sabato 26 dicembre 2009

AUGURI a tutti i LAVORATORI che non sanno se l'anno nuovo porterà ancora lo STIPENDIO!

I ricercatori precari dell'Ispra sono stati 'chiusi dentro', e il senatore Marino
stamattina ha dovuto scavalcare i cancelli con la troupe del Tg3 per raggiungerli
Natale sul tetto o in fabbrica
per precari e cassintegrati
I dipendenti della Fiat di Pomigliano occupano dal 16 il municipio
Oggi la messa con il vescovo di Nola. Presidiano la fabbrica anche i dipendenti Eutelia
di ROSARIA AMATO
Natale sul tetto o in fabbrica per precari e cassintegrati

I precari sul tetto dell'Ispra

ROMA - Natale in fabbrica, o sul tetto, o all'interno del municipio occupato da giorni: i figli dei precari e dei cassintegrati della Fiat, dell'Ispra, di Agile, del pastificio Russo, non hanno chiesto quest'anno a Babbo Natale un giocattolo, ma il posto di lavoro per i loro genitori. Che anche nella notte tra il 24 e il 25 dicembre hanno continuato a presidiare il posto di lavoro, sperando che il clamore suscitato dalle loro vicende possa portare qualche novità positiva nel 2010.

Ispra: cancelli chiusi, niente cibo. Per i ricercatori precari dell'Ispra (l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale istituito nel 2008) l'unica novità è stata la chiusura dei cancelli, con divieto assoluto a chiunque di entrare negli spazi dell'Istituto tranne che per motivi di emergenza. Tanto che questa mattina il senatore del Pd Ignazio Marino, che già ieri aveva annunciato che avrebbe passato il Natale con i duecento precari che il 31 dicembre perderanno il posto di lavoro (come già altri loro 200 colleghi nel giugno di quest'anno), per raggiungere i ricercatori che protestavano ha dovuto scavalcare i cancelli.

"Per ora abbiamo ancora un po' di provviste - dice Massimiliano Bottaro, uno dei ricercatori precari che da 32 giorni sta occupando il tetto dell'Ispra, per protestare contro lo smantellamento di fatto dell'Istituto - e per i prossimi giorni ci arrangeremo, vorrà dire che andremo in controtendenza, anziché ingrassare a Natale per un eccesso di pranzi e cene, dimagriremo un po'...".

Battute a parte, la chiusura dei cancelli dell'Ispra è stata vista dai ricercatori in sciopero come l'ennesimo atto di disattenzione e di prepotenza: "Siamo stati sentiti in Commissione Ambiente sia della Camera che del Senato, due giorni fa finalmente dopo 30 giorni d'indifferenza c'è stato il comunicato del ministro Prestigiacomo - ricorda Bottaro - che si è mostrata molto aperta nei nostri confronti, c'invitava a scendere dal tetto e chiedeva però al governo di valorizzare l'ampio valore delle competenze dell'Ispra. Fino a ieri quindi c'era un clima disteso. Poi ieri s'è cominciato a parlare di sgombero, e dopo lo sgombero ci è stata annunciata la chiusura dei cancelli, che di fatto ci isola dal resto del mondo. Si sono uniti alle nostre proteste l'onorevole Madia, il Tg3, che segue la nostra protesta, il sindacato RDB Cub. Per cui alla fine ieri sera i cancelli sono rimasti aperti, ma questa mattina li abbiamo trovati chiusi. In teoria, non possono passare neanche le persone che vengono a portarci generi di prima necessità, possono entrare solo le persone autorizzate dalla struttura commissariale. Oggi aspettiamo ancora visite di esponenti politici che ci hanno dichiarato la loro solidarietà: alle 15 Furio Colombo, alle 17 Roberto Della Seta, attuale presidente di Legambiente. Siamo anche sorvegliati dalle forze dell'ordine, c'è una pattuglia in borghese. Non capiamo il perché di un atteggiamento così chiuso nei nostri confronti. Noi siamo gente che ha sempre lavorato dentro lo Stato. E per il primo gennaio, quando i nostri contratti saranno scaduti e non avremo più titolo per rimanere qui, a questo punto temiano lo sgombero".

A Pomigliano gli operai in municipio. Anche a Pomigliano d'Arco, in Campania, ci sono 92 lavoratori precari della Fiat che stanno per perdere il posto di lavoro, e che dal 16 dicembre occupano il municipio della città. Con loro, oltre al sindaco, si è schierato anche il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, che oggi alle 18 celebrerà la messa di Natale nel municipio insieme agli occupanti e alle loro famiglie. Il problema non è solo di coloro che stanno per perdere il posto di lavoro: anche gli altri 5000 dipendenti sono da tempo in una situazione estremamente incerta, lavorano sì e no una settimana al mese, e per il resto c'è solo la Cassa Integrazione.

Le assicurazioni dell'amministratore delegato della Fiat, fatte il 22 dicembre nel corso dell'incontro con il governo a Palazzo Chigi, non li hanno affatto tranquillizzati: "Il 30 avremo un nuovo incontro in prefettura, con il prefetto, i sindacati e un paio di sindaci che ci sono vicini. Però non vediamo novità immediate, - spiega Domenico Loffredo, Rsu della Fiom - continuiamo a lavorare tre giorni, quattro mesi al mese al massimo, e dalle dichiarazioni che sono state fatte a Palazzo Chigi penso che questa situazione andrà avanti per un bel po'. Certo, nel 2012 dovremo entrare nel ciclo produttivo della Panda e lavorare un pochino di più. Però intanto l'altro modello che abbiamo, la 159, tra due anni sarà finito, ci ritroveremo probabilmente nella stessa situazione, visto che la 147 è ormai praticamente dimessa. Siamo preoccupati, non vorremmo che parlare della Panda fosse solo un modo per tenerci buoni nel frattempo".

Intanto, gli operai di Pomigliano, nonostante abbiano dormito nel municipio, con le loro proteste, non hanno rinunciato al pranzo della vigilia di Natale: "C'è un presidio permanente, ma abbiamo voluto fare lo stesso una minicena di Natale. Anche oggi saremo lì tutta la giornata, e alle 18 ci sarà la messa con il vescovo".
Anche gli operai Fiat di Termini Imerese, stabilimento che verrà chiuso entro il 2011, come ha annunciato Marchionne, hanno organizzato scioperi e proteste anche per i giorni di festa.

Eutelia: "Rimaniamo nell''azienda". Anche i dipendenti dell'Agile (ex Eutelia) di Pregnana Milanese sono rimasti all'interno dell'azienda, occupata da quasi due mesi. Lo hanno deciso ieri, durante l'assemblea organizzata dai sindacati per "valutare le forme di mobilitazione" dopo la decisione del Tribunale civile di Roma di disporre il sequestro dei beni dell'azienda e di nominare tre custodi per gestire l'ordinaria amministrazione. "Siamo soddisfatti di questo passo avanti - ha detto Angelo Pagaria, delegato della Fiom-Cgil - e ci auguriamo di incontrare i custodi subito dopo Natale. In questa fase bisogna agire molto velocemente, ripristinare le attività produttive, saldare i debiti con i fornitori e garantire ai dipendenti, da mesi senza stipendio, il pagamento degli arretrati".

I lavoratori rimarranno però in presidio "fino a quando non verranno date garanzie alle 200 persone che rischiano il licenziamento nello stabilimento di Pregnana", che conta circa 400 dipendenti. "Rimaniamo nell'azienda in turni di 10-15 persone, e qualcuno di noi trascorrerà il Natale in presidio. Porteremo spumante e panettone - ha concluso Pagaria - e cercheremo comunque di festeggiare".

Buon Natale

A tutti i cittadini gussaghesi ed a tutti quanti seguono il nostro blog,
a tutti i Democratici,
a tutti i nostri Avversari Politici,
a Tutti quanti auspicano un'Italia migliore
vogliamo augurare un Felicissimo Santo Natale.

domenica 6 dicembre 2009

NO B-DAY

Rosy superstar. Il Pd c'è, sfila l'opposizione

di Maria Zegarellitutti gli articoli dell'autore

«Rosy, per fortuna ci siamo. Hai sentito quanta gente ha detto “se non foste stati qui ci saremmo sentiti orfani”?». Dialogo fra Giovanna Melandri e Rosy Bindi, alle sei del pomeriggio. Per fortuna ci sono andati i leader del Pd, si ripetono tra di loro, perché questa rivoluzione viola che è arrivata dal mondo virtuale e si è imposta in quello reale è imponente, molto di più di quanto si aspettavano gli organizzatori, molto di più di quanto vi racconteranno i tg e il bollettini della questura e del Viminale. Per fortuna che c’erano i leader del Pd, dal suo presidente, Bindi, al vice Scalfarotto, all’ex segretario attuale capogruppo alla Camera Dario Franceschini, a Ignazio Marino, Paola Concia, e tanti altri ancora. Perché quando attraversano il corteo il popolo Pd - un sacco di gente - li riconosce e va a ringraziarli.

Il popolo e le bandiereUn popolo discreto e rispettoso della manifestazione «che non è dei partiti ma della società civile», arrivato senza le bandiere perché così era stato deciso e invece una volta qui si accorge che l’Italia dei valori ne ha portate a pacchi, come i cappellini. Idem Rifondazione comunista, Sl, i Verdi. E così capita che Silvana, del circolo Pd di Trastevere, cuore rosso di Roma, fa un cenno ai suoi ed ecco che ne spuntano una trentina, salta quel telo viola dallo striscione e campeggia la scritta Pd. Rosy Bindi fatica a farsi largo, la fermano ad ogni passo. «Rosy sei l’unica con le palle», le grida un ragazzo, e lei «lo prendo come un complimento». Due giovani stranieri le offrono una birra, ragazzi di Bergamo vogliono le foto. «Sei grande presidente, però certo Bersani poteva pure esserci...». «Bersani è qui», porta la mano sul cuore, «non c’è, non c’è» le risponde un gruppo di donne. Il «partito è qui, c’è n’è tanto in questo corteo», risponde una, due, cento volte. Non le piacciono tutte queste bandiere, «non è giusto che i partiti siano arrivati con le loro bandiere, dovevano venire con il viola o fare come me, un nocciola neutro. Bisogna avere rispetto di questo popolo, di tutta questa società civile che oggi è qui».

Poco più indietro Ivan Scalfarotto dice che non ci sono polemiche perché, è stato giusto così: esserci senza metterci il cappello. E però che fatica trovare la collocazione senza rischiare di finire sotto le bandiere dell’Idv o di Rifondazione. Così capita anche che la Bindi per sfuggire la falce e il martello finisca tra i «viola» - «perchè sono di sinistra ma non comunista» -senza accorgersi in tempo che dietro c’è un cartello con su scritto «Berlusconi tromba meno». Atletico scatto in avanti. Applausi quando arriva Dario Franceschini che si piazza affianco a Marino, «il congresso è finito», scherzano.«Ci sono tantissimi giovani, è una novità straordinaria», commenta Franceschini con Jean Leonard Tuadì. «Per fortuna che ci siete»: se lo sentono dire un’infinità di volte. Perché loro, quelli che vogliono ancora credere sia possibile mandare a casa il premier ci sono e hanno invaso la capitale per dimostrarlo. E non sono «un popolo di frustrati», come qualcuno nel centro destra vorrebbe sostenere, «è un popolo di indignati», precisa Bindi. «Indignazione costruttiva», la definisce Debora Serracchiani.

I partiti Parecchi striscioni più avanti, sotto il fiume di bandiere Idv, c’è Antonio Di Pietro. Dice che oggi non vuole fare polemica con il Pd e Pierluigi Bersani. Forse lo farà da domani perché le elezioni regionali sono alle porte, le alleanze ballano sul tavolo dei partiti. Idv o Udc con il Pd? Ecco, se ne riparla domani. «Oggi è la prima giornata di resistenza attiva prima di dare la spallata finale a un governo piduista e fascista», dice Tonino. Paolo Ferrero invece fa polemica con il Pd: «Hanno scelto di non aderire,mi sembra un errore grave, ormai l’opposizione la fa il paese». Oliviero Diliberto si gode la piazza «Se ci fosse tutta l’opposizione saremmo ancora più forti, forse il Pd si sarà pentito di non aver aderito». No, Pierluigi Bersani non si è pentito. Dice: «Questa gente dimostra che era giusto non metterci il cappello sopra. Al Pd come partito adesso spetta tradurre questa energia contro in un’alternativa a Berlusconi. Ed è quello che faremo».

venerdì 20 novembre 2009

Economia, lavoro, stranieri il Pd riparte dalla Bassa

giovedì 19 novembre 2009
Nel presentarvi l'articolo di BresciaOggi relativo all'incontro di venerdì 20 novembre a Pompiano (con la partecipazione di Debora Serracchiani) approfitto per ringraziare gli amici del PD di Pompiano e in particolare il coordinatore del circolo locale Mario Armanini, per averci coinvolto in questa interessante ed utile iniziativa. (M.B.)
Duplice appuntamento, promosso dal circolo del Partito Democratico di Pompiano in collaborazione con gli organismi provinciali. Con due iniziative, intende sensibilizzare i cittadini al dialogo ed al confronto per riprendere a parlare di politica sul territorio. I due convegni si svolgeranno il 20 novembre e il 4 dicembre nell'auditorium delle scuole medie in via Ortaglia con inizio alle ore 20.30.
Il tema affrontato nella prima serata sarà «Il Pd e la situazione politico-economica italiana» con relatori l'onorevole Debora Serracchiani (parlamentare europeo), l'onorevole Emilio Del Bono (capogruppo consiliare di Brescia del Pd), Matteo Meroni (imprenditore), Giovanni Armanini (giornalista della redazione economia di Bresciaoggi), coordinati da Mario Armanini, portavoce del locale circolo.
Nel secondo appuntamento si parlerà invece di «Immigrazione ed integrazione: si può fare?» Interverranno: padre Mario Toffari (direttore Ufficio diocesano pastorale dei migranti), Franco Valenti (presidente della Fondazione Piccini per i diritti umani), Elena Frantujani (copresidente dell'Anolf di Brescia), moderati dal giornalista Tonino Zana, inviato del Giornale di Brescia. «E' per noi un vero piacere ospitare a Pompiano l'onorevole Debora Serracchiani - ha osservato Mario Armanini -. Quando l'ho invitata, ha accettato subito in quanto la sua azione politica si basa proprio sul contatto diretto con il territorio».
«Le due serate - gli fa eco Rossella Olivari del gruppo "Semplicemente democratici" - hanno lo scopo di coinvolgere i cittadini su temi importanti. Non si può restare in silenzio, vittime della televisione. Non è accettabile sentirsi dire dalla gente "tanto siete tutti uguali". Il progetto del Pd va spiegato, partendo dai circoli locali per ritornare ad essere protagonisti nelle nostre comunità». Per informazioni è stato attivato il sito internet www.pdpompiano.rabu.it.
Pubblicato da Massimo a 19.05

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Coccaglio, il "Bianco Natale" e la lega...



la Repubblica.it

Bossi: tutto legale. Bagnasco: accoglienza, è il dna della Chiesa
Gli amministratori di Coccaglio: abbiamo speso più per gli stranieri che per gli italiani
Viaggio nel paese di White Christmas
"I nostri figli hanno troppi amici neri"
dal nostro inviato SANDRO DE RICCARDIS

Viaggio nel paese di White Christmas "I nostri figli hanno troppi amici neri"
COCCAGLIO (Brescia) - Un anno fa, per John, il Bianco Natale è stato il concerto gospel nella parrocchia Santa Maria Nascente. È stato quelle lunghe notti di prove con i suoi amici del centro storico, ghanesi come lui, e coi senegalesi che arrivavano in chiesa dai condomini di via Castrezzato, gli unici palazzi in questo comune tutto ville e villette. "Un anno fa - dice ora John - il Bianco Natale era anche la mia festa. Io sono cristiano. Avevamo organizzato il concerto perché sappiamo che quel tipo di musica gli italiani la conoscono poco, la vedono solo in televisione". Poi John smette di parlare. Affonda il mento nella sua sciarpa rossa, gialla e verde come la bandiera del suo paese. "Quest'anno invece ci dicono che a Natale dobbiamo andare via".

A Coccaglio, il comune bresciano che con l'operazione "White Christmas" ha inaugurato la caccia al clandestino in nome del Natale, John e i suoi amici sono ormai un quinto della popolazione. Negli uffici del municipio c'è un grafico affisso al muro, che si arrampica ripidamente verso l'alto e mostra il terremoto etnico degli ultimi dieci anni. Aprile '98, 177 stranieri. Aprile 2009, 1583, su poco meno di settemila abitanti. Un'onda di migrazione che ha invaso questo borgo antichissimo e il suo centro storico che sembra rimasto immobile nel suo passato. Col castello romano ricamato di luci, la vecchia pieve dove ogni tanto si celebra messa, il monumento al madrigalista del '500 Luca Marenzio, proprio al centro della piazza che dal musicista prende il nome e divide due pezzi di città. Da una parte la caffetteria Ketty e il bar Al centro, vetrine lucide, arredi pettinati, clientela da middle-class di provincia. Dall'altra il bar Castello, comprato e gestito dai cinesi, frequentato soprattutto da stranieri. "Il nome lo conoscevo, "White Christmas", ma sinceramente non ci ho mai fatto caso - dice Romina, dietro il bancone della caffetteria Ketty - il problema è che del Natale a loro non gliene frega niente. Il nome forse è sbagliato, ma l'operazione, quella no. Loro qui non ci vengono. Perché fortunatamente con gli immigrati non ho mai attaccato". Il bar è un posto tranquillo. Entrano ed escono i clienti. Quattro sono seduti al tavolo. Arriva anche Monica, l'estetista del negozio accanto. "I miei figli hanno solo amici extracomunitari. Uno ha 14 anni, l'altro 12. Vanno in giro sempre con due romeni e due africani. A Coccaglio sono tantissimi. Io però non voglio che escano con questi. È razzismo questo?". Ma una ragione vera non c'è. "Mi chiede perché? Perché no. Non mi va. Non mi vanno nemmeno i loro genitori".

Mentre nel paese si discute e si commenta, l'amministrazione ha scelto il silenzio. Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi dice che "il Comune ha applicato la legge, anche se non c'era bisogno di chiamare l'operazione "White Christmas", si poteva chiamare "Natale controllo della regolarità". E il sindaco Franco Claretti e l'assessore alla Sicurezza Claudio Abiendi, "leghisti dalla fondazione del partito", preferiscono non commentare. "Aspettiamo che Maroni riferisca in Parlamento, poi faremo anche qui una conferenza stampa" dice l'unico rappresentante in municipio dell'amministrazione, l'assessore alle politiche sociali Agostino Pedrali. "Da quando ci siamo insediati, a giugno, abbiamo speso più per gli stranieri che per gli italiani: 89mila euro contro 43mila". "Solo propaganda - replica il capogruppo del centrosinistra, Claudio Rossi - Su 150 alloggi da assegnare, solo due sono andati a stranieri".

Sui controlli in nome del Natale che hanno fatto indignare la politica e i cattolici, il presidente della Cei, il cardinal Angelo Bagnasco, di nuovo ha spiegato che "la Chiesa ha nel suo dna più profondo, sull'esempio della luce di Gesù Cristo, il tema dell'accoglienza, del dialogo. Questo non significa, assolutamente, andare contro la sicurezza, altro diritto e dovere di tutti cittadini". Per trovare un po' di dialogo basta spostarsi poco più in là, alla periferia del paese, in via Mattei, al bar tabaccheria May Day. In centro lo chiamano il "bar dei kosovari", ma a versare grappa e litigare con la macchinetta del caffè c'è Andrea Cavallini, "purissimo bresciano", la moglie, clienti italiani, albanesi, macedoni e kosovari. "Lavorano tutti, chi fa l'operaio, chi il muratore. Tutti in regola e lavoratori. Ma da qualche settimana sono tutti a spasso. I cantieri sono fermi per la crisi". Andrea, che è amico e un po' il padre di tutti i ragazzi slavi, si è tenuta la tabaccheria e ha ceduto a loro il bar. "A me l'iniziativa non è piaciuta. Ma il metodo è terribile. Ti spediscono una lettera, se non rispondi entrano in casa, vedono se hai clandestini. Si faceva così ai tempi del Duce, lo faceva anche Stalin. Vogliamo tornare lì?". Se chiedi ai giovani kosovari dell'operazione "White Christmas" smettono di giocare a calcio balilla e spengono i sorrisi.

"Il problema non sono i controlli e nemmeno il nome - dice Mergan - è il momento. Perché ora c'è il rischio che con la perdita di lavoro si perda anche la possibilità di rinnovare i documenti. È vero, c'è il sussidio di disoccupazione. Ma si può chiedere una sola volta. Poi, dopo, cosa si fa con la moglie e i figli che sono nati qui, a Coccaglio". Mergan ha 38 anni, è arrivato in provincia di Brescia undici anni fa, si è sposato e ha ora quattro ragazzi. La sua è la storia di tanta immigrazione, impiegata nei cantieri edili tra Bergamo e Brescia, alla Scab che produce mobili, alla Bialetti delle famose caffettiere, nelle tante officine meccaniche. "Non lavoro da mesi - dice Megan - . Sono gli italiani a non chiamarmi più. Se va avanti così, e poi un giorno vengono a farmi un controllo, cosa succede?".

giovedì 19 novembre 2009

Riaperta d’urgenza
la Repubblica di Salò
di Marco Travaglio


Ieri il piccolo duce ha smentito di aver mai pensato
alle elezioni. Dunque, vista la sua innata sincerità,
ci sta pensando seriamente. Per ora manda avanti
l’apposito Schifani, ventriloquo da riporto, per
vedere l’effetto che fa. Perché lo faccia, è lampante:
come nel 1992 il crollo della Prima Repubblica ne
scoperchiò la scatola nera sversando i liquami di
Tangentopoli e Mafiopoli, così ora salta il tappo della
cloaca politico-affaristico-mafiosa denominata Seconda
Repubblica. Le tubature non tengono più, i miasmi si
spandono dappertutto. E non passa giorno senza che
questa o quella procura s’imbatta, anche
involontariamente, in un condotto della Fogna delle
Libertà. In Campania l’arresto di Cosentino & C. A
Palermo Spatuzza, Grigoli e Ciancimino jr. parlano di
Dell’Utri e Berlusconi ai tempi delle stragi e delle
trattative. In Puglia c’è Giampi col suo harem di escort
bipartisan. A Milano mister Grossi, re delle cosiddette
“bonifiche ambientali”, è in carcere con la moglie del
vicecoordinatore nazionale del Pdl Abelli, e dietro la
porta gli amici Formigoni, Lupi, Gelmini e Berlusconi
tremano all’idea che qualcuno parli. Intanto saltan
fuori gli altarini della Arner, la banca svizzera usata da
noti mafiosi per riciclare soldi sporchi (indovinate di
chi è il conto corrente numero 1). Non c’è “d i a l o go ”,
riforma della giustizia, processo breve o morto,
prescrizione-lampo che sia in grado di fermare l’onda
nera. Il dialogo fa le pentole, ma non i coperchi. E non
c’è coperchio che possa richiudere il pentolone.
Qualcuno a questo punto obietterà che, al ducetto, le
elezioni servirebbero a poco: guadagnerebbe un po’ di
tempo e, casomai le rivincesse lui, si libererebbe pure
di Fini, ennesimo nemico interno dopo il Bossi
modello-base, Follini, Casini e Veronica. Peccato che
Fini oggi sia popolare almeno quanto lui (infatti i
sondaggi sono miracolosamente scomparsi dagli house
organ, che fino a due mesi fa ce ne rifilavano tre al
giorno). Ma non c’è più nulla di razionale nel disperato
agitarsi di questo pover’ometto in perenne fuga dal suo
passato. Come Hitler nel bunker e Mussolini a Salò, il
ducetto è solo, assediato dai suoi incubi e circondato di
servi sciocchi (quelli furbi sono in fuga da un pezzo).
Una Salò all’amatriciana, anzi alla puttanesca: al posto
dei giovanottoni sadomaso di Pasolini, le girls di
Tarantini. Roberto Feltrinacci incita alla pugna finale
ripetendo a pappagallo la pietosa bugia: “Il popolo è
con Te, o Duce, dall’Alpi al Lilibeo, ma non osa
manifestarlo e ti adora in silenzio”. Il feldmaresciallo
Alfred Sallusting, cranio lucido e pallore nibelungico,
stretto nel suo impermeabile di pelle nera esorta
all’estrema resistenza, armi in pugno e baionetta fra i
denti. Il principe grigio Junio Valerio Belpietro, pancia
in dentro e mento in fuori, invoca lo spirito
sansepolcrista e la fucilazione di Galeazzo Fini e degli
altri traditori a Verona. Nicola Bombaccicchitto, l’ex
socialista passato a destra, lancia il cappuccio oltre
l’ostacolo, ma alla fine cade in disgrazia, sospettato di
collusioni con la massoneria per via della sua
collezione di grembiulini e compassi. Augusto
Pavonzolini, dal palazzo dell’Eiar, distrae le masse con
culi, tette e balle a volontà. Lo aiuta il figlio segreto del
Duce, tale Bruno, che è tutto suo padre e, mentre
l’impero crolla, parla a “Lupa a Lupa” delle orecchie dei
cani. Claretta Bondi, vinta la concorrenza di Angelica
Carfagnanoff, lacrima e si dispera giorno e notte,
pronta a tutto pur di fare da scudo all’Amato, anche a
intercettare col suo corpo le raffiche partigiane.
Intanto il dottor morte Niccolò Ghedini, curvo nel
laboratorio dell’impunità su provette, serpentine e
alambicchi fumanti, prova e riprova la formula
dell’arma segreta, che non arriva mai e, quando arriva,
non funziona. Disperso, al momento, il camerata
Capezzone. Ma niente paura: non lo cerca nessuno.

martedì 17 novembre 2009

Cè non ce l'ha piu duro

LA STAMPA
15/11/2009
JACOPO IACOBONI
INVIATO A BRESCIA


Il "leghista d'assalto" convertito da Di Pietro

Alessandro Cè, l'ex capogruppo leghista alla Camera, in procinto di candidarsi nella lista di Antonio Di Pietro
Alessandro Cè sarà candidato dell'Italia dei valori


Un cavallo alato, un democristiano stringato, un ex capogruppo della Lega che passa all’Italia dei Valori... fenomeni concepibili nella mitologia greca. O nella politica italiana. Ma Tonino ha abituato a varcare le meraviglie del possibile.

La notizia è apparsa su un quotidiano locale di Brescia, e scientemente non è stata smentita dall’interessato: Alessandro Cè, l’ex capogruppo leghista alla Camera dei deputati, indimenticato medico della Valtrompia che disse «tifo Croazia, non Italia», l’uomo che fece sognare ai padani i lavori forzati per i clandestini (poi scavalcato solo da Gentilini, che voleva travestire gli immigrati da leprotti e aprire le cacce), bossiano della primissima ora e protagonista, alla pari con Giorgetti, di alcune tra le più memorabili giornate della storia di Montecitorio, starebbe per partecipare alla corsa per le regionali in Lombardia: ma con l’Italia dei Valori. Nel partito dell’ex pm confermano, «vorremmo candidarlo nella provincia di Brescia per le regionali del 2010». Lui per ora non fa annunci, con chi lo cerca si limita a glissare, «è ancora prematuro parlarne». Ma a Brescia danno la cosa per fatta.

Sarebbe, salvo sorprese, uno degli innesti più affascinanti nella pur varia situazione italiana, autori Tonino, il più vispo general manager dell’attuale calcio-mercato, e questo cinquantaquattrenne chirurgo così amato, a suo tempo, dal Senatur. Fu Cè a tacciare Ciampi, allora al Quirinale, di «populismo» per aver chiesto incentivi allo sviluppo del Sud; sempre Cè a chiamare «traditore» Fini quando ipotizzò il voto agli immigrati; ancora lui a litigare con Publio Fiori, che presiedeva la Camera al posto di Casini, a botte di «vergogna vergogna» perché l’altro aveva interrotto i leghisti; via via gli animi si surriscaldarono leggerissimamente. Cè finì poi espulso assieme al fido Giorgetti.

Quella volta a Montecitorio i commessi a momenti le prendevano dal gruppo del Carroccio. Non successe invece quando Beppe Pisanu, allora ministro dell’Interno, andò alla toilette, dicono, in segno di civile dissenso mentre i leghisti in aula gridavano che stava fornendo cifre false sull’immigrazione: Cè gli corse dietro; secondo gli stenografi, esortandolo a vergognarsi «con le più colorite espressioni». Chi lo conosce giura: «Uomo tranquillissimo. Sereno». Ecco, in comune con Di Pietro ha la passione; e la pratica di mostrarsi, sempre, antipolitico «tra la gente».

Fu, raccontano, uno degli inventori della formula «Roma ladrona», certo è uno di quelli che più l’hanno pronunciata in aula. La Gialappa’s, ingenerosa, gli diede dell’ «europirla». Rispose chiamando «razziste» le reti Mediaset (in questo, dipietrista di fatto). Fu visto piangere il giorno del malore di Umberto Bossi, che peraltro spesso lo mandava avanti, smussandone ex post i propositi bellicosi. Aveva però rotto di brutto col suo mondo, non solo la Lega. Assessore alla Sanità in Lombardia fin dal 2005, Cè ha lasciato l’incarico nel 2007, scontrandosi prima con Formigoni, e poi col suo amato Carroccio. Accusò: «E’ diventato un partito di Palazzo che sta coi poteri forti». E fondò il movimento Cristiani e federalisti, crocefissi e visite al dio Po.

Ora Di Pietro lo elogia solenne, «Cè ha rotto con la sua parte proprio perché sulla sanità vedeva una gestione non trasparente». Nulla è dunque precluso, nel futuro che ci apprestiamo a vivere, alla strana coppia.

domenica 15 novembre 2009

Aggiornamento sito

Aggiornato il sito del Partito Democratico di Gussago. Inserite le fotografie dell'Assemblea Nazionale vedi.... e dell'Assemblea Regionale vedi...

venerdì 13 novembre 2009

GUSSAGO: IN PIAZZA A FEBBRAIO, per ricordare che siamo anche un paese di cittadini "CONTRO IL RAZZISMO"

BREVI DI BIANCA
Un'ora di silenzio contro il razzismo
sabato 07 novembre 2009
(red.) Un’ora di silenzio per dire sì “all’uguaglianza di diritti per tutte le persone, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3 della Costituzione), per affermare la libertà di accoglienza per bambini, donne e uomini, e sostenere la fratellanza di popoli e culture.
E’ la proposta della Carovana dei diritti e del Tavolo della pace Franciacorta monte Orfano rivolta ai cittadini bresciani sensibili ai problemi del razzismo, che oggi, secondo l’associazione, è in fase di recrudescenza e si lega ai flussi
migratori e alle intolleranze nei confronti delle minoranze religiose e sessuali.
“Anche la società italiana e le nostre città” afferma la Carovana dei diritti, “ sono attraversate da preoccupanti spinte razziste e di carattere xenofobo nei confronti soprattutto dei migranti, della popolazione rom e degli omosessuali".
Particolarmente preoccupante è il caso italiano: presentando l'ultimo rapporto, Amnesty international ha rilevato infatti "una pericolosa china razzista" del nostro paese, mentre diverse iniziative promosse dalle associazioni della società civile cercano di contrastare le campagne di criminalizzazione degli immigrati e dei rom, spesso istigate da talune formazioni politiche e sostenute da potenti mass-media, e ad aprirsi senza paura agli altri difendendone i comuni diritti”.
Più di quattro milioni di persone di origine straniera vivono oggi in Italia, lavoratori che, sostengono gli organizzatori dell’iniziativa, sono di aiuto all’economia del Paese e cercano di integrarsi nella comunità italiana. Persone spesso vittime di pregiudizi e usate come capri espiatori specialmente quando aumentano l’insicurezza economica e il disagio sociale.
“Una società che si chiude sempre di più in se stessa” si legge nel programma del tavolo per la pace, “che cede alla paura degli stranieri e delle differenze, è una società meno libera, meno democratica e senza futuro”.
Per tutelare il diritto di ognuno alla libertà viene proposto un momento di silenzio e di riflessione che la Carovana dei diritti porterà nelle piazze bresciane a partire da domenica 29 novembre a Rovato, in piazza Cavour dalle ore 10 alle 11.
Stessa iniziativa domenica 20 dicembre a Coccaglio in piazza Luca Marenzio alla stessa ora, domenica 31 gennaio 2010 sarà la volta di Chiari, dove la Carovana dei diritti sosterà dalle 10, 30 alle 11, 30 in piazza Zanardelli. A Gussago appuntamento in piazza Vittorio Veneto dalle 10 alle 11 di domenica 28 febbraio 2010. Ultima tappa domenica 28 marzo 2010 a Cologne, in piazza Garibaldi dalle 10 alle 11.

domenica 8 novembre 2009

Un "partito riformista che vuole le riforme". Rosy Bindi presidente.

Bersani: 4 punti per cambiare l'Italia


Superamento del bicameralismo perfetto, Senato federale, riduzione del numero dei parlamentari, rafforzamento delle funzioni reciproche di governo e parlamento. Ma ancora, attuazione dell'art. 49 della Costituzione "con una coerente e moderna legislazione sui partiti"; nuova legge elettorale "che consenta ai cittadini di scegliere i parlamentari" senza escludere una legge di iniziativa popolare.

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Pier Luigi Bersani

Pier Luigi Bersani

Roma, 07-11-2009

Superamento del bicameralismo perfetto, Senato federale, riduzione del numero dei
parlamentari, rafforzamento delle funzioni reciproche di governo e parlamento. Ma ancora, attuazione dell'art. 49 della Costituzione "con una coerente e moderna legislazione sui partiti"; nuova legge elettorale "che consenta ai cittadini di scegliere i parlamentari" senza escludere una legge di iniziativa popolare.
Infine, nuove norme sui costi della politica "fissando parametri che ci mettano stabilmente a chiaramente nella media comparata dei principali Paesi europei". Questi i
quattro punti per procedere alle riforme avanzate dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani.
Nel corso del suo intervento all'Assemblea nazionale delPd, Bersani ha cosi' voluto ribadire che il Pd che guidera'e' un "partito riformista che vuole le riforme" ma che
"rifiuta alla radice l'idea che il consenso viene prima delle regole".

La crisi non è alle spalle
"La crisi non e' psicologica, non e' una nuvola passeggera, non l'abbiamo alle spalle. Nessuno vuol fare il pessimista o il catastrofista, ma pretendiamo che si
riconosca che abbiamo un problema serio". Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani durante la relazione all'Assemblea nazionale del partito.
"Non si puo' pretendere - ha aggiunto Bersani - che le rose del governo siano senza spine. Davanti a un'assunzione diresponsabilita' da parte del governo, noi non ci sottrarremmo a qualcuna di quelle spine. Ma se continuiamo a sentirci dire che
il problema non c'e' o che si puo' aggiustare con palliativi per diventa difficile discutere

Servono misure vere
"Non ci si presenti, per favore, con una Finanziaria fatta di segnali irrilevanti.
Ci servono misure vere". Lo ha detto Pier Luigi Bersani all'Assemblea del Pd.
"Nell'inerzia, tornare per noi alle condizioni del 2007 sara' una
strada lunga. Bisogna che non sia troppo lunga", ha aggiunto Bersani,
invocando "una risposta nazionale ad uno sforzo che solleciti nel Paese il contributo anche di chi non sta vivendo la crisi".

Il lavoro in primo piano
Pier Luigi Bersani nel "preparare l'altenativa" propone che il Pd abbia una sua agenda di riforme che parta dal lavoro. "Il lavoro - dice nella relazione all'assemblea nazionale - e' il problema numero uno del paese e deve essere il primo impegno del nostro partito. Lavoro e impresa, a cominciare dalla piccola e media impresa" e assicura che "avremo una nostra posizione autonoma in questo campo, cosi' come su tutto l'arco delle riforme".

Il segretario del Pd mette al centro quattro punti fondamentali: "politica dei redditi contro l'impoverimento comprese soglie minime di reddito, salario e pensione; ingresso dei giovani nel lavoro; sistema pensionistico e i suoi effetti sulle nuovegenerazioni; rivisitazione della legislazione sull'immigrazione e la cittadinanza".

Bersani ritiene necessario anche riprendere il tema delle "politiche industriali e di ricerca" parla di "economia verde" come "motore della crescita, nel campo industriale, dell'edilizia, dei trasporti, delle energie rinnovabili". Il Pd, secondo il neosegretario deve anche essere "il partito dell'ammodernamento del Welfare che pero' difende i beni universali come salute, istruzione, sicurezza" per i quali "si assiste ad una riduzione e ad un degrado dell'offerta a causa di violenti tagli lineari e con battage ideologici dal grembiule, alle ronde, ai fannulloni".

Basta con le interferenze del premier sulla giustizia
Va bene la riforma della giustizia, a partire dai problemi dei cittadini, il Pd sara' disponibile a confrontarsi ma non puo' 'non vedere l'enorme difficolta' di un confronto totalmente e unicamente centrato sull'equilibrio dei poteri e soprattutto invaso dall'insuperabile interferenza di questioni che si riferiscono alle situazioni personali del
Paesidente del Consiglio, e segnato dall'aggressivita' e dallavolonta' di rivincita scagliate contro il sistema giudiziario ela magistratura'. Pier Luigi Bersani nella sua relazione affronta il tema della riforma della giustizia e afferma chequesti 'sono sentimenti e intenzioni che oggettivamente inquinano la discussione'. Quindi lancia una sfida a Pdl e Lega: 'e' in grado la maggioranza di liberare il tavolo da queste ipoteche? Questa e' la domanda, ed e' una domanda ineludibile, obiettivamente ineludibile'.

Prodi commosso ringrazia
"Sono commosso e ringrazio". Cosi' il presidente Romano Prodi risponde ai riconoscimenti che gli sono stati rivolti da Bersani, Bindi, Migliavacca e dall'Assemblea del Partito Democratico.
"Allo stesso tempo sono molto contento che i lavori di oggi
si siano svolti all'insegna dell'unita' e della collaborazione.
E' questa - conclude Prodi - la migliore partenza per il futuro del Partito Democratico".

giovedì 29 ottobre 2009

Fotografie Primarie e Sella dell'Oca

Abbiamo inserito le fotografie fatte durante le Primarie per l'elezione del Segretario Nazionale del Partito Democratico vedi...... e le fotografie fatte alla Commemorazione dell'uccisione dei partigiani alla Sella dell'Oca vedi....

Forze dell'ordine in sciopero



A rischio il controllo del territorio. Mancano mezzi e strutture
I sindacati: "Non si può essere indifferenti sulla sicurezza"

Spunta un busto raffigurante Berlusconi: "Papi, come ci hai cucinato bene"


Roma, poliziotti in piazza contro i tagli "Governo irresponsabile, Brunetta buffone"


ROMA - Mancano macchine e benzina. Gli uffici non riescono a far fronte alle pratiche. E il governo taglia, nonostante le promesse. Oggi a Roma gli operatori delle forze di polizia manifestano contro i tagli alla sicurezza e per la difesa di dignitose condizioni economiche e professionali. Lo fanno con un corteo, destinazione Piazza Navona. Tra loro spunta un busto in cartapesta dedicato a Silvio Berlusconi: "Papi, come ci hai cucinato bene". E i 30mila in piazza criticano il ministro della Funzione Pubblica e le ronde: "Brunetta buffone", "Le ronde sono vergognose".

I sindacati delle forze di polizia denunciano "le irresponsabili scelte del governo", come la riduzione di oltre 40mila unità il numero degli operatori in servizio e la "sottrazione del il 44% delle risorse alle attività operative e organizzative". Inoltre le forze dell'ordine criticano la decisione "di rinviare di tre anni il rinnovo del contratto collettivo di lavoro e di sottrarsi all'impegno di realizzare un nuovo modello di sicurezza che esalti le professionalità". E ancora: "Sono scelte, queste del governo, che smentiscono gli impegni assunti in campagna elettorale, ed esprimono una sostanziale indifferenza verso il diritto alla sicurezza dei cittadini".

I sindacati sostengono che "i tagli incidono pesantemente anche sulla spesa corrente" e sulle voci di bilancio ministeriale "relative all'acquisto delle autovetture, della benzina, alla gestione degli uffici e delle strutture". Tutto questo incide e inciderà ancor di più dal 2010 sul "reale controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine" e quindi "sulla sicurezza dei cittadini".

Le denunce sono nette: "Ad oggi, purtroppo, la politica del governo è un'altra". Il taglio di circa tre miliardi di euro in tre anni al Comparto Sicurezza e Difesa, unito agli effetti dell'ex decreto Brunetta ora convertito in legge, "sta producendo una pesante riduzione di personale a causa del mancato turn over e un innalzamento dell'età media dei poliziotti italiani, che ormai sfiora i cinquant'anni".

Alla protesta partecipano membri della Polizia e della Guardia di Finanza, agenti della Polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello stato. C'è anche il Cocer dei carabinieri. "Per una volta siamo tutti uniti". Da "questo governo, che ha avuto anche i nostri voti, abbiamo avuto solo promesse e ora ci troviamo con macchine che fanno schifo, senza soldi per la benzina e caserme in cui non si pagano gli affitti".

Le reazioni - "La sicurezza non si fa con le ronde, ma con i poliziotti: è ora che il governo venga in Parlamento per dare risposte serie su questo tema". Lo dice il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani a piazza Navona dove si è concluso il corteo. Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro: "Se anche le forze di polizia sono costrette a scendere in strada per far valere i loro diritti per servire il paese, allora vuol dire che siamo veramente alla vigilia di uno sfascio". In serata arriva la reazione di Brunetta. I poliziotti che oggi hanno manifestato a Roma sappiano che "il Governo non ha alcuna intenzione di cedere a ricatti, a manifestazioni di piazza e a strumentalizzazioni politiche". Lo afferma in una nota il portavoce del ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta.

(28 ottobre 2009) "La Repubblica"

martedì 27 ottobre 2009

Risultati Primarie

Ecco i risultati definitivi delle primarie svoltesi a Gussago domenica:

Votanti: 791

NAZIONALE

Bersani: 392
Franceschini: 285
Marino: 104
Bianche nulle 10

REGIONALE

Martina: 397
Fiano: 280
Angiolini: 99
Bianche nulle: 15

Un grandissimo ringraziamento a tutti quanti hanno partecipato col loro voto a questo momento di grande DEMOCRAZIA.

Giancarlo.

sabato 24 ottobre 2009

Articolo dell'Unita' - 23 ottobre - Il lavoro a Brescia

Lavoro

Brescia, la resistenza della leonessa operaia contro la crisi

di Rinaldo Gianolatutti gli articoli dell'autore

L’appuntamento è alle nove, davanti ai cancelli presidiati della Mac, azienda di stampaggio di lamiere confinante con l’Iveco del gruppo Fiat. «Noi da qui non ci muoviamo» assicura Fausto Angeli, 43 anni, delegato della Fiom, «hanno già cercato di portar via i macchinari,ma li abbiamobloccati. Siamo rimasti154 operai, il padrone vuole trasferire tutto a Chivasso perchè dice che non c’è più lavoro. Fino al 1999 eravamo nell’Iveco, poi ci hanno scorporato ma avevano sottoscritto l’impegno a intervenire qualora ci fossero stati problemi occupazionali. Invece, adesso dicono che non possono far niente perchè c’è la crisi». Piove e fa freddo a Brescia, sul piazzale i lavoratori distribuiscono caffè e vin brulè per riscaldarsi. Dal palco improvvisato il microfono lancia gli interventi di operai e delegati, arriva anche il segretario della Fiom, Gianni Rinaldini. Brescia è stata la capitale dell’industria meccanica, grandi e piccole aziende, imprenditori duri e puri, lotte feroci e belle conquiste. Una massa enorme di operai, di tutte le condizioni e professionalità, presidio di democrazia e di stabilità del tessuto sociale.

La «leonessa» mostra oggi i segni vistosi della recessione, una miscela di aziende che soffrono le difficoltà congiunturali assieme ad altre, spesso multinazionali, che ne approfittano e chiudono per spostare altrove la produzione. «La situazione è questa: abbiamo 70mila lavoratori circa coinvolti nella cassa integrazione, 30mila assegni di disoccupazione, una serie di imprese che hanno deciso la chiusura come Mac, Comital, Ideal Standard, Federal Mogul e poi quelle del tessile, settore ormai a pezzi» spiega Marco Fenaroli, 59 anni, segretario della potente Camera del lavoro (110mila iscritti), «il territorio bresciano ha bisogno di nuovi progetti imprenditoriali, di investimenti, dobbiamo pensare a qualche nuova forma di sviluppo perchè questa crisi lascerà molte macerie. Gli imprenditori possono fare la loro parte, c’è il settore biomedicale che offre già buoni risultati, ma è necessario un progetto industriale, una regia politica, del governo. Non possono pensare solo a chiudere le fabbriche e a speculare sulle aree dismesse». Il sindaco Adriano Paroli è del Pdl. La sua amministrazione è influenzata dall’inutile cattiveria leghista. Gli immigrati, che sono oltre il 20% dei residenti, subiscono discriminazioni vergognose come quella del «bonus bebè»: ai figli degli stranieri niente soldi, solo agli italiani. La Cgil ha già vinto una serie di ricorsi. In più è iniziata la repressione spicciola, quella che elimina le panchine per evitare «assembramenti » e che multa gli immigrati se bevono una birra per strada. L’azione di contrasto è portata dalla Cgil e dalla Chiesa. La sinistra fa una gran fatica a farsi vedere sul territorio. Anche le imprese, a Brescia sempre dinamiche, cercano strade diverse pur con difficoltà, perchè non si vede l’orizzonte. Il leader degli industriali Giancarlo Dallera, produttore di cerchioni per auto, prevede «un inverno durissimo». È aperto alla collaborazione con il sindacato e mostra una morale che non guasta di questi tempi. Resistono i Lonati e i Camozzi (che ha salvato la Innse), è scomparsa la «bicamerale degli affari » di Chicco Gnutti, già scalatore di Telecom Italia. Un ruolo silenzioso e importante nel potere è giocato dal banchiere Giovanni Bazoli, anche se le disavventure del finanziere protetto Romain Zaleski hanno prodotto qualche problemino.

La questione centrale è che oggi il tessuto industriale perde pezzi, si sfilaccia, determina conseguenze gravissime sui lavoratori e nella società. Ele imprese, soprattutto le multinazionali, dovrebbero essere richiamate alle loro responsabilità. RiccardoRomano, 51 anni di Calvisano, è un dipendente della Rothe Erde, società della tristemente famosa Thyssen Krupp. Con lui in fabbrica lavora anche suo figlio, invalido civile. Davanti ai cancelli della Mac racconta: «Vogliono mettere in mobilità48 lavoratori, vogliono chiudere il reparto di montaggio perchè mandano fuori la produzione , la affidano a ex dipendenti diventati artigiani perchè dicono che costano meno. È una vergogna, non possono trattarci così. Fino adesso in fabbrica c’è stata una forte solidarietà tra i lavoratori, meno male». Nafouti Chafik è un tunisino di 42anni, da venti in Italia. Vive a Carpenedolo, è un funzionario della Fiom della bassa bresciana. «Nel paese di Visano ci sono 1900 abitanti, con sei aziende metalmeccaniche che occupano circa 700-800 dipendenti. Sono tutte in crisi» spiega, «così ci troviamo davanti alle vecchie aziende che chiudono o mettono la gente in cassa integrazione mentre non ci sono alternative per trovare un’altra occupazione». L’irresponsabilità di certe imprese nel mezzo della crisi la si misura con il caso della Federal Mogul, azienda di Desenzano del Garda, multinazionale americana del Michigan con partecipazioni nel settore automotive. Pietro Bresciani, 55 anni di cui 36passati in azienda, racconta: «Facciamo pistoni, canne, segmenti, abbiamo una velocità e una capacità di produzione senza paragoni. Siamo 195 lavoratori, il 15settembre l’azienda ci ha comunicato che chiude. Tutti a casa. La spiegazione ufficiale è che non ci sono più ordini. La verità è che questi americani hanno deciso di spostare la produzione in Romania, Polonia, Germania, Repubblica Ceca. L’area dove sorge la fabbrica fa gola a molti: sono 33mila metri quadrati di terreno e 20mila coperti. Desenzano è una città turistica, ci buttano fuori e fannouna bella speculazione, alberghi e case. Così son tutti contenti». Ci spostiamo verso un’altra tappa di questo viaggio. Nella zona industriale di via Milano ci sono le tracce archeologiche di una lunga storia di lavoro e produzione, appare anche la minacciosa Caffaro, una bomba inquinante non ancora disattivata.

Sulla strada si affacciano i cancelli della Ideal Standard, presidiata dagli operai dal 2 luglio scorso, uno dei casi più clamorosi di questo autunno italiano. Un paio di tendoni, un tavolo, striscioni e messaggi. I lavoratori sidannoi turni pernon mollare il presidio. Una delegazione è a Roma per un incontro, si spera in una soluzione positiva. «No, qui non c’è speranza. La fabbrica chiude » spiega Luigi Gazzoni, 46 anni, «la speranza rimasta è che ci sia un lavoro, nel centro logistico. Oggi siamo 119 dipendenti più 11 interinali, siamo rimasti uniti e la città ha dimostrato una grande solidarietà. La gente si ferma per portarci da mangiare, pensionati e lavoratori di altre fabbriche hanno raccolto fondi, il comune ci ha mandato la cena... Ma la chiusura della fabbrica è una perdita, un grave errore». Il legame dei lavoratori con il loro posto è il dna dell’identità sociale, è la cifra di una comunità. è un patrimonio che non risulta nei bilanci aziendali. La Ideal Standard, governata da un fondo finanziario, ha un forno per la lavorazione della ceramica acceso da sessant’anni, è vecchio,mai lavoratori sono in grado di raggiungere elevatissimi livelli di produttività e di qualità dei prodotti. Quando l’azienda ha tentato di spegnere il forno c’è stata l’occupazione, una rivolta.ABrescia la Ideal Standard veniva definita la caa de l’or, la cava dell’oro, perchè gli operai riuscivano a percepire un salario di gran lunga superiore alle media dei loro colleghi. Ora siamo all’epilogo. Giovanni, operaio di 57 anni, di cui 36 passati in fabbrica, ammette: «Siamo alla fine, è un peccato perchè qui c’è un bel gruppo, siamo sempre stati bene insieme».

23 ottobre 2009

giovedì 22 ottobre 2009

Volantino Comitato per la Salvaguardia del Richiedei

E' stato aggiornato il sito del Partito Democratico, inserendo il volantino redatto dal Comitato per la Salvaguardia del Richiedei vedi....

mercoledì 21 ottobre 2009

Iniziative a sostegno dei lavoratori dell'IDEAL STANDARD

Non lasciamo soli i lavoratori
che difendono il proprio posto
di lavoro, e con esso la propria
dignita' e liberta

Giovanna



lunedì 19 ottobre 2009

Presentata la Lista dei SemDemBs



Brescia, 19 Ottobre 2009



Giovani, donne, nuovi cittadini e persone impegnate nel mondo dell’associazionismo, nessun leader locale.



Sono queste le caratteristiche dei candidati delle liste “Con Debora Serracchiani, semplicemente democratici per Franceschini” presentate alle Primarie nazionali del Pd nella nostra provincia.



Semplicemente Democratici, l’ associazione del neo parlamentare europeo del Pd Debora Serracchiani, si sta costituendo anche a Brescia e non nasconde la soddisfazione di aver raccolto in pochi giorni le firme degli iscritti al partito necessarie a coprire tutti e quattro i collegi bresciani delle primarie per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea Nazionale del Pd.



I Semplicemente Democratici, presenti in Lombardia in 16 collegi, nelle Primarie di Domenica prossima sosterranno la riconferma di Dario Franceschini a segretario per molte ragioni. Tra queste, c’è certamente la volontà di Franceschini di rafforzare e portare avanti il progetto del Pd con uno sguardo rivolto al futuro ed aperto alla società.



Importante è l’impegno dimostrato dal leader del Pd nel contrastare ricandidature dannose per il Pd, come Bassolino a Napoli, nel combattere le derive antidemocratiche di Berlusconi, nel presentare nuovi progetti riformisti per l’economia, l’ambiente e l’istruzione per il nostro Paese.



Alla presentazione, svoltasi presso Arte in Te, locale in via Cattaneo, sede di mostre ed iniziative culturali, era presente tra gli altri il Sindaco di Paderno F.C ,Antonio Vivenzi, Rossella Olivari di Gussago, Massimo Balliana di Bovezzo e Mamadou Iamine Badji di Brescia.



Di prossimo arrivo in città è invece il leader nazionale, candidato a Brescia nel collegio delle valli per Semplicemente Democratici, l’Ecodem Osvaldo Veneziano, segretario nazionale di Arcicaccia, e da anni impegnato per la regolarizzazione del sistema venatorio.



Per maggiori informazioni si richiama Ai siti:













Rocco Vergani



Per Semplicemente Democratici Brescia

giovedì 15 ottobre 2009

Intervento Rossella

Buongiorno a tutti.
Vorrei esprimervi quelle che sono le sono le aspirazioni e sollecitazioni che il nostroi circolo ha raccolto tra gli lettori, o elaborato esso stesso, durante le occasioni di incontro e confronto che sono venute a crearsi in occasione delle prossime primarie.
Sostanzialmente gli obiettivi che vengono posti alla vostra attenzione vertono su due temi fondamentali: il Segretario e l’assetto nonché l’immagine del partito.
Per ciò che concerne il Segretario è ormai di primaria importanza che : si ponga in maniera autorevole come leader del partito, esprima la sintesi dei dibattiti interni, promuova la discussione di temi e proposte ma, nel contempo, esiga che da questi confronti esca una linea politica UNICA che a lui spetterà, poi, esprimere con chiarezza di contenuti e di forma.
Per quanto riguarda l’assetto del partito, invece, sono ormai irrinunciabili i concetti di UNITA’, CHIAREZZA E COERENZA nei valori,negli intenti e nelle proposte che la classe dirigente dovrà esprimere. Non è più tollerabile il costante clima di divisione interna. Altrettanto importante è che subito, dopo queste primarie, il partito cominci a lavorare per creare quella proposta politica alternativa che dovrà caratterizzarci e rebderci riconoscibili, quindi elaborare proposte innovative che sappiano interpretare le esigenze del nostro tempo e del futuro. Necessaria è anche una nuova strategia di lavoro, coscienti del fatto che tutto cambiavelocemente quando addirittura non in maniera turbinosa, caratterizzata dalla tempestività, unità, efficacia ed fefficenza. Siamo ormai chiamati a dare risposte praticamente in tempo reale e dobbiamo essere in grado di farlo!
Infine, e questo è un mio parere personale, auspico sia realizzata la vocazione maggioritaria già intrapresa dal PD , anche per questo sostengo la candidatura del nostro attuale Segretario Dario Franceschini. Spero di poter contribuire insieme a tutti voi a creare un Partito Democratico che sappia porsi come punto di riferimento per tutti coloro che non si riconoscono nello schieramento di Centro-Destra, un grande partito che duri ben oltre i prossimi vent’anni, sia stella che rappresenti con chiarezza i propri valori, gli intenti, le aspirazioni ed i progetti e non sia una delle tante comete che hanno atttraversato il nostro cielo creando continua disillusione e sconforto nei nostri elettori. Non possiamo più permettercelo. Questo è il momento in cui dobbiamo ricostruire la credibilità e la fiducia persi, non possiamo aspettarci di ricevere consensi sperando nella nostra presunta posizione acquisita perché ormai non l’abbiamo più! Ora dobbiamo definire con chiarezza, a noi stessi e agli elettori, chi siamo e dove vogliamo andare, solo quando avremo fatto questo potremo aspirarea guidare, con la coerenza e la responsabilità che vogliamo e dobbiamo sempre perseguire, il nostro paese.
Un grande in bocca al lupo e buon lavoro a tutti e tre i candidati.

Aggiornamento sito

E' stato aggiornato il sito del Partito Democratico di Gussago.
Abbiamo inserito
  1. l'ordinanza del sindaco sull'accattonaggio vedi
  2. l'ordinanza sulla vendita ambulante abusiva vedi
  3. le fotografie della venuta di Franceschini a Brescia vedi
  4. le fotografie della convention provinciali vedi
  5. le fotografie della convention nazionale vedi
  6. la lettera della nostra portavoce Chiara agli iscritti vedi

Il futuro è il tempo del PD

Il futuro è il tempo del PD


La Convenzione Nazionale del Partito Democratico è un evento troppo importante perché anche noi di Gussago non si partecipi. Per di più a questa manifestazione il nostro circolo ha mandato una rappresentante: Rossella, nominata dal Comitato provinciale della mozione Franceschini a rappresentare Brescia.
Così, carichi di speranze, di aspettative e tanta voglia di fare, sabato 10 ottobre, di buon mattino, alle 6, con un pulmino 9 posti Damiano ha fatto il giro di Gussago a raccogliere gli altri 7 partecipanti alla spedizione.(Tranne Giovanna, che già molto sveglia e arzilla, si è recata alla casa di Damiano). Il primo ad essere raccolto è stato Remo, l’altro autista, poi Rossella carica come non mai per il fatto di essere delegata, e candidata ad un intervento sul palco del Mariott Hotel, dove si tiene la Convention. Scesi da Navezze il quartetto si sposta verso Ronco, per raccogliere Giordano (che arriva un pochino in ritardo), Alessandra e l’impedito Giancarlo con le sue stampelle e carrozzella al seguito. Poi si torna verso la città per raccogliere Maria e partire in direzione autostrada A21 per portarci verso sud. Il gruppo, già affiatato dalle tante iniziative fatte in questi soli due anni di vita del PD, trova subito feeling e nonostante l’ora molto giovane si ride e si scherza. Senza intoppi si raggiunge la A1 e in men che non si dica si arriva a Bologna. Fermata istituzionale all’autogrill ai piedi degli appennini e poi via verso Firenze. Ancora una sosta per problemi fisiologici ed il raccordo anulare si avvicina sempre più. Infatti fino alle porte di Roma il viaggio è stato veramente bello, con qualche goccia di pioggia verso Barberino ed Orte, ma con squarci di sereno veramente stupendi. Giunti sul raccordo anulare, purtroppo, un tamponamento rallenta di molto la marcia, ma dopo la sosta pranzo finalmente si raggiunge l’hotel Giardino d’Europa, dove pernotteremo. Scaricati i bagagli, preso visione delle stanze, si parte alla volta del centro della città. Raggiunta la stazione del metrò di “Cinecittà” e dopo varie peripezie si sale sul treno e ci si porta verso “La città del Vaticano".Dopo la messa inizia la visita alla città. Castel S.Angelo, Piazza Navona, Pantheon, sede nazionale PD, fontana di Trevi. Buona cena al “Ristorante Casa Mia” e poi si torna verso l’Altare della Patria e verso il Colosseo. Purtroppo qualche goccia ci fa correre verso la stazione del metrò ed anticipa il ritorno all’Hotel. Domenica, dopo una buona colazione si parte alla volta del “Mariott”.
Arrivati, Rossella si registra e poi si ritira a preparare l’intervento che purtroppo non farà. Noi ci posizioniamo nella hall, in attesa dei “pezzi grossi”. Il primo ad arrivare è Marino, l’unico giunto in orario, poi Bersani, Rosi Bindi e via via tutti gli altri.(D’Alema è in sala ma non si è visto da dove sia arrivato). Per ultimo, con ben 70 minuti di ritardo arriva il segretario Franceschini. Dopo varie peripezie e assurdità burocratiche, riusciamo adentrare nella sala. La Convention inizia con la Finocchiaro che porta i saluti di Prodi, Veltroni e saluta Rosi Bindi ringraziandola per il suo comportamento nella querelle col premier. Poi parla Migliavacca ed iniziano i discorsi dei tre candidati. Bersani, Franceschini e Marino. Tutti e tre ottimi interventi che hanno scaldato la platea ed alzato il livello della preparazione politica dei presenti. Finito di parlare Marino, la Convention termina. Il nostro gruppo raccoglie materiale e bandiere che ci servono per le varie iniziative a Gussago e poi si riparte. Il ritorno tra soste tecniche e logistiche dura parecchie ore, anche per la solita coda nella zona di Firenze. Comunque verso le 23, si raggiunge Gussago e l’avventura romana ha termine. È stata una bellissima due giorni. Molto impegnativa fisicamente, ma anche molto intensa per le relazioni umane che si sono intrecciate in questi due giorni vissuti insieme. Questa è un’iniziativa che bisogna riproporre.
Giancarlo.

lunedì 12 ottobre 2009

domenica 4 ottobre 2009

Convention Provinciale

Oggi 4 ottobre si è svolta la convention provinciale del nostro partito, dove sono stati ratificati i risultati delle convention di circolo e nominati i rappresentanti di Brescia alla convention nazionale di Roma. La nostra Rossella è stata nominata a rappresentare la mozione Franceschini.
Sul sito inseriti i dati ufficiali bresciani e le fotografie della convention...

sabato 3 ottobre 2009

Scudo fiscale, che opposizione siamo?

Scudo fiscale, che opposizione siamo?

Viene spontaneo porsi questa domanda, ancor di più a seguito della votazione avvenuta ieri alla Camera. Ieri si è sprecata l’occasione di mandare sotto il governo sul Dl Scudo fiscale, 25 “onorevoli” del PD assenti, 7 dell’UDC e 1 dell’IDV hanno impedito l’affossamento di questo vero e proprio condono.
Si aveva ieri la possibilità di dare un colpo duro al governo, e il DOVERE di bloccare l’approvazione del Dl. Dovere al quale molti, troppi parlamentari dell’opposizione, o almeno che dovrebbero essere dell’opposizione, hanno deciso di non assolvere.
Molto si è già detto sul Dl, tutti ora sappiamo che è passato con 20 voti, 33 erano gli “onorevoli” dell’opposizione assenti, facile è fare i conti.
Volendosi concentrare sulle assenze all’interno del nostro partito, su 25 assenti, 11 sarebbero giustificati… Ora ci si chiede cosa s’intenda per giustificati, comunque volendo anche essere magnanimi e prendendo per buone e valide le giustificazioni addotte (malattia, missione, impegni impellenti, bisogni urgenti…), e gli altri?? Ci devono una risposta, devono una risposta al Partito, e ancor di più ai militanti ed agli elettori!
Senza voler scadere nella demagogia, ma mi pare che siano pagati (lautamente, troppo!) per rappresentarci, per costruire una proposta alternativa a questo Governo, ma anche per fare opposizione, non solo negli studi televisivi, ma anche nelle sedi istituzionali. Forse qualche d’uno non ha ben compreso il suo ruolo e nonostante sia anni, meritatamente?, che siede in Parlamento, non ha capito che si deve anche votare! E votare NO! A quanto pare è un concetto astruso a molti esponenti politici, abituati a tergiversare e… poco propensi a prendere una posizione netta, per il bene del Paese!
Leggendo i nomi degli assenti, se si vuole essere maliziosi (si, voglio esserlo), si fatica ad accettare la buona fede. Pensare che persone abituate a navigare nella politica, per rotte a loro stessi sconosciute?, possano essere cosi sbadati, che si siano dimenticati di votare? o sprovveduti da non aver ritenuto importante il loro voto, è arduo!
Più facile è pensare che siano subentrate logiche di lotta intestina al Partito, da chi non ha capito, nonostante abbia superato l’età dell’asilo da molto tempo, cosa voglia dire fare una politica sana, e vivere la vita di un Partito, che è una piccola, nemmeno troppo, comunità di persone che dovrebbero condividere un viaggio comune e sognare la stessa meta!
Fa piacere vedere gente da noi scelta, ah no!... come sono sbadato, le liste erano bloccate, rappresentarci degnamente.
Grazie “onorevoli”, grazie di tutelare il vostro posto, e mentre voi inseguite mete personali, noi ci troviamo a vivere in un Paese sempre più incivile. La legge approvata ieri, per l’ennesima volta ci consente di capire che chi è furbo e forse anche un pochetto, giusto poco poco, disonesto (ma questo non si dice), è premiato, mentre chi ancora si ostina, certo che siamo proprio fuori moda, a credere nella legalità e l’onestà lo prende allegramente, tra una battuta e l’altra, nel … beh, dove preferite! (giusto perché siamo democratici).

Poi ci si chiede perché i consensi calano e la credibilità precipita… certo che siamo (sono?) proprio miopi e forse forse un tantino zebedei… con le debite eccezioni, sia chiaro!
Mi auguro da militante e tesserato, che il Pd prenda severi provvedimenti nei confronti degli assenteisti.

Giordano Dossi




Ecco 22 degli “Onorevoli” PD, che ieri avevano la testa tra le nuvole:
Ileana Argentin;
Paola Binetti;
Gino Bucchino;
Angelo Capodicasa;
Enzo Carra;
Lucia Coldurelli;
Stefano Esposito;
Giuseppe Fioroni;
Sergio D'Antoni;
Antonio Gaglioni;
Dario Ginefra;
Oriano Giovanelli;
Gero Grassi;
Antonio La Forgia;
Marianna Madia;
Margherita Mastromauro;
Lapo Pistelli;
Linda Lanzillotta;
Giovanna Meandri;
Massimo Pompili;
Fabio Porta;
Giacomo Portas;
fonte: La Repubblica

Il costo "ambientale" ed ECONOMICO" imposto dai nostri amministratori......

PROVINCE DI BERGAMO E BRESCIA DIFFIDATE PER CACCIA IN DEROGA, GRAZIANO CON GLI AMBIENTALISTI
Società(02/10/2009) - "L'Italia dei Diritti si schiera a favore degli ambientalisti in quanto vengono sempre contrastate nuove leggi e data scarsa considerazione all'importanza dei provvedimenti emessi dalla Comunità Europea dimenticando in tal modo la priorità del diritto comunitario". Questo il primo commento del viceresponsabile per la Lombardia dell'Italia dei Diritti Enzo Graziano alla notizia della lettera di diffida inviata da parte delle più importanti associazioni ambientaliste alle province di Bergamo e Brescia perché fermino la caccia in deroga nei rispettivi territori provinciali. Le associazioni affermano che la legge sulle deroghe della Regione è illegittima in quanto è in aperto contrasto con il diritto comunitario oltre che priva di fondamento giuridico perché basata su una disposizione legislativa nazionale (art. 19 bis della L. 157/92) già disapplicata dal giudice di ultimo grado. Il danno, oltre che per la fauna, deriverebbe anche dagli oneri finanziari causati dalle condanne comunitarie che ricadrebbero sulla Regione Lombardia e sulle Province che non provvederanno a disapplicare la legge regionale in tema di caccia in deroga in contrasto col diritto comunitario. Prosegue e conclude l'esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: "Le leggi comunitarie sono tali e non andrebbero modificate a proprio piacimento. Se verrà attuata questa proposta di deroga, incostituzionale, ci troveremo a fronteggiare 'sportivi cacciatori' nelle nostre regioni che invece dovrebbero essere maggiormente tutelate sia a livello di fauna che di flora. In più, sempre sulla nostra regione, graverebbe anche il peso finanziario delle condanne comunitarie: una ragione in più per la quale noi dell'Italia dei Diritti saremo dalla parte degli ambientalisti".