applausi della piazza. Sono state due ragazze nate nell'80, Camilla Andrini e Rossella Zuffa, a ricordare i nomi delle 85 vittime della strage alla stazione di Bologna, che causò anche 200 feriti. La piazza, rimasta in silenzio, ha scandito un lungo applauso prima dei tre fischi del locomotore che alle 10.25, ora in cui esplose la bomba bloccando le lancette dell'orologio della stazione, hanno dato il via a un lungo minuto di silenzio.

Niente fischi o contestazioni durante tutta la celebrazione, come era avvenuto invece negli scorsi anni al momento in cui avevano preso la parola rapprentanti del Governo: manifestazione che, per la prima volta dal 1993, ha visto l'assenza di un ministro dal palco, e il solo intervento del presidente dell'Associazione vittime Paolo Bolognesi. Alla celebrazione hanno partecipato, oltre a circa 200 familiari delle vittime con una gerbera bianca, anche la figlia di Aldo Moro, Agnese, e il figlio del magistrato Emilio Alessandrini, Marco, e una nipote del magistrato Mario Amato, Sara Mesa. Nella piazza della stazione erano presenti anche alcuni cittadini tedeschi venuti da Monaco di Baviera per ricordare, nell'occasione, anche la strage avvenuta il 26 settembre dell'80 nella città tedesca durante l'October Fest. Nella piazza della stazione gremita erano numerose le bandiere del Prc e dell'Unione sindacati di base.

Presente sul palco, oltre al segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani, anche il segretario del Prc, Paolo Ferrero, e le massime autorità cittadine tra cui il prefetto Angelo Tranfaglia, in rappresentanza del Governo. In mattinata era intervenuta, nella sala del consiglio comunale, anche il commissario prefettizio di Bologna, Anna Maria Cancellieri. «Bologna ha saputo reagire con un forte impegno morale e ha preteso le sue verità, difeso la sua storia sempre in maniera molto civile e sempre avvalendosi di strumenti democratici - ha commentato la Cancellieri - e il modo in cui questa città ha reagito è prova che questo è veramente un Paese democratico e che la democrazia ha vinto».


Il messaggio di Napolitano
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio al Presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, Paolo Bolognesi. «La trasmissione della memoria di quel tragico fatto e di tutti quelli che in quegli anni hanno insanguinato l'Italia non costituisce solo un doveroso omaggio alle vittime di allora, ma impegna anche i magistrati e tutte le istituzioni a contribuire con ogni ulteriore possibile sforzo a colmare persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese a quel terribile episodio. È un tale sforzo il modo migliore di corrispondere alle attese di tutta la nazione e all'ansia di giustizia di chi è sopravvissuto tra penose sofferenze e dei famigliari delle vittime».

«Sono decorsi trenta anni da quel terribile 2 agosto 1980, quando il devastante attentato alla stazione centrale di Bologna provocò ottantacinque morti e oltre duecento feriti. A essi e ai loro famigliari - sottolinea Napolitano - va il mio pensiero commosso e partecipe. La vita di inermi cittadini fu quel giorno spezzata dalla violenza di ciechi disegni terroristici ed eversivi. La definizione delle loro matrici così come la individuazione dei loro ispiratori hanno dato luogo a una tormentata vicenda di investigazioni e processi non ancora esaurita». «Altrettanto essenziale è adoprarsi per diffondere sempre di più nel Paese una cultura del confronto democratico e della tolleranza tale da prevenire il ripetersi di analoghi rigurgiti di violenza. Con questi sentimenti, esprimo a lei, signor Presidente, e a tutti i famigliari di chi ha perso la vita in quella orribile strage, la mia affettuosa vicinanza, interpretando i sentimenti di solidarietà dell'intero Paese», conclude.


Giovanardi: odio e livore. Pd e Idv: parole vergognose
«Ogni anno a Bologna si è riproposto il triste spettacolo di una piazza che invece di ricordo e dolore ha
espresso odio e livore per coloro che ritiene avversari politici». Lo dice Carlo Giovanardi, senatore del Pdl e sottosegretario alla
presidenza del Consiglio. «Bene ha fatto quest'anno il governo -conclude Giovanardi- a non
partecipare ad un rito che per troppi non è un momento di ricordo e commemorazione delle vittime di quella tragedia».

«L'assenza del governo alla commemorazione del trentennale della strage di Bologna è un oltraggio e le parole usate per giustificare questa scelta una vergogna. Le affermazioni del sottosegretario Giovanardi sono lo specchio della miseria morale di una maggioranza e di un governo che hanno rinunciato a rappresentare il paese nel giorno in cui si commemora uno degli episodi più drammatici della sua storia recente». Lo dice il responsabile sicurezza del pd Emanuele Fiano.

Sulla stessa linea Luigi De Magistris, eurodeputato IdV e responsabile Giustizia e Sicurezza del partito:
«Le parole pronunciate dal sottosegretario Giovanardi sono offensive e indegne, soprattutto perché provenienti da chi riveste un ruolo istituzionale e perché riferite ad una piaga democratica nazionale ancora non rimarginata. La piazza che ogni anno si dà
appuntamento a Bologna non esprime “odio e livore”, bensì testimonia il bisogno di verità e giustizia che tutto il Paese sente in merito ad una stagione infame e ancora oscura, durante la quale la deviazione istituzionale e il terrorismo, sotto la regia di una P2 pervasiva, hanno compromesso in modo definitivo la democrazia italiana».

Paolo Bolognesi: Fioravanti, Mambro e Ciavardini quasi impuniti Una quasi totale impunità a favore di Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati come esecutori materiali della strage alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980. Lo ha sostenuto Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione che riunisce i familiari delle vittime, nel discorso per il trentennale dell'attentato. «Non lo scoppio di una caldaia - afferma il presidente dell'associazione - non terroristi internazionali maldestri, che senza volere hanno dimenticato una bomba alla stazione. Non i libici, non i palestinesi, ma neofascisti, servizi segreti, banda della Magliana e loggia massonica P2» sono colpevoli della strage, «tutti assolutamente interessati ed alleati per impedire l'accertamento della verità. È un dato sia storico che giudiziario, è un dato che i mandanti e gli ispiratori politici della strage alla stazione, che su quell'attentato hanno costruito e rafforzato le proprie posizioni di potere, non si possono permettere che venga divulgato. Assicurare l'impunità agli autori di quell'orrendo crimine è un obbligo per chi ha armato la loro mano: libertà in cambio di omertà. in questo modo si spiegano gli incredibili benefici concessi a Mambro, Fioravanti e Ciavardini che denunciamo da anni». Ovvero, elenca Bolognesi, i due anni di detenzione (su 30) scontati da Ciavardini e i «due mesi per ogni morte causata» passati in carcere da Mambro e Fioravanti, nonostante fossero «condannati complessivamente a 14 ergastoli per strage e 12 omicidi e a più di 200 anni di carcere per reati minori».

02 agosto 2010

domenica 1 agosto 2010

Strana l'Italia...

Strano Paese il nostro, Nazione ricca di storia, anche se non sempre positiva.

L’uomo ricorda tutto ciò che è lieto, mentre tende a rimuovere ogni vissuto negativo, che turberebbe le proprie certezze, le proprie sicurezze, costruite con tanta difficoltà e pazienza, non per nulla siamo un popolo dalla corta memoria. Evidentemente siamo afflitti da vissuti negativi, di cui spesso ci vergogniamo, ed è cosi che abbiamo rimosso il Fascismo e i suoi crimini, ridicolizzandolo lo abbiamo privato della sua indole maligna.

Abbiamo rimosso gli anni bui delle stragi, dei misteri tutti italiani avvolti da una nebbia tutta italiana, nebbia fatta di silenzi, di omertà, di depistaggi, che nessun governo, in decenni, ha operato realmente per dissipare. E noi, cittadini di questo strano Paese, non ci indigniamo più, se i morti ammazzati di Piazza Fontana, di Piazza Loggia, della Stazione di Bologna, di Ustica, dopo venti, trenta, quarant’anni, non riposano ancora in pace, che solo la giustizia e la verità possono donare.

Abbiamo rimosso gli scandali politico-finanziari degli anni ’70 e ’80, con corollario di sangue, che questo Paese baciato dal sole non riesce mai a evitare, scandali che investirono le maggiori banche italiane e…vaticane, evidentemente l’abito non fa il monaco, ma anche questo fatichiamo ad accettarlo.

Abbiamo dimenticato l’Italia “democratica” degli anni ’60 e ’70, tra un tentato golpe e l’altro, come se fossimo il Cile di Pinochet o l’Argentina delle giunte militari. Con la differenza che, là i golpe falliti vedevano i loro promotori pagare a caro prezzo certi azzardi, mentre da noi, i colpevoli dell’infedeltà alle Istituzioni Repubblicane, hanno meritato solo qualche rimbrotto e per non farsi mancare nulla, alcuni di loro sono stati premiati, nominandoli in posti chiave dell’apparato militare e di sicurezza. Ottenendo forse più cosi, che non se il golpe fosse riuscito, ma questa è la solita malizia…

Strano questo Paese, dove chi è corrotto, fa una rapida e gratificante carriera, rischiando pene irrisorie, e mal che vada si vede costretto a sparire dalla scena pubblica, ma giusto finché la gente non ha dimenticato, il che richiede poca pazienza visto la nostra smemoratezza. Mentre chi serve con fedeltà le leggi, lo fa anche a rischio della carriera e in certi casi della vita.Di Borsellino ci siamo ormai dimenticati, pochi giorni fa, alla manifestazione indetta in occasione dell’anniversario dell’attentato, hanno partecipato poche decine di persone, pessimo segnale. Sintomo del vento dell’indifferenza, che sembra essere tornato a soffiare con prepotenza nella storia dell’Italia.

Strano il nostro Paese, che si ricorda dei corrotti, ma si dimentica di quei servitori che hanno impegnato il proprio tempo, a difendere la giustizia e la legalità di questa Nazione, che ama definirsi democratica e libera. Libera si, ma da ogni obbligo morale o dovere nei confronti della legge.

Strano Paese questo, che torna in questi giorni a scoprire, come per anni, pochi “eletti” hanno influenzato le Istituzioni tramite uno strumento già utilizzato, la Loggia, questa volta P3, evidentemente sono cambiati alcuni personaggi e il nome, ma la sostanza è sempre la stessa.
Una fitta trama che collega le ramificazioni corrotte o deviate delle Istituzioni, a certi apparati economici che sembrano essere il tramite, con chi realmente tira le fila, da almeno un secolo, di questo sistema, la mafia.

Mafia vista non solo come organizzazione criminale, ma anche come modo di pensare, caratterizzato dalla rassegnazione dei più, dall’indifferenza e omertà di molti, in cui trova il suo habitat ideale, la furbizia di pochi, modo di pensare che si chiama semplicemente mentalità mafiosa.

Ogni giorno assistiamo a ingiustizie, più o meno grandi, e con indifferenza guardiamo oltre, minimizzando la portata di ciò cui abbiamo assistito, non rendendoci conto, che l’indifferenza ci assale sempre più, ogni volta che chiudiamo gli occhi, fino a rimanerne imprigionati.

Strano Popolo questo, che non ha memoria per ricordare i suoi eroi, i suoi morti, la sua storia, ma che non scorda i suoi calciatori, anche di anni addietro, come se fossero ancora in attività.

Strana l’Italia…

Giordano Dossi