martedì 23 settembre 2014

Discorso del Presidente Napolitano per l'inizio dell'anno scolastico


DISCORSO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO PER L’APERTURA DELL’ANNO SCOLASTICO 2014/2015

Ai rappresentanti del Parlamento e del governo, a tutte le autorità, ai rappresentanti di tanti Comuni e Città ; a voi care ragazze e cari ragazzi, insegnanti, dirigenti, lavoratori della scuola, e insieme a voi, gentili genitori e famigliari che seguite giorno per giorno i vostri cari nello studio e nell'apprendimento, un saluto ed augurio affettuoso. L'incontro dedicato all'inaugurazione dell'Anno Scolastico - è tra i più belli e significativi che la Presidenza della Repubblica ospiti, aprendosi alla più vasta platea di telespettatori.

Non c'è nulla di più gratificante e importante del dedicarsi al rendere migliore la nostra scuola, più libere e capaci di esprimersi, rafforzarsi, realizzarsi le vostre energie, le vostre intelligenze, la vostra creatività. Ne ha bisogno acuto l'Italia per uscire dalle secche di una crisi drammatica - come ha detto il ministro Giannini, lanciando il Piano del governo "La buona scuola" e sollecitando la più ampia consultazione sui "12 punti" di orientamento e di azione. Auspico anch'io che a quella vera e propria mobilitazione di esperienze e di idee partecipi il più gran numero di voci rappresentative del mondo della scuola e dell'intera società italiana.

Oggi non solo l'Italia, ma tutta l'Europa sono alle prese con una profonda crisi finanziaria, economica, sociale: e fanno fatica ad uscirne. Possono uscirne, Italia ed Europa, solo insieme, con politiche nuove e coraggiose per la crescita e l'occupazione, dirette soprattutto e più efficacemente ai giovani. Della crisi si discute ogni giorno nelle scuole, nei suoi stadi più avanzati di studio e di formazione, e si discute nelle famiglie, dovunque le difficoltà del vivere da un mese all'altro e le angosce per il futuro, soprattutto vedendo tanti giovani senza lavoro e senza chiare prospettive, si fanno sentire di più.

Ebbene, sia chiaro che per farcela ci si deve non già chiudere in vecchi recinti nazionali, e sbraitare contro l'Europa, ma stringerci ancor più in uno sforzo comune, integrare ancor più le nostre energie, in spirito di solidarietà, nella grande Europa unita che abbiamo via via costruito in oltre sessant'anni.

sabato 20 settembre 2014

Il Premier Renzi scrive alle iscritte e agli iscritti del PD


Noi siamo qui per cambiare l'Italia

 La lettera di Matteo Renzi a tutte le iscritte e gli iscritti al PD

                                              Matteo Renzi  renzi03
Carissime democratiche, carissimi democratici, 
mentre volgono al termine le tante Feste dell'Unità svoltesi in tutta Italia, invio questa email innanzitutto per ringraziarvi dell'impegno sul territorio, della passione, della dedizione con cui state aiutando il PD in queste ore così delicate. 
Già, perché il risultato del 25 maggio – con quello squillante 40,8% – impone a tutti noi di essere all'altezza di una grande responsabilità: ridare fiducia all'Italia e agli italiani. Tocca a noi, nessuno si senta escluso. 
L'Italia sta cambiando molto. Dalle riforme istituzionali e costituzionali fino alla giustizia, passando per il terzo settore e la politica estera, dove il successo della nomina di Federica Mogherini costituisce un motivo di orgoglio e speranza per ciascuno di noi. In questi mesi stiamo lavorando moltissimo. E ormai siamo al momento finale di discussioni che pure erano state bloccate per anni come quella su una legge elettorale in grado di assicurare un vincitore certo o la riforma costituzionale che sono già alla seconda lettura e che dovranno essere affrontate senza indugio dal parlamento in queste settimane. Perché se la politica cambia se stessa e dà il buon esempio, poi, tutto è più semplice. 
Tra le prossime sfide segnalo in modo particolare: 
 
La scuola. Perché solo dando valore e dignità all'impegno degli insegnanti e alle aspettative delle famiglie riusciremo a risollevare l'Italia. (ecco il link  http://passodopopasso.italia.it/video/la-buona-scuola)  Vi prego di leggerlo, di discuterlo nei circoli, a scuola, in ufficio. La riforma della scuola non può essere la solita legge calata dall'alto. Abbiamo due mesi per discuterne ovunque, non perdiamo questa occasione. Coinvolgendo mamme e figli, prof e custodi, nonni e assessori. 

Il lavoro. Il 29 settembre presenterò in direzione nazionale il JobsAct. Dobbiamo attirare nuovi investimenti, perché senza nuovi investimenti non ci saranno posti di lavoro e aumenteranno i disoccupati. Ma dobbiamo anche cambiare un sistema ingiusto che divide i cittadini in persone di serie A e di serie B e umilia i precari. Chi oggi difende il sistema vigente difende un modello di diseguaglianze dove i diritti dipendono dalla provenienza o dall'età. Noi vogliamo difendere i diritti di chi non ha diritti. Quelli di cui nessuno si è occupato fino ad oggi. 

Il fisco. Abbiamo iniziato a ridurre la pressione fiscale restituendo 80 euro a undici milioni di italiani e diminuendo l'odiosa Irap del 10% per le aziende perché ancora oggi in Italia il costo del lavoro è troppo alto. Per colpa mia, peraltro, non siamo riusciti a comunicare bene il taglio del 10% dell'Irap che è già avvenuto, ma di cui non parla nessuno. Il fisco deve essere meno caro, certo. Ma anche più semplice. Per questo nell'ambito del programma dei mille giorni, partendo già dal prossimo anno, introdurremo innanzitutto la dichiarazione dei redditi precompilata. 

Bloccare l'emorragia dei posti di lavoro e tornare a crescere, semplificare il fisco pagando meno (ma pagando tutti, finalmente!) e, prima di tutto, investire sull'educazione e sulla scuola: questa è la nostra sfida. Ci hanno detto che siamo di destra per questo. Ci hanno paragonato ai leader della destra liberista anglosassone degli anni Ottanta.
A me hanno insegnato che essere di sinistra significa combattere un'ingiustizia, non conservarla. Davanti a un problema c'è chi trova soluzioni provando a cambiare e chi organizza convegni lasciando le cose come sono. Anche nel nostro partito c'è chi vuole cogliere la palla al balzo per tornare agli scontri ideologici e magari riportare il PD del 25%. Noi no. 

Noi siamo qui per cambiare l'Italia e non accetteremo mai di fare le foglie di fico alla vecchia guardia che a volte ritorna. O almeno ci prova.
Sul sito trovate l'indicazione della nuova segreteria. Chi può ci dia una mano, partendo dalle iniziative per le imminenti regionali e per le forme di autofinanziamento. Abbiamo la grande occasione di cambiare il paese più bello del mondo: Aiutiamoci a farlo sul serio

sabato 13 settembre 2014

 
 

 
Grazie al C.d.A. della Fondazione Richiedei che è giunto alla scadenza del mandato, per aver mantenuto la continuità dei servizi e per aver trasmesso il messaggio che:

"E' POSSIBILE GESTIRE UNA STRUTTURA COSI' COMPLESSA, A CONDIZIONE CHE VI SIA PRESENZA
DI CAPACITA', COMPETENZA ED IMPEGNO".


sabato 6 settembre 2014

Un miliardo di Euro dal Governo per la Lombardia


MARONI PARLA SOLO DI TAGLI, MA DA ROMA ARRIVA 1 MLD PER LA SANITÀ
 
 
Il presidente lombardo cerca scuse per le promesse mancate, e torna a parlare del Referendum per lo statuto speciale
 
Un miliardo di euro in più per la sanità, 300 milioni per la cassa integrazione in deroga, 45 milioni per il trasporto pubblico locale, 1,5 milioni per la Certosa di Pavia e per Villa Manzoni a Lecco.
 
Basterebbe questo per rispondere al continuo piagnisteo del presidente Maroni contro il governo, accusato di effettuare tagli continui alla Regione Lombardia.
Ma se Maroni insiste è per sostenere la linea del referendum per lo statuto speciale, quello consultivo per cui ha deciso di stanziare ben 30 milioni di euro, ultima frontiera dell'inconcludente autonomismo leghista, passato negli anni dal federalismo al secessionismo, dalla rivendicazione del 75% delle tasse allo Statuto speciale.
Il tutto senza mai arrivare a nulla, pur avendo il Carroccio e Maroni tenuto in mano a lungo le leve del Governo e della Regione.
 
La colpa, per la Lega, è sempre di qualcun altro e solitamente di Roma, intesa come governo e parlamento. Tuttavia è proprio lì che finalmente si sta discutendo della riforma della Costituzione e, prima che Salvini cambiasse idea e decidesse per il voto contrario, il suo partito aveva contribuito al percorso riformatore, avendo addirittura nominato uno dei due relatori al Senato nella persona dell'ex ministro delle riforme Roberto Calderoli.
 
Il capogruppo del Pd Enrico Brambilla torna a ribadire che "è in quella sede, in modo serio, che la Lombardia deve impegnarsi per guadagnare quegli spazi di autonomia che da sempre rivendica", anche partendo dal fatto che il testo uscito dal Senato mantiene il cosiddetto federalismo differenziato, che permette alle regioni con i conti in ordine di ottenere competenze in più in cambio delle relative risorse.
 
Quanto ai 30 milioni, dice Brambilla, si utilizzino diversamente, "per porre rimedio alle tante emergenze che il maltempo di questa estate anomala ha creato in diversi territori della Lombardia".