giovedì 16 giugno 2011

Inaugurazione Sede e Intitolazione del Circolo.









Il Circolo del Partito Democratico di Gussago, ha una nuova casa.
Si trova in Via Chiesa 1.

Verrà inaugurata GIOVEDI' 30 GIUGNO alle ore 20,30.
Nello stesso momento, il Circolo verrà intitolato a
"Marianna Piardi"
grande donna gussaghese, Partigiana, Cavaliere del Lavoro, impegnata nel sociale come Sindacalista e animatrice dell'Azione Cattolica.

mercoledì 15 giugno 2011

SENTI CHE BEL VENTO...continua

PD PRIMO PARTITO. GIUSTA LA LINEA DI SOSTEGNO AL RISVEGLIO CIVICO. ORA AL CONFRONTO SUL PROGRAMMA DI GOVERNO CON OPPOSIZIONI E SOCIETA’ PER PREPARARE L’ALTERNATIVA.

L’ultimo sondaggio Ipsos, presentato ieri sera a Ballarò:
29,8 per cento Pd, 27,1 Pdl, 10,2 Lega, 8,9 Sel, 6,4 Idv, 5,2 Udc, 4,4 Grillo, 3,3 Fli.

Da L’Unità:
Presidente Rosy Bindi, davvero non c`è collegamento tra i risultati dei referendum e la richiesta di dimissioni dei governo avanzata dal Pd? «C`è eccome un collegamento, nessuno ha voluto strumentalizzare il risultato del referendum o appropriarsi del voto di oltre 27 milioni di italiani, ma parliamoci chiaro: non siamo su Marte. E stata bocciata la politica del governo, soprattutto in materia di giustizia e il fatto che a bocciarla siano stati anche moltissimi elettori di centrodestra è una ragione in più per chiedere le dimissioni di questo governo. Non capisco i puristi dell`ultima ora...». Tanto per non fare i nomi, Antonio Di Pietro. Che adesso ritiene inutile anche una mozione delle opposizioni in Aula. Come se la spiega questa posizione all`improvviso moderata? «Non mi sono chiari i motivi di questo argomentare di Di Pietro. Qui nessun partito si vuole intestare il risultare ma la volontà popolare quanto più è ampia tanto più nettamente boccia il governo. Il Pd ha fatto una richiesta politica, le dimissioni, se il Pdl e la Lega fossero responsabili non direbbero che non ci sono
conseguenze politiche dopo i referendum. Durante questa campagna referendaria abbiamo parlato di acqua e nucleare ma c`era anche un quesito sul legittimo impedimento, una legge ad personam che gli italiani hanno bocciato bocciando contestualmente il minstro Alfano e la sua riforma "epocale" della giustizia». Bindi, ma l`altra sera chi era in piazza per festeggiare ha urlato contro i partiti, compreso il Pd, "non ci rappresentate". «Io ero lì e ho ricevuto un`accoglienza molto calorosa. Detto questo, sono convinta che quella dei referendum non sia una vittoria dei partiti. I partiti hanno avuto il merito, e il Pd in modo particolare, di incrociare questa volontà popolare, così come hanno avuto merito quelli che hanno raccolto le firme, tra cui anche molti nostri iscritti. Sono anche convinta della forza del messaggio arrivato dalle urne: l`Italia si è svegliata, ha ripreso in mano la propria capacità di decidere, e questo è frutto di un`onda carsica che qualcuno di noi dubitava che ci fosse e invece è esplosa e si è
manifestata. Oggi questa circostanza ci interroga tutti: il governo che deve andare a casa e i partiti di opposizione che devono mettersi in sintonia con quel messaggio». Adesso, però tutti i partiti aspettano Pontida, quando Bossi parlerà al suo popolo. Secondo lei la Lega alla fine staccherà la spina? «È dalle elezioni amministrative che la Lega, a parte la città di Milano, perde voti. Quello è stato un primo segnale, con i referendum ne è arrivato un altro ancora più netto. Si è votato contro le leggi approvate dal governo e anche se alcuni esponenti leghisti avevano indicato di andare a votare per acqua e
nucleare, i loro elettori, tantissimi, hanno votato in maniera omogenea anche sul legittimo impedimento. E evidente che Bossi dovrà fare una riflessione, perché mentre la rottura dentro la maggioranza con Fini si è consumata soprattutto tra la classe dirigente, questa si è consumata con l`elettorato, ed è molto più seria. Non è un caso che oggi i massimi dirigenti della Lega dicano “o si cambia o stacchiamo la spina". Ma io non vedo quali possano essere gli spazi di cambiamento». II 21 e il 22 in Parlamento ci sarà la verifica chiesta dal Colle. Il Pd presenterà o no una mozione contro il governo? «Mi sembra presto per dirlo, ha ragione Bersani, vediamo cosa faranno loro. Dovremo
ascoltare la relazione del presidente del Consiglio e poi decideremo di conseguenza». Archiviata definitivamente l`ipotesi di un governo tecnico? «Direi di sì. Per noi non ci sono vie di mezzo: se cade il governo si va al voto». Con questa legge elettorale? «Berlusconi non la cambierà mai, a lui sta bene il Porcellum. Noi abbiamo una nostra proposta aperta alle opposizioni e poi, se si dovesse consumare una rottura dentro la maggioranza, con chiunque sia interessato a cambiarla, ma senza fare accordi». I
sondaggi danno un Pd in forte crescita. Ma la prova dei nove sarà la costruzione di un`alternativa. «Se il Pd cresce è perché sta pagando una linea politica sostanzialmente fondata su due pilastri: la capacità di ascoltare e di mettersi in sintonia con il Paese e la consapevolezza che essere il primo partito non significa essere autosufficienti, ma riferimento imprescindibile per costruire l`alternativa. La domanda di cambiamento che arriva dal Paese, inoltre, è in linea con i valori fondanti del nostro partito: tutela del bene comune; una società fondata sulla solidarietà e non sull`individualismo, sulla sicurezza, la salute. Questo referendum è una sconfitta anche di tutti coloro che in questi anni sono stati tentati da qualche cedimento culturale nei confronti di quella che sembrava l`onda vincente nel Paese. C`era chi pensava che anche le idee sbagliate della destra amministrate da noi potevamo diventare giuste: no, sono giuste le nostre».

SENTI CHE BEL VENTO

BERSANI: POLITICA E SOCIETA’ SI DANNO LA MANO. ORA TOCCA A NOI DARE RISPOSTE SU ENERGIA, ACQUA, GIUSTIZIA EFFICIENTE PER TUTTI. MA IL GOVERNO DEVE DIMETTERSI.
Da La Repubblica.
Segretario Bersani, dopo i successi delle amministrative e dei referendum lei chiede le dimissioni di Berlusconi. Sapendo bene che lui non le darà mai. Non avete un`altra strada da indicare per uscire da questa fase? «Mi fanno una do manda e io rispondo. Chiedete le dimissioni del premier? Si. Ma vorrei chiarire che non le chiediamo dopo il referendum e il voto nelle città. Il referendum e le amministrative sono successivi a una richiesta che facciamo da un anno e mezzo». ll voto di ieri non cambia niente? «Cambia moltissimo. C`erano un milione di ragioni per mandare a casa il governo prima del referendum. Il voto di ieri ha messo un ulteriore carico di 90 sulla loro crisi. E vedo che emerge una certa consapevolezza: nei commenti che vengono da alcuni leghisti, nei giudizi del Sir, l`agenzia della Cei. E arrivata con chiarezza la conferma che serve un altro passo, una svolta. Il centrodestra dovrebbe prendere atto di una vicenda che nasce come crisi politica di una maggioranza che non è più quella uscita dalle urne, si trasforma nella paralisi conclamata dell`azione di governo e, dopo i quesiti, dimostra il palese distacco tra opinione pubblica ed esecutivo. Hanno divorziato dai cittadini. Guardando i risultati stavolta non ho potuto fare ameno di ridere, per quanto ce l`abbia messa tutta». Dopo le amministrative disse: o riforma elettorale per andare a votare in poche settimane o elezioni anticipate. C`è ancora spazio per la prima ipotesi? «Aveva poche chance prima, ne ha poche adesso. Perché dall`altro lato non c`è ancora nessuno che abbia immaginato un percorso alternativo, che si sia posto l`esigenza di come uscire da questa crisi. Credo sia largamente più probabile un confronto elettorale anticipato. Ma deve essere sempre certificata la disponibilità del Pd a considerare l`ipotesi di una riforma elettorale». Il suo pessimismo significa che gli incontri con la Lega sono andati male? «La nostra esigenza non è avere diplomazie di alcun genere. Il primo partito del Paese, e noi siamo il primo partito, se dice "questa legge non mi va" deve rispondere alla domanda "quale altra legge vorresti". Questo fa il Pd. Abbiamo una proposta e non l`abbiamo incardinata in Parlamento per aprire un confronto con tutte le forze di opposizione». E ancora valida la parola d`ordine "fuori Berlusconi dopo di che un`altra soluzione, anche dentro il Pdl, va bene", rilanciata da D`Alema? «Penso che un governo che metta mano alla legge elettorale con Berlusconi in maggioranza, cioè con il Pdl, sia praticamente impossibile. Il premier considera il Porcellum la legge migliore del mondo. Come può essere disponibile a modificarla?».
Sempre sicuro che per offrire un`alternativa agli elettori non sia utile indicare a breve il leader della
coalizione? «Nella direzione del Pd c`è stato un apprezzamento unanime per il percorso che ho
disegnato. Dobbiamo inserire nella nostra proposta messaggi che rendano evidente come vogliamo
superare Berlusconi: andare anche oltre l`ubriacatura e la malattia. In tutte le democrazie del mondo il processo segue queste tappe: progetto, unità di una coalizione e scelta della leadership. Pensare di premettere il nome di una persona alla chiarezza su progetto e persone che si impegnano intorno ad esso significa rimanere con un piede nell`idea berlusconiana. Che ha provocato molti guai». Il voto di ieri dice qualcosa in più delle urne amministrative? «In più c`è la forza della società civile, di un`opinione pubblica che si esprime su tre questioni specifiche. La prima responsabilità di chi ha dato una mano a questo straordinario movimento è tradurre in politiche positive l`esito del voto. Mettendo nero su bianco un piano energetico, avviando la discussione su una legge che governi il ciclo dell`acqua, insistendo sulle nostre proposte di miglioramento del sistema giustizia. L`onda si è rafforzata, è un altro segno di riscossa civica che va oltre il perimetro del centrosinistra. La metà dell`elettorato di centrodestra ha votato i quesiti. Uscire dalla palude è un`esigenza nostra ma anche degli elettori di Berlusconi». Si aspetta sorprese da Pontida? «Puoi stare con uno che vince anche se perdi tu. Puoi stare con uno che perde se vinci tu. Ma se lui perde e tu perdi va avviata una riflessione. A Pontida dovrebbero parlare di questo». Lei chiede le dimissioni del governo, Di Pietro frena. Saprete gestire i successi? «Capisco Di Pietro. Ripeto: le dimissioni le chiedevo un anno fa senza legare l`ora X né al referendum né alle amministrative. Può starci la paura di nuove divisioni a sinistra visti i precedenti. Ma non è questo il caso: abbiamo gestito gli ultimi voti con grande sintonia». Lei si sente un po` Papa straniero perché è un politico atipico. Vuol dire che un altro leader non avrebbe messo la faccia su un quorum tanto rischioso? «Anche». Ma la sua scuola è antica. «Mi sento atipico nel senso che credo molto poco negli aspetti politicisti. Mi fido di quello che succede nel profondo del Paese, non mi appassiono alle cose di breve periodo. La politica per me si gioca sulla tenuta, non è solo comunicazione. Deve partire dalle ragioni più sentite dai cittadini che sono intelligenti e sanno quando è il momento di cambiare. I vezzi della politica nel piccolo cabotaggio mi impressionano poco».

mercoledì 1 giugno 2011

AMMINISTRATIVE 2011

La nota del mattino 31 maggio 2011

1.  VITTORIA NETTA DEL CENTROSINISTRA. IL PD E’ STATO IL PILASTRO SU CUI HA POGGIATO QUESTA VITTORIA. SU 29 SINDACI DI CAPOLUOGO E PRESIDENTI DI PROVINCA 24 SONO DEL PD.

Ecco alcuni dati complessivi delle elezioni amministrative sui quali riflettere per capire che cosa è accaduto.
Al centrosinistra vanno 66 città sopra i 15 mila abitanti. Nel 2006, il punto più alto toccato fino a ieri, furono 55.
Tra sindaci di città capoluogo e presidenti di provincia il centrosinistra ne conquista 29: Di questi 29, 24 erano candidati diretti del Pd.
Secondo turno città capoluogo vince il centrosinistra 9 a 3
Città capoluogo vinte in ballottaggio con candidati di centrosinistra 9:
Novara, Milano, Grosseto, Cagliari, Trieste, Pordenone, Rimini, Napoli, Crotone.
Città capoluogo vinte dal centrodestra 3: Varese, Cosenza, Rovigo.

Secondo turno province vince il centrosinistra 4 a 2
Province vinte in ballottaggio con candidati centrosinistra 4:
Pavia, Mantova, Trieste, Macerata.
Province vinte dal centrodestra 2: Vercelli, Reggio Calabria.

Primo turno province vince il centrosinistra 3 a 2
Province vinte dal centrosinistra: Lucca, Gorizia, Ravenna.
Province vinte dal centrodestra: Campobasso e Treviso.

Primo turno città capoluogo vince il centrosinistra 13 a 5
Città capoluogo vinte dal centrosinistra: Torino, Bologna, Olbia, Fermo, Savona, Villacidro,
Carbonia, Ravenna, Siena, Arezzo, Barletta, Benevento, Salerno.
Città capoluogo vinte dal centrodestra Latina, Caserta, Catanzaro, Iglesias e Reggio Calabria.
Città capoluogo amministrate  prima  dopo  Centrosinistra  20  22  Centrodestra  9  Civico  1  0 

Capoluoghi conquistati: Milano, Trieste, Novara, Fermo, Cagliari, Olbia, Villacidro. Capoluoghi persi: Catanzaro, Cosenza, Caserta, Iglesias, Rovigo.
Le Province restano 7 a 4 a favore del centrosinistra.
Il centrosinistra conquista Macerata e Pavia.
Il centrodestra vince Reggio Calabria e Campobasso.

Abitanti amministrati nelle città capoluogo dal centrosinistra prima  oggi 3.353.219 5.039.457
dal centrodestra prima oggi 2.182.184  690.678
Insomma, su 5.700.000 abitanti circa, prima noi ne amministravamo 3,5 milioni e loro 2,2. Ora il centrosinistra passa a poco più di 5 milioni e il centrodestra a poco meno di 700 mila.

2.  BERSANI: IL PD AL SERVIZIO DI UNA RISCOSSA CIVICA. ORA BISOGNA PENSARE ALL’ITALIA E AI PROBLEMI CONCRETI, LAVORO, REDDITI, SCUOLA, PENSIONI. E QUESTO GOVERNO DEVE LASCIARE.
“Con il voto di oggi siamo davanti ad una risposta civica e morale del Paese. Una risposta che il centro sinistra ha saputo interpretare, e soprattutto il PD che mettendosi a servizio di questa richiesta ha ottenuto un grandissimo risultato”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani, segretario del PD, nella conferenza stampa svolta ieri pomeriggio nella sede del Pd prima di festeggiare in piazza. "Le elezioni tra primo e secondo turno sono state una valanga. Ai ballottaggi vinciamo con risultato travolgente. Facciamo un confronto con il 2006: un anno straordinario con 55 vittorie. Ora ne abbiamo vinte 66. Grazie a tutti ai militanti, al centrosinistra: hanno lavorato splendidamente con generosità". “Ho sentito delle analisi strane sul voto. Delle 29 città capoluogo, 24 hanno visto la vittoria del candidato del PD. Noi ci siamo messi a servizio di tutto il centrosinistra per dare una risposta alla riscossa civica e morale del Paese”. “Noi governeremo per tutti – ha continuato il leader democratico -lo faremo con i nostri valori e principi. Lo faremo per tutti. Ma è bene dire che chi non ci ha votato non è un nostro nemico, è un cittadino che ha idee diverse, ma per il quale governeremo. Noi siamo affezionati ai concetti basici della democrazia e della nostra Costituzione che la più bella del mondo”. "Noi non siamo quelli dell'uomo solo al comando, non cerchiamo risse e faziosità, non crediamo al meccanismo dell'imperatore e dei suoi feudatari. Noi guardiamo la gente all'altezza degli occhi e non dall'alto verso il basso: crediamo nella partecipazione e nella Costituzione. E poi abbiamo vinto parlando della vita comune della gente: lavoro, redditi, pensioni, ambiente, servizi, scuola. Ora continuiamo a suonare uno spartito di due note: democrazia e diritti sociali, perché il paese ha bisogno di sentire che qualcuno se ne occupa. Avendo girato l'Italia posso dire: attenzione questa speranza che si alza in piedi viene prima di un'esigenza politica. E' morale, è l'Italia che si è messa in cammino, noi vinciamo perché l'Italia vuole uscire dall'ubriacatura della vergogna e dell'arroganza di questi anni. C'è voglia di un'Italia per bene, dove ognuno fa il suo lavoro con onestà e trasparenza, l'abbiamo visto nelle piazze piene di donne e giovani”. Bersani ha voluto rivolgere un appello al centrodestra: considerando che “1. abbiamo una maggioranza parlamentare attuale che non è quella uscita dalle elezioni politiche; 2. dal voto di oggi e di due settimane fa i dati dicono chiaramente che il centrodestra non più maggioranza nel Paese; 3. il governo è paralizzato e non in grado di risolvere i veri problemi dell'Italia; chiedo dunque a Berlusconi di non impedire una nuova fase politica, di non alzare degli steccati, di tenere conto della nuova realtà politica”. “Abbiamo raccolto 10 milioni di firme e presentato in Parlamento mozioni di sfiducia per chiedere le dimissioni del governo. Con il voto di oggi c'è una ragione in più per richiederle. E dopo le dimissioni, le elezioni sono la strada maestra. Certo sarebbe meglio andare a votare con una diversa legge elettorale dato che quella attuale ha creato molti guai al Paese. Comunque il governo prenda atto della nuova realtà delle cose e agisca di conseguenza. Ora bisogna mandare a casa Berlusconi, ma bisogna anche guarire dalla malattia, far uscire dalle vene d'Italia le tossine che ci ha messo”. Da qui, da questa analisi, il segretario del Pd ha rilanciato la proposta del Pd di un progetto per la riscossa civica e sociale dell’Italia, aperta a tutto il centrosinistra, ma anche a tutti coloro che vorranno partecipare a questa opera di ricostruzione, una “proposta larga, senza chiusure, ma aperta alle forze politiche, alla società, ai cittadini, agli elettori democratici che vorranno impegnarsi”. “Da questo voto amministrativo nascono nuove responsabilità per il PD e il centrosinistra: l'impegno di essere all'altezza della speranza che si è risvegliata nel paese. Abbiamo lavorato molto fin qui, e da domani lavoreremo ancora di più”.

3.  DOMANI LA CASSAZIONE DECIDE SUL REFERENDUM PER IL NUCLEARE. LA GERMANIA HA GIA’ DECISO: CENTRALI CHIUSE ENTRO IL 2022. BISOGNA ANDARE A VOTARE. E VOTARE Sì.
Domani la Corte di Cassazione deciderà se le norme truffa approvate dalla maggioranza in Parlamento saranno sufficienti o no a far saltare il referendum. Numerosi gli esperti secondo i quali il fatto che le norme prevedano solo una temporanea moratoria non intacchino il senso ultimo del referendum. Nucleare, acqua, legittimo impedimento per salvare Berlusconi dai tribunali. Bisogna andare a votare e votare sì.