martedì 23 novembre 2010

I Tentacoli della Mafiosità


Ricordo a tutti l'incontro sui Tentacoli della Mafia, venerdì 26 novembre in sala Togni.
Vi aspettiamo numerosi.

lunedì 22 novembre 2010

La Lega comanda!!!!!


E ci vengono a raccontare che tutti i problemi sono stati creati da Prodi e dal Centro-sinistra!!!!

Documenti sul Richiedei dal Consiglio Comunale

E' stato inserito l'Ordine del Giorno approvato nel Consiglio Comunale del 17 novembre 2010 sulla Fondazione Richiedei, inviato ai Consiglieri Regionali sia di maggioranza che di minoranza.

Inserito anche il nuovo Piano Industriale della Fondazione Richiedei.

mercoledì 27 ottobre 2010

Verso Sella dell'Oca


L'ANPI in collaborazione con il circolo del Partito Democratico Gussaghese e con l'Associazione Sinistra a Gussago, organizza per venerdì prossimo un incontro per prepararci alla commemorazione della fucilazione dei Partigiani Bernardelli, Zatti e Moretti avvenuta sulle colline gussaghesi in località Sella dell'Oca.

domenica 17 ottobre 2010

lunedì 11 ottobre 2010

Lettera al Prefetto

Brescia, Giovedì 07 ottobre 2010 Alla c.a.: Dott.ssa Narcisa Livia Brassesco PREFETTO DELLA PROVINCIA DI BRESCIA Gentilissima dott.ssa Brassesco mi scuso anticipatamente per la forma di queste righe. Non ho la competenza tecnica per usare i “termini ed il registro giusti”, so che, come mi ha detto qualcuno, mi sto facendo ricevere dal Presidente della Repubblica in pantaloncini e scarpe da ginnastica ma d'altronde in valigia ho solo questo per ora. Lo scopo di questa poche parole è quello di sostituire un'amichevole chiacchierata che, per ovvi motivi, non credo che avrò modo di fare con Lei. Tutto ciò, lo so, non equivale ad una conversazione: non potrà vedere la mia espressione; udire il tono della mia voce; notare il mio gesticolare mentre parlo, elementi che Le avrebbero, certamente, permesso di interpretare più facilmente il mio sentire ma cercherò, con la scrittura, di fare del mio meglio. Come Lei sa sabato mattina, davanti alle Sua sede di lavoro, ci siamo riuniti per far sentire la nostra voce riguardo la questione della scuola di Adro. Vedendo tutta quella gente ho pensato che sarebbe stato giusto dare l'opportunità, a chi lo desiderava, di esprimere quella che era la sua sensibilità, quello che lo aveva colpito, quello che lo aveva spinto ad essere lì, quella mattina, e che avesse modo di farglielo sapere. Così, presi un cartellone, delle penne e dei post-it, abbiamo cercato di lasciarLe i nostri messaggi, definendoli, scherzosamente, i Suoi compiti per il lunedì. Nel rispetto delle Sue disposizioni non ho lasciato il cartellone, quella mattina, al suo ufficio ma non me la sentivo di tenerlo io, di non farglielo avere. Avevo convinto tante persone a scriverLe, a confidarsi con Lei, mi sembrava di tradirli, pertanto le ho fatto le fotocopie e le ho allegate allapresente. La cosa che mi preme di più è però questa: se avrà il tempo di prendere visione dei messaggi, troverà che alcuni esprimono rabbia, altri tristezza, altri ancora delusione. Alcuni non saranno piacevoli da leggere ma io non me la sono sentita di censurare nessuno: i sentimenti vanno ascoltati, anche quelli che non ci piacciono prima che diventino azioni che non ci piacciono. Da cittadini, mi sento di dire che volevamo comunicarLe questo, lo scopo era questo :” Abbiamo un problema. La vicenda di Adro ci ha creato un disagio che non è solo materiale, per molti sta anche nella sfera della nostra emotività. Le chiediamo di farSi carico del nostro problema e di dirci se e perché stiamo sbagliando oppure, se così non è, Le chiediamo di difenderci. Se ritiene non sia compito Suo, ci dica da chi dobbiano andare. Il Suo silenzio ci ha fatto male, è stato assordante per noi. Vogliamo sapere se possiamo fidarci di Lei. Vogliamo sapere se possiamo contare su di Lei. ” Questo era il mio messaggio per Lei: “ESIGO RISPETTO. IL SINDACO DI ADRO ME L'HA NEGATO ISTITUZIONALMENTE”. Per me, ancor prima che politica, ancor prima che istituzionale, questa vicenda riguarda la mia persona e il RISPETTO che mi è dovuto. Qualcuno ha pensato che, invece di convincermi della bontà delle sue idee, era meglio passare direttamente ai fatti. Hanno preferito impormi anziché confrontarsi con me. E ora, piuttosto che trovare una via che sia crescita per tutti, di fronte alla mia indignazione, stanno usando scuse patetiche con l'intento di farmi pure fessa. Sa come si dice da noi “ Buoni sì, ma cretini no!” e io ci vedo ancora troppo bene per non riconoscere un simbolo che ho visto molte volte sulle schede elettorali! Non fosse altro per la intelligenza di cui sono dotata non riesco ad accettare di essere scavalcata così! E ormai questo succede troppo spesso da troppo tempo! Io posso accettare di essere una minoranza, posso accettare di fare le mie proposte e che queste poi non vadano in porto perché la maggior parte non la pensa come me, ma non sono disposta ad accettare che, in una Democrazia, l'essere minoranza significhi anche perdita del rispetto che mi si deve, lo ribadisco, prima ancora che come cittadina, in quanto persona. Aggrava poi tutto ciò il fatto che le prepotenze vengono perpetrate da altre minoranze: la Lega, nonostante tutti i suoi slogan e la pretesa di essere l'unica custode della pura verità, non mi sembra abbia mai ottenuto più del 50% dei voti nel nostro paese! Tra i tanti bigliettini infine ne troverà uno particolare: non è scritto, è scarabocchiato perché la Piccolina che ce l'ha fatto non sa ancora scrivere. Ho creduto fosse giusto che anche lei Le lasciasse un messaggio, a modo suo. Non serve sottolinei che questa piccola cittadina ha pieno diritto di chiedere di crescere facendosi le proprie idee, creando da sé la sua identità che, come molti mi hanno insegnato, si costruisce così: IO DIVENTO IO DICENDO TU. Senza lo specchio dell'altro non sappiamo chi siamo: quando riconosciamo qualcosa che ci somiglia scopriamo una parte di noi così come quando troviamo qualcosa a cui decidiamo di non aderire. Non so giudicare la chiarezza di queste parole ma so che volevo renderLe un servizio. Lo Stato prima ancora che gestire i fatti, o la realtà del momento, credo abbia il dovere di interpretare gli umori dei suoi cittadini, di capire se questi hanno una sofferenza e cercare di porvi rimedio: prima possibile. E come ho letto in un articolo di Mino Martinazzoli “IL FATTO E' CHE NON BASTA PARTIRE, BISOGNA ARRIVARE, POSSIBILMENTE IN TEMPO!” A muovere le nostre azioni sono sempre le nostre emozioni e se vogliamo prevenire dobbiamo ascoltare. Stessa cosa, già che ci sono gliela dico, per un'altra vicenda: una mattina della scorsa settimana ho visto una manifestazione di ragazzi immigrati. Ho avuto paura! Non perché ero in mezzo a loro ma perché ho sentito la loro disperazione, ho sentito la loro voglia di giustizia, urlavano: “ SIAMO QUI” . E poi mi sono sentita in colpa: ci stanno chiedendo di vederli, di ammettere che ci sono e di farli stare qui da persone oneste e noi non lo stiamo facendo! Dobbiamo prendere atto che, come comunità, la TAC ha ragione: siamo malati! Come un malato ora dobbiamo prendere coraggio e andare oltre la paura, accettare il cambiamento e trovare la forza di curaci per tornare a stare di nuovo bene: TUTTI INSIEME! Spero che non trovi queste parole irriverenti o poco rispettose della carica che ricopre, non era mia intenzione, il problema è che non sapevo dirLe, in linguaggio istituzionale, i miei sentimenti e quelli che ho intuito negli altri. Mi piacerebbe molto conoscere la Sua opinione riguardo a tutto ciò, so che per me sarebbe un arricchimento ma non la pretenderò: perchè confido in Lei che certamente sa, meglio di me, quello che è più consono alle sue responsabilità. In ogni caso un vivo ringraziamento per il tempo che deciderà di dedicarci. Augurandole buon lavoro porgo distinti saluti. Rossella Olivari

giovedì 16 settembre 2010

"Noi finanzieri ostaggi di Tripoli su quelle navi non vogliamo salire"

IL RACCONTO "Noi finanzieri ostaggi di Tripoli su quelle navi non vogliamo salire" La testimonianza di un ufficiale impegnato nei pattugliamenti congiunti: "I libici si comportano come se fossero i padroni. Quello che è successo è incredibile" dal nostro inviato FRANCESCO VIVIANO LAMPEDUSA - "Sparare è l'ultima ratio, in casi di enorme pericolo. Ma di certo un peschereccio non poteva rappresentare un pericolo. Volevano bloccarlo? Ci sono tecniche che lo permettono, senza l'uso delle armi. Ma sa qual è la cosa più triste? Mentre i libici sparavano i miei colleghi a bordo erano impotenti. Perché non potevano fare nulla, non potevano intervenire. Abbiamo le mani legate: il nostro unico compito è di insegnare ai militari di Tripoli a governare quelle motovedette di 28 metri che il nostro governo ha ceduto a quello libico. Ho parlato con i miei colleghi a bordo e le posso assicurare che sono, a dir poco, sconcertati e non vedono l'ora di rientrare in Italia. Anche perché nei nostri confronti i libici non si comportano certo bene. Siamo sistemati in un albergo, ma è tutto recintato, è una sorta di prigione dalla quale usciamo soltanto per andare in mare con loro per le attività programmate". Chi parla è un luogotenente della Guardia di Finanza, 45 anni, oltre la metà trascorsi in mare in servizi di pattugliamento nel Canale di Sicilia. L'ufficiale ha due figli e tante esperienze vissute in mare. Vita dura perché è ancora impegnato nei servizi di respingimento degli extracomunitari che vengono bloccati fuori dalle nostre acque territoriali e ricondotti in Libia. "Quel che è accaduto l'altro ieri è davvero incredibile, purtroppo noi siamo comandati a fare quei servizi e siamo costretti a salire a bordo di quelle imbarcazioni, perché gli accordi tra il governo libico e quello italiano lo prevedono". L'ufficiale racconta che su ognuno di quei mezzi salgono cinque o sei italiani. "Ognuno di noi ha un preciso compito: occuparsi dei sistemi di comunicazione, della condotta della motovedetta, dei propulsori e di altri aspetti tecnici. Non possiamo interferire per nessuna ragione. A bordo, come a terra, i libici si comportano da "padroni", spesso arroganti e scostanti. E noi dobbiamo sopportare. I soldi in più che guadagniamo in queste missioni non valgono proprio il gioco. Soprattutto quando, com'è accaduto l'altro ieri, dobbiamo assistere impotenti a un tentativo di abbordaggio con l'uso delle armi, le nostre armi, contro dei connazionali indifesi. Tutto ciò non si può sopportare". I finanzieri tentano, quando hanno sentore che si salpa per operazioni particolari, di non salire a bordo. "Proprio per evitare di assistere a episodi come quello di domenica. Ormai i militari libici li conosciamo un po' e sappiamo che quando si salpa verso certe direzioni si va incontro a dei guai. E quando abbiamo qualche dubbio, per un motivo o per un altro, ci rifiutiamo di salire a bordo con loro. L'altro ieri evidentemente i miei colleghi non hanno sospettato nulla". I nostri militari che svolgono servizi di pattugliamento anti immigrazione si trovano tra due fuochi. Da un lato ci sono gli ordini "e gli ordini devono essere, volenti o nolenti, rispettati". Ma da quando la Procura di Siracusa ha indagato alcuni militari della Guardia di Finanza per avere "respinto" in mare extracomunitari intercettati in acque internazionali, sono ancora più in difficoltà. "Cosa dobbiamo fare? Se non li respingiamo incorriamo in provvedimenti disciplinari, se li respingiamo veniamo indagati. Ed allora come uscirne? Questa storia dei respingimenti è uno dei servizi più crudeli che svolgiamo. E da molti mesi si registrano casi di "ammutinamento" nel senso che molti pattugliatori, che dovevano salpare dai porti liguri o toscani per darci il cambio, non partono proprio. I nostri colleghi, giustamente, si rifiutano di svolgere questo servizio "infame" che non ci fa dormire la notte. Ma per non salpare ci vuole un motivo plausibile e quindi spesso il comandante o qualche ufficiale indispensabile si "ammalano". Oppure sull'imbarcazione si verifica un "problema tecnico"". Anche in mare si trovano delle scorciatoie per non eseguire i "respingimenti". "Questo, come detto, è un servizio 'infame', ed allora ognuno di noi si assume delle responsabilità, dei rischi. Per cui se possiamo appigliarci a qualcosa lo facciamo, trasferendo a bordo gli extracomunitari che incontriamo in mare, per motivi di sicurezza e soprattutto per motivi sanitari. Ma anche questo lavoro non è facile perché molti dei clandestini sono disposti a tutto, hanno paura che li riportiamo in Libia ed allora minacciano di uccidersi davanti a noi. Anche donne con in braccio i loro bambini, che ci pregano di salvarli. Ci dicono che sono pronte a lasciarsi annegare insieme ai figli. Davanti a queste situazioni, cosa fai? Io sono un militare, ma soprattutto un uomo, un padre. E a costo di rischiare provvedimenti disciplinari, non lo farò mai più. Un giorno o l'altro dovrò rendere conto a qualcuno ed io voglio avere la coscienza pulita". (15 settembre 2010) La Repubblica

martedì 14 settembre 2010

domenica 15 agosto 2010

Aggiornato il Sito del nostro Circolo

Aggiornato il Sito del nostro Circolo. Sono stati inserite le fotografie relative alle ultime iniziative, l'ultimo numero del Tandem il nostro giornalino, e le iniziative del nostro Gruppo Consiliare, che pur di minoranza è sempre molto attivo con richieste, rilievi e proposte all' Amministrazione Comunale. Tutto sempre avendo come fine il Bene Comune dei cittadini Gussaghesi.

lunedì 9 agosto 2010

Le INTERCETTAZIONI, la LIBERTA', Robinson Crusoe e una maledetta pianta di cocco


Tutte le vicende relative alla “legge bavaglio” sono da giorni, al centro delle cronache. Pagine di giornali, telegiornali, onde radio per raccontarci le avventure del povero Ministro Alfano che, come Ulisse, sta cercando una via! Poco ci manca che ci metta pure lui vent'anni: tra le sirene “finiane”, quel Ciclope di Napolitano, la Circe, avvocato Bongiorno, le opposizioni, l'Onu, l'immancabile Signor B. Un'Odissea!

Ad oggi, almeno, il bavaglio sulla carta stampata è stato fortemente ridotto ma le restrizioni imposte alle intercettazioni sono ancora inaccettabili per uno stato di diritto. “L'allenatore nel pallone”, Berlusconi, divide in due le posizioni in campo: la sua squadra a tutela della privacy, della libertà dei difensori del “Gli italiani non saranno mai liberi di telefonare”. L'altra squadra da lui personalmente definita come: quella dei censori, inquisitori, controllori e, ovviamente, brutti e cattivi comunisti, aggettivi che la fan sempre da padrone nel suo vocabolario.

Ma il CT sbaglia formazione! Non è su questi presupposti che vanno divisi i giocatori! Il criterio è uno solo e si gioca tutto attorno alla parola LIBERTA'! Cos'è la libertà? Qual'è il nostro concetto di libertà?
Prima definizione: stato di chi non subisce controlli, costrizioni, coercizioni, impedimenti. Possibilità di agire in modo autonomo, condizione di chi non ha legami, obblighi, impegni.

Il Signor B. cerca questa libertà, è quella che ci proclama ogni giorno, è quella della sua squadra ma è anche la nostra? A voler essere fiscali l'unico che  possa averla almeno sperimentata, nel modo più vicino possibile, è il povero Robinson Crusoe. Già, lui! Beato e solo ma rovinato nella sua felicità, nella sua pienezza, da quella maledetta pianta di cocco che gli dava da mangiare. Aveva tutta la libertà possibile ma non poteva far tutto ciò che voleva: non poteva far nulla che nuocesse a quella pianta perché esso stesso era legato a lei. Si, un terribile destino: crudele e baro! Una sciagurata pianta che impedisce, ad esempio, della gioia di dar fuoco a tutta l'isola, di vedere dei bellissimi giochi pirotecnici naturali. Maledetta pianta e maledetta fame!

Seconda definizione, lo ammetto, la mia preferita, quella della mia squadra: potere di agire nell'ambito di una società organizzata secondo la propria convinzione e volontà entro i limiti stabiliti dalla legge o ritenuti validi dalla società.

A quanto pare quindi la libertà, in una condizione ragionevole e non irrealizzabile come quella che ci propina il Signor B, sembra indissolubilmente legata al concetto di limite volto a tutelare l'esigenza comune.

Quando si deve perseguire il fine della giustizia, quando abbiamo come stella polare una società che decide di punire i criminali e tutelare gli onesti, allora, non è una facoltà ma un obbligo porre il giusto limite al diritto di privacy, anche con le intercettazioni! Il PD gioca con questa squadra, ora sta a voi scegliere se far parte della formazione che vuol provare l'ebbrezza di bruciare l'isola oppure se preferite la maglia di chi si preoccupa di mangiare.

Rossella Olivari

lunedì 2 agosto 2010

ANNIVERSARIO STRAGE DI BOLOGNA

Bologna, Giovanardi insulta: «Piazza di odio»

Governo assente dal trentennale della strage di Bologna. Una scelta sconcertante che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanardi giustifica definendo la piazza bolognese piena di "livore e odio". Parole vergognose, ribattono Pd e Idv.

Senza nessun rappresentante del governo, è iniziata, puntuale, alle 8.30 nella sala del consiglio comunale di Bologna la cerimonia di commemorazione a trent'anni dalla strage del 2 agosto alla stazione centrale di Bologna dove persero la vita 85 persone e ne vennero ferite altre 200. All'incontro con i familiari delle vittime sono presenti, tra gli altri, il segretario del Pd Pierluigi Bersani, la figlia di Aldo Moro, Agnese, e Marco Alessandrini, figlio del giudice ucciso da Prima Linea.

Guarda il video per il 25° anniversario (di Filippo Porcelli).

SCARICA LO SPECIALE DE L'UNITA'

Trent'anni dopo la strage, resta solo il ricordo scandito dagli applausi della piazza. Sono state due ragazze nate nell'80, Camilla Andrini e Rossella Zuffa, a ricordare i nomi delle 85 vittime della strage alla stazione di Bologna, che causò anche 200 feriti. La piazza, rimasta in silenzio, ha scandito un lungo applauso prima dei tre fischi del locomotore che alle 10.25, ora in cui esplose la bomba bloccando le lancette dell'orologio della stazione, hanno dato il via a un lungo minuto di silenzio.

Niente fischi o contestazioni durante tutta la celebrazione, come era avvenuto invece negli scorsi anni al momento in cui avevano preso la parola rapprentanti del Governo: manifestazione che, per la prima volta dal 1993, ha visto l'assenza di un ministro dal palco, e il solo intervento del presidente dell'Associazione vittime Paolo Bolognesi. Alla celebrazione hanno partecipato, oltre a circa 200 familiari delle vittime con una gerbera bianca, anche la figlia di Aldo Moro, Agnese, e il figlio del magistrato Emilio Alessandrini, Marco, e una nipote del magistrato Mario Amato, Sara Mesa. Nella piazza della stazione erano presenti anche alcuni cittadini tedeschi venuti da Monaco di Baviera per ricordare, nell'occasione, anche la strage avvenuta il 26 settembre dell'80 nella città tedesca durante l'October Fest. Nella piazza della stazione gremita erano numerose le bandiere del Prc e dell'Unione sindacati di base.

Presente sul palco, oltre al segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani, anche il segretario del Prc, Paolo Ferrero, e le massime autorità cittadine tra cui il prefetto Angelo Tranfaglia, in rappresentanza del Governo. In mattinata era intervenuta, nella sala del consiglio comunale, anche il commissario prefettizio di Bologna, Anna Maria Cancellieri. «Bologna ha saputo reagire con un forte impegno morale e ha preteso le sue verità, difeso la sua storia sempre in maniera molto civile e sempre avvalendosi di strumenti democratici - ha commentato la Cancellieri - e il modo in cui questa città ha reagito è prova che questo è veramente un Paese democratico e che la democrazia ha vinto».


Il messaggio di Napolitano
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio al Presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, Paolo Bolognesi. «La trasmissione della memoria di quel tragico fatto e di tutti quelli che in quegli anni hanno insanguinato l'Italia non costituisce solo un doveroso omaggio alle vittime di allora, ma impegna anche i magistrati e tutte le istituzioni a contribuire con ogni ulteriore possibile sforzo a colmare persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese a quel terribile episodio. È un tale sforzo il modo migliore di corrispondere alle attese di tutta la nazione e all'ansia di giustizia di chi è sopravvissuto tra penose sofferenze e dei famigliari delle vittime».

«Sono decorsi trenta anni da quel terribile 2 agosto 1980, quando il devastante attentato alla stazione centrale di Bologna provocò ottantacinque morti e oltre duecento feriti. A essi e ai loro famigliari - sottolinea Napolitano - va il mio pensiero commosso e partecipe. La vita di inermi cittadini fu quel giorno spezzata dalla violenza di ciechi disegni terroristici ed eversivi. La definizione delle loro matrici così come la individuazione dei loro ispiratori hanno dato luogo a una tormentata vicenda di investigazioni e processi non ancora esaurita». «Altrettanto essenziale è adoprarsi per diffondere sempre di più nel Paese una cultura del confronto democratico e della tolleranza tale da prevenire il ripetersi di analoghi rigurgiti di violenza. Con questi sentimenti, esprimo a lei, signor Presidente, e a tutti i famigliari di chi ha perso la vita in quella orribile strage, la mia affettuosa vicinanza, interpretando i sentimenti di solidarietà dell'intero Paese», conclude.


Giovanardi: odio e livore. Pd e Idv: parole vergognose
«Ogni anno a Bologna si è riproposto il triste spettacolo di una piazza che invece di ricordo e dolore ha
espresso odio e livore per coloro che ritiene avversari politici». Lo dice Carlo Giovanardi, senatore del Pdl e sottosegretario alla
presidenza del Consiglio. «Bene ha fatto quest'anno il governo -conclude Giovanardi- a non
partecipare ad un rito che per troppi non è un momento di ricordo e commemorazione delle vittime di quella tragedia».

«L'assenza del governo alla commemorazione del trentennale della strage di Bologna è un oltraggio e le parole usate per giustificare questa scelta una vergogna. Le affermazioni del sottosegretario Giovanardi sono lo specchio della miseria morale di una maggioranza e di un governo che hanno rinunciato a rappresentare il paese nel giorno in cui si commemora uno degli episodi più drammatici della sua storia recente». Lo dice il responsabile sicurezza del pd Emanuele Fiano.

Sulla stessa linea Luigi De Magistris, eurodeputato IdV e responsabile Giustizia e Sicurezza del partito:
«Le parole pronunciate dal sottosegretario Giovanardi sono offensive e indegne, soprattutto perché provenienti da chi riveste un ruolo istituzionale e perché riferite ad una piaga democratica nazionale ancora non rimarginata. La piazza che ogni anno si dà
appuntamento a Bologna non esprime “odio e livore”, bensì testimonia il bisogno di verità e giustizia che tutto il Paese sente in merito ad una stagione infame e ancora oscura, durante la quale la deviazione istituzionale e il terrorismo, sotto la regia di una P2 pervasiva, hanno compromesso in modo definitivo la democrazia italiana».

Paolo Bolognesi: Fioravanti, Mambro e Ciavardini quasi impuniti Una quasi totale impunità a favore di Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati come esecutori materiali della strage alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980. Lo ha sostenuto Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione che riunisce i familiari delle vittime, nel discorso per il trentennale dell'attentato. «Non lo scoppio di una caldaia - afferma il presidente dell'associazione - non terroristi internazionali maldestri, che senza volere hanno dimenticato una bomba alla stazione. Non i libici, non i palestinesi, ma neofascisti, servizi segreti, banda della Magliana e loggia massonica P2» sono colpevoli della strage, «tutti assolutamente interessati ed alleati per impedire l'accertamento della verità. È un dato sia storico che giudiziario, è un dato che i mandanti e gli ispiratori politici della strage alla stazione, che su quell'attentato hanno costruito e rafforzato le proprie posizioni di potere, non si possono permettere che venga divulgato. Assicurare l'impunità agli autori di quell'orrendo crimine è un obbligo per chi ha armato la loro mano: libertà in cambio di omertà. in questo modo si spiegano gli incredibili benefici concessi a Mambro, Fioravanti e Ciavardini che denunciamo da anni». Ovvero, elenca Bolognesi, i due anni di detenzione (su 30) scontati da Ciavardini e i «due mesi per ogni morte causata» passati in carcere da Mambro e Fioravanti, nonostante fossero «condannati complessivamente a 14 ergastoli per strage e 12 omicidi e a più di 200 anni di carcere per reati minori».

02 agosto 2010

domenica 1 agosto 2010

Strana l'Italia...

Strano Paese il nostro, Nazione ricca di storia, anche se non sempre positiva.

L’uomo ricorda tutto ciò che è lieto, mentre tende a rimuovere ogni vissuto negativo, che turberebbe le proprie certezze, le proprie sicurezze, costruite con tanta difficoltà e pazienza, non per nulla siamo un popolo dalla corta memoria. Evidentemente siamo afflitti da vissuti negativi, di cui spesso ci vergogniamo, ed è cosi che abbiamo rimosso il Fascismo e i suoi crimini, ridicolizzandolo lo abbiamo privato della sua indole maligna.

Abbiamo rimosso gli anni bui delle stragi, dei misteri tutti italiani avvolti da una nebbia tutta italiana, nebbia fatta di silenzi, di omertà, di depistaggi, che nessun governo, in decenni, ha operato realmente per dissipare. E noi, cittadini di questo strano Paese, non ci indigniamo più, se i morti ammazzati di Piazza Fontana, di Piazza Loggia, della Stazione di Bologna, di Ustica, dopo venti, trenta, quarant’anni, non riposano ancora in pace, che solo la giustizia e la verità possono donare.

Abbiamo rimosso gli scandali politico-finanziari degli anni ’70 e ’80, con corollario di sangue, che questo Paese baciato dal sole non riesce mai a evitare, scandali che investirono le maggiori banche italiane e…vaticane, evidentemente l’abito non fa il monaco, ma anche questo fatichiamo ad accettarlo.

Abbiamo dimenticato l’Italia “democratica” degli anni ’60 e ’70, tra un tentato golpe e l’altro, come se fossimo il Cile di Pinochet o l’Argentina delle giunte militari. Con la differenza che, là i golpe falliti vedevano i loro promotori pagare a caro prezzo certi azzardi, mentre da noi, i colpevoli dell’infedeltà alle Istituzioni Repubblicane, hanno meritato solo qualche rimbrotto e per non farsi mancare nulla, alcuni di loro sono stati premiati, nominandoli in posti chiave dell’apparato militare e di sicurezza. Ottenendo forse più cosi, che non se il golpe fosse riuscito, ma questa è la solita malizia…

Strano questo Paese, dove chi è corrotto, fa una rapida e gratificante carriera, rischiando pene irrisorie, e mal che vada si vede costretto a sparire dalla scena pubblica, ma giusto finché la gente non ha dimenticato, il che richiede poca pazienza visto la nostra smemoratezza. Mentre chi serve con fedeltà le leggi, lo fa anche a rischio della carriera e in certi casi della vita.Di Borsellino ci siamo ormai dimenticati, pochi giorni fa, alla manifestazione indetta in occasione dell’anniversario dell’attentato, hanno partecipato poche decine di persone, pessimo segnale. Sintomo del vento dell’indifferenza, che sembra essere tornato a soffiare con prepotenza nella storia dell’Italia.

Strano il nostro Paese, che si ricorda dei corrotti, ma si dimentica di quei servitori che hanno impegnato il proprio tempo, a difendere la giustizia e la legalità di questa Nazione, che ama definirsi democratica e libera. Libera si, ma da ogni obbligo morale o dovere nei confronti della legge.

Strano Paese questo, che torna in questi giorni a scoprire, come per anni, pochi “eletti” hanno influenzato le Istituzioni tramite uno strumento già utilizzato, la Loggia, questa volta P3, evidentemente sono cambiati alcuni personaggi e il nome, ma la sostanza è sempre la stessa.
Una fitta trama che collega le ramificazioni corrotte o deviate delle Istituzioni, a certi apparati economici che sembrano essere il tramite, con chi realmente tira le fila, da almeno un secolo, di questo sistema, la mafia.

Mafia vista non solo come organizzazione criminale, ma anche come modo di pensare, caratterizzato dalla rassegnazione dei più, dall’indifferenza e omertà di molti, in cui trova il suo habitat ideale, la furbizia di pochi, modo di pensare che si chiama semplicemente mentalità mafiosa.

Ogni giorno assistiamo a ingiustizie, più o meno grandi, e con indifferenza guardiamo oltre, minimizzando la portata di ciò cui abbiamo assistito, non rendendoci conto, che l’indifferenza ci assale sempre più, ogni volta che chiudiamo gli occhi, fino a rimanerne imprigionati.

Strano Popolo questo, che non ha memoria per ricordare i suoi eroi, i suoi morti, la sua storia, ma che non scorda i suoi calciatori, anche di anni addietro, come se fossero ancora in attività.

Strana l’Italia…

Giordano Dossi

lunedì 19 luglio 2010

REFERENDUM ACQUA - CONSEGNA 1.400.000 FIRME (GRAZIE ANCHE AI COMITATI LOCALI, COME AVVENUTO A GUSSAGO)

Record di firme ora in Cassazione
"No alla privatizzazione dell'acqua"In piazza Navona a Roma gli scatoloni con un milione e 400mila schede che sono state portate dai magistrati per la convalida. Entro la primavera del 2011 si potrebbe tenere il referendum
di GIULIA CERINO

ROMA - Oltre un milione e quattrocentomila firme per i referendum abrogativi delle norme che consentono la privatizzazione dell'acqua. In meno di sei mesi: un record. La corsa referendaria contro la privatizzazione della gestione del servizio idrico italiano è terminata. Il frutto del lavoro del Forum dei movimenti per l'acqua è tutto contenuto in più di cento scatoloni di cartone pieni di moduli referendari disposti al centro di Piazza Navona, a Roma. Dietro la montagna di box bianchi e azzurri, un camioncino pronto a dirigersi verso la Cassazione, dove le firme devono essere depositate. Da adesso in poi, infatti, si tratterà solo di aspettare il verdetto della Corte e sperare che dal ministero dell'Interno arrivi il via libera. Se così fosse, entro la fine della primavera 2011, gli italiani saranno chiamati ad esprimersi in merito a tre quesiti referendari: l'articolo 23 bis che prevede che le società, per fornire servizi idrici, si trasformino in aziende miste con capitale privato al 40%, l'articolo 150 del decreto legislativo 152/2006 che contempla, come unico modo per ottenere l'affidamento di un servizio idrico la gara e la gestione attraverso società per azioni, e in merito all'ultimo quesito, quello relativo all'abrogazione dell'articolo 154, nella parte in cui si impone al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa.

Le cose sono andate meglio di come il Forum dei movimenti per l'acqua, l'organizzatore della campagna, si aspettasse. Dopo due mesi, le firme erano già 500mila e a fine giugno la campagna aveva già battuto tutti i record: un milione e 400mila firme raccolte in tutta Italia. Ma la battaglia non è stata delle più facili. E anzi, in alcuni momenti, andare avanti con la raccolta firme è stato più faticoso del previsto. Prima i battibecchi con il leader dell'Idv, Antonio di Pietro, che ha presentato un quesito referendario sull'acqua concorrente a quello siglato dal Forum. Poi i tentativi di rappacificazione. Infine, la rottura definitiva 1 tra l'ex magistrato ed il movimento referendario. A maggio le critiche di una parte della rete, la nascita del comitato di cittadini "Acqualiberatutti" per il No al referendum. Infine il botta e risposta durato più di tre mesi tra il ministro Ronchi e il Forum. A giugno poi l'annuncio che, "pur rimanendo sulle proprie posizioni, il Pd aveva deciso di sottoscrivere il terzo quesito referendario presentato dai movimenti, quello relativo agli investimenti sulle reti idriche".

Una battaglia lanciata con il sostegno di nomi noti: da Stefano Rodotà, uno degli ideatori dei tre quesiti al presidente della regione Puglia, Nichi Vendola. Ma portato a termine con migliaia di banchetti in tutta la penisola. Anche nelle sezioni di partito. Con momenti di grande visibilità come durante la Marcia della pace Perugia-Assisi di metà maggio, o i gazebo volanti durante il Giro d'Italia.

lunedì 12 luglio 2010

Consiglio comunale e...

Lunedì 5 luglio, in una calda serata, la cittadinanza ha assistito ad un Consiglio Comunale rovente, non solo dovuto alla stagione estiva.

Tutto è nato con il punto n. 6, cioè l’Ordine del Giorno sulla petizione per il testamento biologico, documento volto a sensibilizzare il Parlamento italiano sulla tematica del fine vita e ad affrontare normativamente questa questione sentita dalla cittadinanza, in modo da colmare un buco legislativo, che ci distingue dal resto dei Paesi Europei.

Va precisato, che la decisione di presentare l’O.d.G. è stata presa all’unanimità dalla Commissione Consiliare Partecipazione.

Quando si è arrivati alla discussione, si è assistito alle spaccature dell’Amministrazione, la coalizione lega-destra, si è infatti presentata con 3 posizioni differenti. E’ stato interessante, ascoltare le sequela di dichiarazioni di voto da parte degli esponenti di questo cartello elettorale, interessante, perché erano tutte differenti tra loro.

La formazione schierata dalla maggioranza è stata un bel 5-5-3 più un assente giustificato.

Singolare la presa di posizione politica del Vice Sindaco Quarena, sicuramente legittima, ma, direi anche con altrettanta sicurezza, fuori luogo e ideologica.
Quarena ha votato un secco NO, imitato da quattro tra assessori e consiglieri.
Bene la posizione dei tre consiglieri della maggioranza, membri della Commissione Partecipazione, che hanno avuto il coraggio e la coerenza di non smentire quanto avevano sostenuto in Commissione.
Il Sindaco Lazzari, invece, con una posizione degna più di un ambasciatore che di un politico, ha preferito l’astensione insieme a quattro fedelissimi, per evitare ulteriori lacerazioni nella coalizione.

Si nota però, come sia sempre più evidente il peso politico di Quarena; pare che tutto ruoti intorno alla sua visione politica, e che anche gli accordi presi dalla maggioranza in sua assenza, non abbiano alcun valore.

Quel che è ancora più grave è che, in Consiglio Comunale, l’Amministrazione sconfessando il proprio Presidente della Commissione, nonché gli altri loro commissari, ha dimostrato l’inaffidabilità della maggioranza. Vorrà dire che una prossima volta non ci si accontenterà della parola data.

Il Sindaco, in quota Lega, sembra sempre più scevro di una visione politica autonoma, o quanto meno non è in grado di sostenerla, rimanendo in balia di Quarena e della sua corrente del PDL, il quale, si esercita sempre con più fervore a fare il Sindaco.

Per quanto potranno ancora continuare, senza giungere a fare danni irreparabili?

Giordano Dossi

venerdì 9 luglio 2010

Fiaccolata a favore dei "Profughi Eritrei"

Allego volantino della fiaccolata che si terrà domani sera.
Speriamo di essere in tanti ad accendere una piccola luce, poichè il buio della coscienza italiana è veramente profondo.

martedì 6 luglio 2010

pd gussago - I DIRTTI DEI BAMBINI E DELLE FAMIGLIE SECONDO IL MINISTRO GELMINI

lettera di una mamma... buona lettura e continuate a diffonderla.



Cara Gelmini l’astensione obbligatoria NON E’UN PRIVILEGIO, NON E’UN DIRITTO, MA UN DOVERE.


Gentile Ministro Gelmini,

l’altro giorno, leggendo la sua intervista sul Corriere della Sera, in cui dichiarava che l’ASTENSIONE OBBLIGATORIA DOPO IL PARTO è un privilegio, sono rimasta basita.

Che lei fosse poco ferrata sui problemi dell’educazione, non era necessaria la laurea in pedagogia, che io possiedo e lei no, o i tre corsi post laurea, che io possiedo e lei no, visto quello che sta combinando alla scuola statale.
Ma almeno speravo avesse competenze giuridiche, essendo lei avvocato ed io no.
Certo, dato che lei, ora paladina della regionalizzazione, si è abilitata in “zona franca”(quel di Reggio Calabria), perché più facile (come da lei con un’ingenuità e candore imbarazzante affermato), lo si poteva supporre.
E allora, prima le faccio una piccola lezione di diritto, e poi parliamo di educazione.

L’astensione dopo il parto, sulla quale lei oggi con tanta leggerezza motteggia, è definita OBBLIGATORIA ed è un diritto inalienabile previsto da quelle leggi, per cui donne molto più in gamba di lei e di me, hanno combattuto strenuamente, a tutela delle lavoratrici madri.
Discorso diverso è il congedo parentale, di cui si può fruire, dopo i tre mesi di vita del bambino, per un totale di 180g, solo in parte retribuiti integralmente.
Ovviamente per persone come lei, con un reddito di oltre 150.000 euro l’anno, pari quasi a quello del governatore della California Arnold Schwarzenegger, discutere di retribuzione, in questo caso più che un privilegio, è un’eresia.

Ovviamente lei non può immaginare, perché può permettersi tate, tatine, nido “aziendale” al ministero, ma LA GENTE NORMALE, che lei dice di comprendere, ha a che fare con file d’attesa interminabili per nidi insufficienti e costi per babysitter superiori a quelli della propria retribuzione.

Voglio dirle una cosa però, consapevole che le mie affermazioni susciteranno più clamore delle sue, DA PEDAGOGISTA E DA ESPERTA, affermo che fruire dell’astensione OBBLIGATORIA oltre che un DIRITTO è anche un DOVERE, prima di tutto morale e poi anche sociale.

Come vede ho più volte sottolineato la parola OBBLIGATORIA, che già di per sè dovrebbe suggerirle qualcosa.

Ma preferisco spiegarmi meglio, anche se è necessaria una piccola premessa doverosa.

Lei come tante donne, crede che l’essere madre, anche se nel suo caso da pochi giorni, le dia la competenza per parlare e pontificare su educazione e sviluppo del bambino, ai quali grandi studiosi hanno dedicato anni e anni di studio.
In realtà, per dibattere sulla pedagogia, oggi chiamata più propriamente SCIENZE DELL’EDUCAZIONE, bisogna avere competenze specifiche, che dalle sue dichiarazione lei non sembra possedere.

Le potrei parlare della teoria sull’attaccamento di Bowlby, dell’imprinting, e di etologia, ma non voglio confonderle le idee e quindi ricorro ad esempi più accessibili.
Basta guardare il regno animale per rendersi conto come le femmine di tutte le specie non si allontanano dai cuccioli e dedicano loro attenzione massima e cura FINO ALLO SVEZZAMENTO Non è una legge specifica relativa agli umani, ma della natura tutta.
Procreare, infatti, implica delle responsabilità precise, è una scelta di vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A MAGGIOR RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA.
Sbaglia chi crede che l’arrivo di un figlio, non comporti cambiamenti nella propria vita.
Un bambino non chiede di nascere, fare un figlio non è un capriccio da togliersi, ma una scelta di servizio, di dono di se stessi e anche del proprio tempo.
Non sono i figli che devono inserirsi nella nostra vita, siamo noi che dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura.
Se non facciamo questo, potremmo fare crescere bambini soli, senza autostima e con poca sicurezza di sé.
Bambini affamati di attenzioni, perché non gliene è stata data abbastanza nel momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i primi mesi di vita.
L’idea che non capiscono niente, che non percepiscono la differenza ad esempio tra un seno materna e un biberon della tata, è solo nostra.
Ciò non vuol certo dire che tutti bambini allattati artificialmente o che tutti bambini con genitori che tornano subito a lavoro, saranno dei disadattati. Ma bisogna fare del nostro meglio per farli crescere bene, come quando in gravidanza assumevamo l’acido folico, per prevenire la spina bifida.
I bambini hanno nette percezioni, già nel grembo materno.
L’idea, che se piangono non si devono prendere in braccio“perché si abituano alle braccia, è un luogo comune.
Le “abitudini” arrivano dopo i 6 mesi, fino ad allora è tutto amore.
Non è un caso che studi recenti, riabilitano il cosleeping, (dormire nel lettone) e i migliori pediatri sostengono la scelta dell’allattamento a richiesta.
Il volere educare i bambini inquadrandoli come soldati, già dai primi giorni di vita, non solo é antisociale, perché una generazione cresciuta senza il rispetto dei suoi ritmi di crescita può essere inevitabilmente compromessa, ma è un comportamento al di fuori delle più elementari regole umane e naturali.
Poi è anche vero che per molte donne, tornare a lavorare subito dopo il parto sia una necessità assoluta.
Ma per questo problema dovrebbe intervenire adeguatamente lo Stato e non certo con affermazioni come le sue.
Mi rendo conto che il suo lavoro le permette di lasciare la bambina, rilasciare interviste di questo tipo (di cui noi non sentivamo la necessità) e tornare con comodo da sua figlia.
Ma ci sono lavori che richiedono tempi e una fatica fisica e mentale che lei non conosce. Tempo che sarebbe inevitabilmente tolto ad un neonato che ha bisogno di una mamma fresca, che gli dedichi la massima attenzione.
Noi donne infatti, se spesso per necessità ci comportiamo come Wonder Woman, poi siamo colpite da sindrome di sovraffaticamento.

E non è vero che è importante la qualità e non la quantità:

• perché la qualità del tempo di una mamma da pochi giorni, che rientra nel tritacarne della routine quotidiana, aggiungendo il carico della gestione di un neonato, può essere compromessa.

• perché un bambino non dovrebbe scegliere tra qualità e quantità, almeno nei primi mesi, dovrebbe disporre di entrambe le cose.

Per non parlare poi del fatto, che se un genitore non può permettersi qualcuno che tenga il bambino nella propria casa, nel corso degli spostamenti, lo espone, con un bagaglio immunologico ancora carente, alle intemperie o alle inevitabili possibilità di contagio presenti in un nido.
Infatti, è scientificamente provato che i bambini, che vanno al Nido troppo presto, o che non vengono allattati al seno, sono più soggetti ad ammalarsi, con danno economico sia per le famiglie che per il sistema sanitario.
Poi per carità, si può obiettare, che ci sono bambini che si ammalano anche in casa, o come succede anche ai bambini allattati al seno, ma è come dire ad un medico, che giacché si è avuto un nonno fumatore campato 100 anni, non è vero che il fumo fa male.
Bisogna dunque incentivare i comportamenti da genitore virtuoso, anche con la consapevolezza che i bambini non sono funzioni matematiche, ma si può fare molto, per favorire una crescita armoniosa, già dalla prima infanzia, se non addirittura durante la gravidanza.
E allora le domando Ministro, di svolgere il suo ruolo importante istituzionale con maggiore serietà, cercando di evitare affermazioni fuori luogo come questa, o come quella secondo cui studiare non è poi così importante, prendendo Renzo Bossi come esempio.

Si dovrebbe impegnare di più nell’analisi dei problemi, per evitare valutazioni errate e posizioni dannose per lei, per gli altri e per il paese.

Perché forse qualcuno potrebbe aver pensato che tutto sommato il suo era un ministero poco importante, che se guidato da un giovane ministro senza competenze specifiche, non poteva arrecare grossi danni, soprattutto obbedendo ciecamente ai dettami del Tesoro, ma lei con la sua presunzione di

voler parlare di cose che non conosce, sta contribuendo a minare il futuro di un’intera generazione.

Un’ultima cosa, lei che di privilegi se ne intende bene, essendo un politico, la usi con maggiore pudore questa parola.


05-05-10 Rosalinda Gianguzzi

Aggiornamento sito Circolo


Ricordo venerdì 9 luglio la "Grigliata Democratica". Mandate una mail per iscrivervi.

E' stato aggiornato il sito del nostro circolo. Inseriti i Verbali ed i Resoconto del Dibattito dei Consigli Comunali del 22 marzo, del 22 aprile e del 05 maggio.


venerdì 2 luglio 2010

Chiusura raccolta firme


Sabato pomeriggio alle ore 18.00 un Happy Hour chiuderà la "Campagna per la Raccolta delle firme" l"Acqua non si vende". In Piazza Vittorio Veneto tutta la cittadinanza è invitata.

martedì 15 giugno 2010

LA MANOVRA E' SBAGLIATA

Tutti a Roma per la manifestazione contro una manovra iniqua. E per chi non può recarsi a Roma ricordo che la Tv del Partito Democratico Youdem, trasmetterà la manifestazione, sia sul canale satellitare che su internet.

sabato 29 maggio 2010

PD GUSSAGO - REFERENDUM ACQUA

Prosegue la raccolta firme da parte del Comitato Gussago per l'acqua bene comune.

Domani troverete il banchetto:

Durante la Festa dell'oratorio del Centro dalle 11.30 alle 13.00 e dalle 16 alle 22.00

Furante la Festa dell'oratorio di Sale dalle 14.30 alle 17.30 e dalle 19.00 alle 22.00

mercoledì 19 maggio 2010

Anche a Gussago il Comitato per l'Acqua



Anche a Gussago è nato il Comitato per l'Acqua. Il Circolo di Gussago del Partito Democratico è uno dei soci fondatori di questo comitato.

mercoledì 5 maggio 2010

Comunicato del Segretario di Circolo: "Referendum Acqua pubblica"

Gussago, 05.05.2010

Carissimi democratici e democratiche,

Il Movimento 5 Stelle di Gussago, tramite il suo sito, ha diffuso informazioni non veritiere, in merito alla nostra attività e posizione sull’acqua pubblica. Venerdi 30 aprile è apparso, infatti, un articolo anonimo sul sito che fa capo al Movimento 5 Stelle gussaghese, di cui vi riporto un estratto:

“Gussago 5 stelle dà il suo sostegno al Referendum “Acqua Bene Comune”, quindi domani mattina dalle 8.00 alle 12.30 vi aspettiamo in Piazza a firmare, ma mi raccomando non sbagliate gazebo!!!! ...altri promuoveranno una raccolta firme, ma niente a che vedere con il Referendum che noi sosteniamo, cioè quello promosso dal “Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua”... Il PD invece promuove la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge naturalmente sempre sull’acqua, ritenendo che il referendum non sia la strada giusta...”

Come probabilmente già sapete, il Circolo del Partito Democratico di Gussago ha scelto di schierarsi apertamente in difesa dell’acqua pubblica. Questa decisione è stata approvata all’unanimità dal Direttivo.

Chiaramente non ci siamo limitati a un sostegno puramente formale, abbiamo immediatamente comunicato al Forum la nostra adesione, tant’è che, NOI (PD di Gussago), compariamo tra i sostenitori del Forum stesso, a livello nazionale.
Abbiamo preso contatti con altre associazioni politiche, quali Sinistra a Gussago e Gussago Insieme e non politiche, del nostro paese, con le quali ci siamo incontrati due volte. All’ultima riunione (venerdi 30 aprile) era presente anche il Movimento 5 stelle con due suoi rappresentanti, in quella sede, si è costituito un Comitato (gussaghese) Promotore del Referendum composto dalle due associazioni politiche sopra indicate, da altre associazioni, ma non dal Movimento 5 stelle, che preferisce fare da se.

Ovviamente sono liberissimi di prendere le loro decisioni e pur non condividendo, non ci siamo sognati, ne ci sogneremmo mai di screditarli, e di accusarli, con le loro scelte, di non fare l’interesse della causa “Acqua Pubblica”.

Esigiamo però, rispetto e verità!
Verità, perché il Movimento 5 stelle di Gussago, sapeva e sa, che noi sosteniamo, con convinzione e senza paura di collaborare con altri, il Referendum, sapevano, che il 1 maggio saremmo stati in Piazza a raccogliere le firme, proprio come loro. Sapevano, perché erano presenti alla riunione.
Pretendiamo rispetto e verità, per gli oltre 100 gussaghesi e non, che sabato hanno posto il loro sostegno al Referndum, firmando al nostro gazebo.

A noi non interessa la bandiera che sventola sopra i gazebo in cui si va a firmare, per noi, non esistono gazebo giusti e sbagliati, perché l’obiettivo è lo stesso, difendere l’acqua pubblica e lo strumento è identico, il Referendum.

Cari saluti

Il Segretario
Chiara Delorenzi

domenica 2 maggio 2010

 
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GUSSAGO - PD - REFERENDUM ACQUA

GRAZIE AI 120 CITTADINI DI GUSSAGO CHE IERI, SABATO 1 MAGGIO, HANNO FIRMATO PER IL REFERENDUM CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA.

IL CIRCOLO PD DI GUSSAGO HA DECISO DI ADERIRE ALLA CAMPAGNA NAZIONALE "ACQUA BENE COMUNE" INDETTA DAL FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA.

INSIEME AD ALTRE IMPORTANTI REALTA' LOCALI NEI PROSSIMI DUE MESI SI IMPEGNERA' A PROMUOVEREALTRE INIZIATIVE PER RACCOGLIERE LE FIRME.
CHI VOLESSE PARTECIPARE ALLA CREAZIONE DI UN COMITATO A GUSSAGO (SIA COME ASSOCIAZIONE CHE COME SINGOLO CITTADNO) CI TROVERA' VENERDI' 7 MAGGIO PRESSO IL CENTRO PADRE MARCOLINI (CASAGLIO)ALLE ORE 20.30 (saletta lato campetto sintetico)
per info: 339-6262896 (Giovanna)

venerdì 30 aprile 2010

1 maggio a Montichiari

A TUTTE LE LAVORATRICI ED I LAVORATORI
un augurio per questo importante primo maggio
e l'invito a partecipare.



Giovanna Poli -
PD GUSSAGO


giovedì 29 aprile 2010

BILANCIO PROVINCIALE - Bresciaoggi

Emendamenti, in Broletto al via la «missione impossibile» CONSIGLIO PROVINCIALE. Sono 381. Ma ieri, dalle 9.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 19, ne sono stati discussi solo 37
L'opposizione, che ne ha presentati 354, nega di voler fare ostruzione. Ma quella che porterà a votare il Bilancio 2010 sarà una vera e propria maratona 27/04/2010e-mailprint
A
In alto: Daniele Molgora e Bruno Faustini. In basso: Giorgio Bontempi Non c'è l'accordo che qualcuno ventilava la settimana scorsa. La maratona per l'approvazione del Bilancio 2010 del Broletto è appena cominciata, e si annuncia lunga. Gli emendamenti da votare sono 381 e si voteranno uno per uno. I tre giorni previsti per discuterli non basteranno, il Pd ha già chiesto di continuare anche giovedì, che doveva essere di pausa in vista del voto finale di venerdì. Il presidente Daniele Molgora ci scherza su. «Sono abituato a migliaia di emendamenti», dice. Poi «le minoranze devono fare il loro mestiere - aggiunge -, hanno anche buone idee ma il problema è che mancano i fondi».
I capigruppo di opposizione, comunque, negano l'ostruzionismo. La motivazione ufficiale alla montagna di emendamenti sta nel tentativo di introdurre «elementi di scelta politica in un bilancio ragionieristico che taglia indiscriminatamente dappertutto per far quadrare i conti». Il Pd ne ha presentati 183, altri 154 Giulio Arrighini di Lega Padana Lombardia. Sei portano la sigla dell'Idv, e altri 15 dell'Udc. Dall'altra parte ce ne sono 2 di Giampaolo Mantelli (Gruppo misto), uno della Lega Nord e 20 del Pdl.
Ieri mattina alcuni emendamenti dell'Idv Francesco Patitucci (uno dei quali prevede la sospensione dell'autorizzazione e il massimo della multa ai cavatori che non rispettano il limite massimo di escavazione) e del Pdl sono stati approvati all'unanimità, ma contenevano più che altro raccomandazioni. Approvate pure un paio di richieste di Antonella Montini (Pd) per la prevenzione dell'alcol e per migliorare la trasversale Sebino-Valtrompia, attivando il collegamento Polaveno-Brione-Gussago. Ma anche questo non tocca i conti. Tutti quelli che prevedono variazioni di spesa (tanti avanzati dal Pd) sono sistematicamente respinti. Prova del nove, lo stralcio chiesto (e ottenuto) dall'assessore Aristide Peli per accettare un altro emendamento Pd sul contrasto alla violenza sulle donne. L'impianto del Bilancio non si tocca. E su questo la maggioranza si mostra compatta, pur accusata dal Pd di eseguire ordini di scuderia.
Nonostante la lunga maratona, è matematico che non tutti saranno discussi. Il tempo massimo per ciascuno è fissato in 20 minuti, e l'opposizione cerca di prenderseli tutti. Sta di fatto che ieri dalle 9.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 19 ne sono stati discussi 37. Fare i conti è fin troppo facile.
FORSE PASSERÀ SOTTO silenzio anche quello che il Pd considera il più importante tra i 183 presentati. Porta il numero 210 e chiede l'alienazione del 50 per cento delle azioni possedute dal Broletto in Centropadane e Serenissima per rifare un Bilancio più «politico» (peraltro già bocciato pubblicamente da Molgora). Arrighini ammette che tra i suoi, gli emendamenti strumentali sono «i quattro o cinque che correggono la grammatica». Soprattutto «ho cercato di colmare le lacune di un Bilancio privo di indirizzo politico, tanto più grave con un presidente leghista». Tra i tanti, la richiesta di corsi per la sicurezza in aiuto alle aziende in crisi e la proposta di stornare i 4 milioni dell'«inutile» variante di Piffione per completare la tangenziale San Zeno-Brescia.
Per il Pd, Pier Luigi Mottinelli osserva che molti dei loro emendamenti tendono a «ripristinare le competenze della Provincia sul territorio», vedi la proposta di recuperare i 650 mila euro per gli impianti sportivi in 44 piccoli comuni.
Fuori programma con la visita dell'assessore regionale allo Sport Monica Rizzi, fresca di nomina e quasi evocata dal Pd Francesco Maltempi, che aveva annunciato di chiedere a lei i 50 mila euro per il progetto Gioca-sport degli oratori, negati da Molgora. E si boccia pure la diretta tivù delle sedute, che secondo il Pd «indurrebbe la Giunta a una maggiore presenza in aula». D'AZZEO VOTA PER DUE Si vota l'emendamento 13 quando il Pd Maurizio Billante si accorge del voto del capogruppo Pdl Diego Invernici, al momento assente. E protesta. Agli accenni di diniego si alza e: «È stato Antonio D'Azzeo, l'ho visto», esclama. La maggioranza tace. Il presidente Bruno Faustini stigmatizza, ma ricorda che «non esistono sanzioni e la maggioranza non ha necessità di quel voto».

Mimmo Varone

lunedì 26 aprile 2010

BUON 25 APRILE


A TUTTI NOI ... A TUTTI VOI....


ora e sempre resistenza


Lo avrai
camerata Kesserling
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi
non con i sassi affumicati dei borghi inermi
straziati dal tuo sterminio
non con la terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non con la neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non con la primavera di queste valli
che ti vide fuggire
ma soltanto con il silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo
su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi con lo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama ora e sempre
Resistenza.

(p. calamandrei)

sabato 17 aprile 2010

immagini ora silenzio

BRESCIA A SOSTEGNO DI EMERGENCY

BREVI DI POLITICA Il Pd chiede un intervento a tutela dei tre italiani di Emergency

mercoledì 14 aprile 2010

Con un comunicato sull’arresto di sabato mattina all’ospedale di Emergency a Lashkar-gah in Afghanistan dei tre italiani, tra i quali il medico bresciano Marco Garatti, il Pd bresciano “ricorda che Emergency è presente sul territorio afghano dal 1999 e in questi 11 anni ha curato gratuitamente oltre due milioni e mezzo di cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso”.

“Il Partito Democratico bresciano sottolinea come nella confusione il governo italiano si muove con lentezza pachidermica. Lo dimostrano le prime parole sulla vicenda del ministro Frattini che dice: ‘prego veramente da italiano che non ci sia nessun italiano che abbia direttamente o indirettamente compiuto atti di questo genere, perchè sarebbe una vergogna per l'Italia’. Al ministro Frattini hanno fatto seguito le gravi dichiarazione del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha consigliato a Gino Strada di prendere le distanze dai suoi collaboratori. Questo è un grave tentativo di gettare fango su Emergency e sul volontariato italiano, riconosciuto nel mondo come il più generoso e professionale”.

Il Pd bresciano, nella nota firmata dal segretario provinciale Pietro Bisinella,“sostiene convinto la mozione presentata in consiglio provinciale dal proprio gruppo e respinta dalla maggioranza di Destra e ricorda che il governo italiano deve intervenire con la massima urgenza e determinazione, perché i tre operatori di Emergency arrestati dagli afghani devono avere tutta l’assistenza legale e il sostegno necessari, senza ambiguità e senza tentennamenti. E’ davvero incredibile fare i garantisti a oltranza in Italia e non essere altrettanto solerti quando si tratta di tre volontari all’estero. Tanto più che le insinuazioni e le accuse mosse nei loro confronti si stanno rivelando, com'era peraltro evidente fin dall'inizio, fumose, contraddittorie e infondate”.

“Di fronte ad accuse tanto gravi da suscitare incredulità”, conclude il documento, “è indispensabile il più rapido accertamento di quel che è effettivamente accaduto e di chi ne abbia davvero responsabilità, senza gettare ombre sulla preziosa opera sanitaria e umanitaria di Emergency, dei suoi medici e dei suoi operatori. Il Pd Bresciano è vicino alla famiglia del concittadino Marco Garatti e ad Emergency che sono da anni impegnati nell'assistenza delle vittime della guerra e della violenza. Essi meritano fiducia e sostegno e di queste persone l'Italia deve sentirsi orgogliosa”.

giovedì 15 aprile 2010

mercoledì 14 aprile 2010

emergency - Iniziative a Brescia

Comunicato stampa del 14 aprile 2010

Il gruppo Emergency di Brescia sta seguendo con trepidazione la vicenda che ha portato all’arresto di Marco Garatti e di altri operatori di Emergency a Lashkar-gah in Afganistan. Nonostante la gravità della situazione e la mancanza di chiarezza nell’operato delle autorità afgane, i volontari del gruppo di Brescia, assolutamente certi che le accuse rivolte a Marco Garatti siano del tutto infondate, si sentono fiduciosi che l’episodio si risolva per il meglio. Vicini al chirurgo che opera da più di dieci anni negli ospedali di Emergency e alla sua famiglia, cui esprimono grande affetto, sottolineano la professionalità e l’integrità morale di Marco, che sta dedicando la sua vita alla cura dei feriti di guerra con grande generosità e spirito di abnegazione.

In questi momenti sono pervenute numerosissime le manifestazioni di appoggio e di solidarietà a Emergency e a Marco Garatti da parte di enti e associazioni bresciane, che ringraziamo di cuore, mentre dobbiamo prendere atto che il Consiglio Provinciale ha negato una mozione presentata dal Partito Democratico in cui si esprimeva solidarietà al chirurgo, nostro concittadino, “che con una scelta coraggiosa sta rappresentando la parte più buona della società”.

Molti in questi giorni anche gli incontri pubblici e i banchetti del gruppo di Brescia presenti a eventi di natura diversa (consultare il sito www.emergencybs.it).
In particolare ricordiamo la nostra presenza giovedì 15 aprile a Vobarno, sabato
17 aprile a Limone di Gavardo, Castegnato, Montichiari, domenica 18 aprile a Brescia. Venerdì 16 si terrà una manifestazione organizzata dal “Movimento non violento”, in piazza Rovetta alle ore 18, “Un’ora di silenzio” perché siano rilasciati al più presto gli operatori di Emergency.

Sabato 17 si svolgerà una manifestazione nazionale a Roma in piazza Navona a sostegno di Emergency, per la quale il gruppo di Brescia con la collaborazione di CGIL, SPI, FILLEA e FLAI, organizza un pullman per chiunque voglia intervenire. La partenza è prevista dal piazzale della Om in via Volturno a Brescia alle ore 5,45.
Per prenotazioni e informazioni telefonare alla segreteria della Camera del Lavoro al numero 030/3729204, oppure a Emergency 335/1767627 – 333/3289937

Ricordiamo infine che in questi giorni è aperta una sottoscrizione di firme denominata “Io sto con Emergency”, che semplicemente chiede un sostegno all’associazione di Gino Strada in questo momento così difficile. Per aderire bisogna entrare nel sito www.emergency.it. In due giorni sono state raccolte oltre 200.000 firme.

Gruppo Emergency di Brescia

lunedì 12 aprile 2010

Iniziativa ANPI







Il Circolo di Gussago del Partito Democratico, aderisce all'iniziativa dell'Anpi nella presentazione del libro: " I soldati della buona ventura".
Siamo tutti invitati.

Le persone sono anche (e soprattutto) queste. Ringrazio per la bella lezione di dignita'.

Brescia, imprenditore salda i debiti
per far riammettere i bambini a mensa
Alcuni scolari di Adro erano stati esclusi dal servizio perché i genitori non avevano pagato le rette. "Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi, ma un infinito patrimonio di dignità

Brescia, imprenditore salda i debiti per far riammettere i bambini a mensa Una scena del film L'albero degli zoccoli

Ha registrato una svolta, che potrebbe essere decisiva per il futuro, la vicenda della mensa di Adro (Brescia), il comune della Franciacorta dove alcuni bambini sono stati esclusi dal servizio per gli arretrati nel pagamento della rette da parte delle famiglie. Un imprenditore del paese ha saldato tutto il debito pregresso, versando il denaro all'associazione di genitori che gestisce la mensa.

L'imprenditore, che intende rimanere anonimo, ha spiegato il proprio gesto in una lettera diffusa alla stampa. "Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi, ma un infinito patrimonio di dignità - scrive - Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film L'albero degli zoccoli. Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene. E' per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica".

Dalla studentessa Neda al console Zamboni, altri alberi sul Monte Stella, simboli del coraggio universale

Da "Il corriere della sera"

Giardino dei Giusti, sei nuovi «eroi»
Dalla studentessa Neda al console Zamboni, altri alberi sul Monte Stella, simboli del coraggio universale

MILANO - Nella corsa a ostacoli, dove gli ostacoli da superare sono i silenzi, le convenienze e le rassicuranti tenaglie dell'appartenenza ideologica o politica, c'è chi resiste ed è comunque capace di tagliare il traguardo. Sarebbe normale. Invece occorre coraggio. E' quello dimostrato dall'Associazione del Giardino dei Giusti, che oggi aggiunge una stella al suo già luminoso pedigree. Altri sei alberi, nel nome di altrettanti «giusti» sono stati piantati sul Montestella di Milano, lunedì mattina. Una donna, la russa Anna Politovskaja, vittima del proprio audace e temerario lavoro di giornalista che indagava sulle oligarchie del suo paese e sui loro crimini, fu tra le prescelte l'anno scorso. Una donna, la studentessa iraniana Neda Agha-Soltan, martire della resistenza morale di un popolo contro la dittatura, è stata scelta quest'anno, quasi ad indicare la preziosa continuità dei simboli del coraggio universale. Neda, che avrà un albero come Vassiilj Grossman, Mark Edelman, Guelfo Zamboni, Enrico Calamai, Giacomo Gorrini, è caduta il 20 giugno dell'anno scorso: vittima della violenza più ottusa, e oggi diventata l'icona stessa della resistenza. Un'icona globale e invincibile, regina dei blog e dei social-network, che la furia cieca del regime di Ahmadinejad non è riuscita a scalfire, e neppure ad oscurare. Milano la celebra, con il contributo prezioso del Comune e in particolare del sindaco Letizia Moratti, ma sarebbe limitativo pensare che tutto si sia svolto senza ostacoli.

OSTACOLI E BUROCRAZIA - Ci sono stati, eccome, a dimostrazione del fatto che le vittime dei regimi totalitari non sono tutte uguali, come sarebbe giusto ritenere. Il fidanzato di Neda, il dissidente iraniano Caspian Makan, arrestato dopo l'assassinio della ragazza, una volta uscito dal carcere di Teheran è riuscito a fuggire in Canada. Da là, Caspian si è assunto il compito di propagandare il messaggio di Neda, pur essendo contestato da alcuni rappresentanti dell'Onda verde, contenitore principe del dissenso iraniano. Il giovane è stato invitato a parlare alla Commissione esteri del Senato italiano; da Roma è partito per Israele, dove è stato ricevuto dal presidente Shimon Peres. Grave affronto per il regime di Teheran. Il fidanzato di Neda è poi rientrato in Canada. E qui è stato raggiunto dalla telefonata del presidente di Gariwo (il Comitato dei Giusti) Gabriele Nissim, che lo ha invitato a Milano. Proposta accettata con gioia. Solo che c'era il problema di un nuovo visto italiano. Il nostro consolato a Toronto ha risposto burocraticamente che non c'erano i tempi tecnici. Facendo però sapere sottovoce che, se il ministero avesse voluto, tutti gli ostacoli sarebbero stati superati. Anche il sindaco Moratti si è rivolta alla Farnesina. Risultato: Caspian Makan oggi non era a Milano. Tempi troppo stretti, naturalmente. Chiariamo: Caspian sarà pure un personaggio discusso. Ma che nessuno osi toccarci Neda, per favore!

Antonio Ferrari