giovedì 29 dicembre 2011


In questo 2011 pensavamo di avere visto tutto.

Si comincia il 14 dicembre 2010, il gran giorno di Scilipoti, con la fiducia al Governo Berlusconi, passando per la "PRIMAVERA ITALIANA" iniziata con i festeggiamenti per i "150° Anniversario dell'Unità dell'Italia"seguita con le vittorie alle amministrative di Pisapia, De Magistris, Fassino e tanti altri meno noti che hanno portato grosse novità e freschezza alla politica.
Questa ventata di nuovo è continuata con la "STUPENDA VITTORIA" ai referendum, come raccolta di firme prima, e come quorum e risultato successivamente.
La vittoria ha assestato un'altra mazzata al Governo Lega-Pdl che purtroppo ci stava governando, senza che questo capisse che era ora di farsi da parte.L'accozzaglia di interessi che guidava l'Italia, purtroppo, ci ha portato all'estate più nera degli ultimi 80 anni. L'Europa che ci Commissaria, la crisi che torna a mordere, 2 finanziarie scandalose che ci stavano mettendo in ginocchio.
Fortunatamente Il Presidente Napolitano, sorretto da quei partiti seri e rispettosi del loro ruolo che sempre avevano denunciato l'incapacità del governo Berlusconi a farci uscire dalla crisi, ha mantenuto saldo il comando. Vorrei ricordare che il Partito Democratico ha portato in piazza S.Giovanni a Roma almeno 300.000 persone sabato 5 novembre e il martedì successivo 8 novembre il governo Berlusconi ha perso la fiducia, dovendo il sabato successivo rassegnare le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, per la gioia di milioni di italiani (e tanti sono scesi in Piazza a festeggiare).
Poi è arrivato il Governo Monti, che ha per ora fermato la discesa nel baratro. Ora lo aspettiamo per la risalita.
E a Gussago? Si è iniziato l'anno con il bilancio di previsione approvato a marzo, quando tutte le possibilità finanziarie erano già state impegnate,(vero vice-sindaco Quarena?) per cui anche le minoranze non hanno potuto entrare nel merito con gli emendamenti.
Dopo sei mesi di apatia con alcune iniziative errate come il dismettere la raccolta porta-porta del verde, ecco i fuochi d'artificio di fine anno.
Si inizia con la "VERGOGNOSA  ASSENZA" dell'Amministrazione alle celebrazioni di Sella dell'Oca, si continua con le dimissioni dell'assessore Luca Aliprandi e con la lettra al Prefetto presentata dallo stesso, seguita dalla richiesta di una  Commissione d'inchiesta del Consiglio Comunale fatta dalle minoranze. In attesa di decisione sulla stessa da parte del Consiglio Comunale, ecco le dimissioni di 2 altri assessori, Francesco Pea e Lucia Masutti e la presntazione di una Mozione di sfiducia firmata da 4 consiglieri di maggioranza e dalle minoranze al completo.
Il Sindaco Lucia Lazzari d'impeto ha azzerato la Giunta, mossa che faceva sperare a sue dimissioni ed il ritorno alle urne. Invece come regalo di Natale ecco la nomina di una nuova Giunta. E sorpresa-sorpresa il ritorno al governo gussaghese di un assessore che era stato sfiduciato esattamente 18 mesi prima, creandogli addirittura un assessorato che nella precedente giunta non era previsto.
Le comiche non finiscono mai.
Entro il 13 gennaio sapremo cosa succederà al Governo gussaghese. La convinzione del Partito Democratico di Gussago è che l'asse Lega-Pdl sia ora che torni a casa e che Gussago abbia una Amministrazione all'altezza dell'importanza del nostro paese e dei problemi che andremo ad incontrare nel 2012.

domenica 25 dicembre 2011

giovedì 22 dicembre 2011

La Mozione di sfiducia è stata presentata.

Ora il Sindaco Lucia Lazzari deve convocare una seduta del Consiglio Comunale entro il
13 gennaio 2012.
Comunque vada, la  MAGGIORANZA NON ESISTE PIU' , e ci sembra corretto che il Sindaco ne prenda atto e dia spontaneamente le dimissioni.
Lasciare Gussago senza governo per un altro mese e poi sperare in un rimpasto dei consiglieri con ripensamenti dell'ultima ora, ci sembra veramente poco coerente con quanto questa Amministrazione si era presentata agli elettori:

LA TRASPARENZA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

lunedì 19 dicembre 2011

SETTIMANA DECISIVA PER LA MANOVRA IN ITALIA. E GIA’ SI DISCUTE SULLA SECONDA FASE: LIBERALIZZAZIONI, AMMORTIZZATORI SOCIALI, LAVORO. QUI IL GOVERNO GIOCA LA SUA CREDIBILITA’.
Oggi la manovra per salvare l’Italia dal disastro provocato dall’incapacità e dagli errori di Berlusconi, Tremonti e Bossi approda al Senato. L’iter dovrebbe concludersi mercoledì, se tutto va come previsto. Con questo passaggio, la manovra economica varata dal governo Monti e modificata alla Camera dai parlamentari, entra definitivamente in vigore. Molti sono le modifiche e i suggerimenti ripresi dal Pd. Ma molti altri punti sono rimasti critici. In questo contesto il Pd preme perché il governo provveda immediatamente a realizzare il dettato degli ordini del giorno migliorativi approvati alla Camera, a cominciare da quello che riguarda il miglior trattamento da riservare ad i lavoratori precoci. Questa stessa settimana, come hanno annunciato i ministri Elsa Fornero (intervista a Il Corriere della Sera di domenica) e Corrado Passera (intervento di ieri sera a Che tempo che fa su Rai Tre) si apre anche una seconda fase, dedicata alle iniziative per la crescita e il lavoro. Più in particolare, il ministro Passera ha garantito in Tv che per gennaio si procederà sul tema delle liberalizzazioni, che il governo prenderà iniziative per favotire gli investimenti e che procederà all’asta delle frequenze Tv. Il ministro Fornero ha parlato di ammortizzatori sociali e di lavoro. In questo contesto, la posizione del Pd è chiara. Sostiene Monti per la salvezza del paese. Ma con le proprie posizioni e le proprie proposte.
Dichiarazione alle agenzie di Maurizio Migliavacca: "Prima di tutto l’Italia. Il Pd sosterrà lealmente gli sforzi del governo di impegno nazionale di Monti per allontanare l’Italia dal luogo più esposto della crisi, dove il paese era stato condotto dall’incapacità e dalle mosse sbagliate del governo di Bossi e di Berlusconi. A questo è servita una manovra economica, dove sono state accolte molte delle nostre proposte ma che presenta anche aspetti critici. Dopo l’approvazione della manovra economica, sarà importante realizzare il dettato degli ordini del giorno approvati dal Parlamento, a cominciare da quello che riguarda i problemi dei lavoratori precoci, e prendere iniziative per sostenere la crescita, come sono le liberalizzazioni e gli investimenti dei comuni. In questo contesto sarà importante affrontare il problema degli ammortizzatori sociali. I dati forniti dall’Istat e dalla Confindustria confermano che si sono persi e rischiano di essere cancellati ancora centinaia di migliaia di posti di lavoro, mentre la riforma della previdenza ha portato all’aumento dell’età in cui si potrà andare in pensione. E’ dunque indispensabile mettere questo problema al primo posto, fuori da ogni diversivo. Accanto alle iniziative del governo per salvare il paese, è importante che il Parlamento affronti quanto prima il tema della riforma della politica. Il Partito democratico si farà promotore con le proprie proposte di un piano di azione per la riforma elettorale, la riduzione del numero dei parlamentari, l'ulteriore riduzione dei costi della politica dopo le misure già significativamente avviate. Il confronto su questi temi può utilmente prendere le mosse dalle forze che sostengono oggi il governo di emergenza, ma senza chiusure nei confronti di nessuno".
Da La Repubblica. Intervista con Rosy Bindi, presidente del Pd. «La manovra ha avuto tempi stretti, non c`è stata la possibilità del confronto che sarebbe stato necessario. Ma se parliamo adesso di nuove riforme strutturali, il governo Monti deve mettersi in testa che le proposte vanno costruite con le forze politiche che lo sostengono e con le parti sociali». Rosy Bindi, la presidente del Pd, dà un altolà. La fase due del governo Monti si presenta forse più indigesta, con lo stop alle detrazioni fiscali e la modifica dell`articolo 18. Il Pd è disposto ad accettare tutto in nome del senso di responsabilità? «Il Pd ribadisce il sostegno al governo. Non verremo meno all`atteggiamento di responsabilità che ha consentito di approvare una manovra che mette il paese sulla strada giusta. Abbiamo ottenuto delle modifiche, quindi il nostro non è stato un "sì" senza condizioni. Però la fase due per noi Intervenire sulle detrazioni fiscali significa toccare le famiglie e la crescita significa tre azioni. Liberalizzazioni, su cui il governo ha chiesto tempo per approfondire e il ministro Passera ha detto cose interessanti soprattutto a proposito dell`asta sulle frequenze. Quindi, crescita. Per noi è un capitolo tutto da aprire, e abbiamo proposto intanto di sbloccare alcuni patti di stabilità per gli enti locali virtuosi. Poi, c`è la questione lavoro e ammortizzatori sociali». Accettereste la scure sugli sconti fiscali? «Intervenire sulle detrazioni fiscali significa andare a toccare le famiglie e anche alcuni elementi di crescita e di lotta all`evasione fiscale. Ad esempio, se si può avere una detrazione per la ristrutturazione della casa, questo è vantaggioso per la famiglia, è crescita ed è lotta all`evasione. Mi auguro che il governo Monti non faccia tagli lineari alla Tremonti, ma selettivi. Altrimenti il paese non li può davvero reggere, perché tutto si abbatterebbe sulle stesse fasce che pagano di più la benzina, l`Ici... Non ci può essere una fase due che insegua la recessione». Ma della modifica dell`articolo 18 il Pd è disposto a discutere o è il vostro un totem, come sostiene il ministro Fornero? «Nella tanto invocata "flexsecuriy" è chiaro dove è la flessibilità, non si vedono altrettanto bene gli aspetti di sicurezza. Un governo tecnico che non si limita a intervenire sull`emergenza ma fa riforme strutturali deve per prima cosa, ripeto, confrontarsi con sindacati e forze politiche e non per un pomeriggio. Aggiungo che la flessibilità in uscita si fa in tempi di crescita, non di recessione. Prima ci vogliono gli ammortizzatori, cioè un impianto di sicurezza che renda la flessibilità sopportabile per il lavoratore. Per tutto ciò occorrono risorse. Il governo le ha?». Discuterne è per la sinistra un tabù oppure no? «Non lo è. Però temo che qualcuno si illuda che la crescita venga dalla libertà di licenziamento. Il problema con 900 milioni di ore di cassa integrazione, non è licenziare ma creare posti di lavoro. E noi non offriamo il nostro contributo a scatola chiusa». E con Di Pietro come la mettete? «Di Pietro si è sottratto al confronto di merito sulla manovra e ha sbagliato». Ha detto Bersani che nell`orizzonte del Pd ci sono le elezioni. «Non voleva dire che vogliamo andare a votare prima della scadenza della legislatura, ma che lavoriamo al nostro progetto politico. Dopo il governo tecnico si torna alla normalità della vita politica in cui le parti si confrontano». Casini propone un patto costituente, lei è in disaccordo? «Nessuna Grande Coalizione. Dopo Monti, ci sarà chi vince e chi perde le elezioni. Noi vinceremo con un progetto e su questo si ricostruirà il paese. Pronti già da adesso a discutere con tutti di riforme costituzionali e istituzionali».

sabato 17 dicembre 2011

Dopo il volantino che abbiamo pubblicato ieri, dove chiedevamo di "VOLTARE PAGINA E TORNARE PRESTO ALLE URNE" ecco un nuovo fatto importantissimo.
Le minoranze compatte e ben "QUATTRO CONSIGLIERI DELLA MAGGIORANZA" sfiduciano il Sindaco Lucia Lazzari.
Le motivazioni sono pesanti:
  • Mancanza di chiarezza su fatti incresciosi accaduti
  • Mancanza di condivisione rispetto ad interventi in campo urbanistico e di gestione degli enti.

MOTIVAZIONI GRAVISSIME CHE NON POSSONO SFOCIARE IN NIENTE ALTRO CHE IL RITORNO ALLE URNE.

mercoledì 14 dicembre 2011


















Ci siamo.

L'azzeramento della Giunta è l'ultimo atto, e forse finalmente quello decisivo, della dissoluzione di questa Amministrazione  Lega-Pdl.
La pioggerellina primaverile che ha provocato la revoca della delega all'Assessore Marco Penazza, è diventata un temporale (sarneghera...) con le dimissioni  (sì dimissioni e non revoca della delega....) dell'Assessore Luca Aliprandi, per poi diventare uragano (Katrina!!!) con le dimissioni degli Assessori Lucia Masutti e Francesco Pea.
Per cercare di arginare la forza degli eventi il Sindaco Lucia Lazzari ha azzerato completamente la Giunta.
Però il tempo è scaduto. Bisogna tornare al più presto alle urne.
ARRIVANO GLI ISPETTORI DEL FMI A RICORDARCI PERCHE’ SIAMO QUI E CHI CI HA PORTATO SULL’ORLO DEL BARATRO.
Arriva in Italia una squadra del Fondo monetario internazionale. L’aveva chiamata Berlusconi perché non riusciva a venire a capo della manovra. E la presidente del Fmi aveva detto in proposito: "Lo sottoporremo al test della realtà".
Ecco l’ennesima buona ragione per non dimenticare chi ha portato l’Italia al disastro costringendo tutto il paese a fare un passaggio così duro come quello che stiamo vivendo. E’ lo stesso Berlusconi proprietario e ispiratore di quella parte della stampa che in questi giorni sta gridando di più contro la manovra e contro la casta, la stessa di fronte alla quale quei giornalisti si sono genuflessi fino a pochi giorni or sono. In realtà, a genuflettersi nei confronti del mondo politico berlusconiano o della Lega, per non parlare poi di Tremonti, fino a pochi giorni fa è stata anche la grande stampa, che fa capo a industrie, banche, assicurazioni e finanziarie, le quali sapevano benissimo dove stava andando l’Italia ma hanno taciuto in modo complice fino a quando Berlusconi non si è indebolito ed è stato prossimo a cadere.
Da Il Sole 24 Ore. Articolo di Rossella Bocciarelli e Mario Platero. «Una piccola squadra del Fondo monetario internazionale visiterà Roma la prossima settimana per incontrarsi con le nuove autorità, ricevere aggiornamenti sui recenti sviluppi di bilancio e discutere le modalità di future missioni». E` quanto confermano da Washington esperti dell`organismo diretto, da Christine Lagarde. Gli uomini del Fondo monetario internazionale, in realtà, sbarcano per la seconda volta in Italia nel giro di due mesi. Erano arrivati, infatti per qualche giorno all`inizio di novembre per avviare la consueta disamina annuale del Paese ex articolo IV dello statuto dell`istituzione nata a Bretton Woods, quella che ogni anno si conclude a primavera con la lettera che gli esperti lasciano al ministro dell`Economia, con i loro consigli. Adesso, invece, tornano nel nostro Paese, guidati dal numero due del dipartimento per l`Europa Aasim Husain e dal consigliere Antonio Spilimbergo con un`altro compito: si tratta infatti di una missione di "monitoraggio" sulla base di quanto era stato convenuto a Cannes a quel vertice di capi di stato nel quale l`ex premier Silvio Berlusconi aveva chiesto al Fondo di offrire all`Italia la sua competenza, affinché un soggetto terzo verificasse la veridicità dell`impegno italiano nell`azione di risanamento riduzione del debito e potenziamento della crescita. E la Lagarde, con riferimento alla richiesta di Berlusconi, aveva commentato: «Lo sottoporremo al test di realtà».

martedì 13 dicembre 2011

GIORNO DECISIVO PER GLI EMENDAMENTI. OGGI ARRIVANO LE MODIFICHE PER PENSIONI E ICI. IL PD DECISIVO PER OTTENERE I MIGLIORAMENTI ALLA MANOVRA CHE IL DISASTRO BERLUSCONIANO HA IMPOSTO AL PAESE.
Vale la pena di ricordarlo: se l’Italia ha dovuto fare una manovra drammatica per dimensioni e ripercussioni lo dobbiamo all’incapacità e alla volontà politica del governo di Bossi e di Berlusconi, che prima hanno tolto di mezzo le norme di equità, trasparenza ed efficienza approvate dal precedente governo Prodi, poi hanno fatto di tutto per nascondere la crisi e infine hanno tentennato, senza sapere che cosa fare, portando l’Italia sull’orlo del baratro mentre i mercati ci facevano a pezzi.

La manovra del governo Monti manca però ancora di equità. Almeno vanno rivisti alcuni punti, a cominciare dall’aggancio delle pensioni al costo della vita e dalla fascia di esenzione dall’Ici sulla prima casa.
Il Pd con le proprie proposte ha ottenuto in sede di stesura che nella manovra fossero inseriti alcuni interventi, come il prelievo sugli scudati (che il Pd ha chiesto da tempo anche con gli emendamenti alle manovre del governo Berlusconi) e come la tracciabilità. In questi giorni, poi, è diventato il pilastro sul quale poggia la battaglia per introdurre nella manovra un maggior tasso di equità, per quanto possibile.
Dopo un lungo dibattito, oggi arrivano in commissione Bilancio gli emendamenti per alzare la soglia entro la quale le pensioni saranno indicizzate e la soglia di esenzione dall’Ici sulla prima casa. Domani la manovra passa all’aula di Montecitorio. Entro la settimana voto definitivo alla Camera. Poi toccherà al Senato.

Per leggere tutte le proposte del Partito Democratico clicca qui.

lunedì 12 dicembre 2011

BERSANI: IL PD LAVORA PER CORREGGERE E METTERE EQUITA’ NELLA MANOVRA PER SALVARE L’ITALIA CHE MONTI HA DOVUTO APPROVARE PER EVITARE IL DISASTRO PROVOCATO DAL GOVERNO BERLUSCONI.
Il Partito democratico sta lavorando al massimo per ottenere di modificare nel senso dell’equità la manovra economica che il governo di Mario Monti ha dovuto varare in fretta e furia per evitare il fallimento dell’Italia (che avrebbe avuto conseguenze disastrose, fino al mancato pagamento degli stipendi pubblici e delle pensioni). Il disastro al quale ci aveva portato l’incapacità del governo Berlusconi di capire la crisi e di farvi fronte, ha imposto una manovra durissima. Così però non va bene. Va modificata. In particolare per quanto riguarda l’adeguamento delle pensioni più basse all’inflazione, la soglia di esenzione dall’Ici sulla prima casa e su altre materie. Dopo il lavoro in commissione, martedì il provvedimento arriva in aula alla Camera. E non si esclude un voto di fiducia.
Da il Corriere della sera. Articolo di Aldo Cazzullo. "Segretario Bersani, domani, oggi per chi ci legge, metà del suo partito manifesta con la Cgil contro la manovra che sostenete in Parlamento. Questo non le crea qualche disagio? «No. Noi siamo un grande partito, un partito che discute. Leggere la nostra discussione come una battuta di questo o di quello sarebbe riduttivo. Noi siamo a nostro agio, innanzitutto perché questa mobilitazione ricompone l`unità del sindacato; il che è un bene per la Repubblica». Ma divide il Pd. «La piattaforma dello sciopero non parla di bocciatura della manovra. Parla di modifiche. Diverse vanno nel senso in cui andiamo anche noi. Non vedo difficoltà se la nostra gente partecipa ai presìdi dei sindacati e noi si sta nel nostro, tentando di migliorare la manovra in Parlamento». Monti ha avvertito che lo spazio per le modifiche è stretto. «Noi non chiediamo al governo di fare al cento per cento quel che faremmo noi. Saremo responsabili: il nostro sostegno non è in discussione. Questa manovra è un messaggio all`Europa, è il segno di un Paese che si mette all`opera dopo anni di paralisi. Però cercheremo di convincere il governo ad accettare alcune correzioni. Sul fronte delle entrate, e su quello delle spese». Quali correzioni? «Su un`imposizione sui patrimoni c`è qualche segnale, non c`è una decisione organica: noi però teniamo fermo il punto, se non è questa l`occasione ne deve venire un`altra. Lo sforzo per far pagare gli evasori si vede, ma solo in parte: la tracciabilità a mille euro non è sufficiente; e non avanti, e lo si è fatto, si cade basta 114% sui capitali scudati. Visto che il principio avanzato mesi fa dal Pd di chiedergli un contributo è finalmente passato. Ci aspettiamo poi un segnale nuovo sulle frequenze tv». Non crede che il governo sia costretto a tenere conto del veto di Berlusconi? «Il governo non deve accettare veti, neppure da Berlusconi, sulle frequenze tv come sulla Rai. Su questo punto non si può arretrare. Non è tempo di concorsi di bellezza. Il governo dica la sua, proponga una soluzione equa». Non vi va bene neppure la riforma delle pensioni? «Io non critico la riforma sul piano concettuale, anzi penso che introduca meccanismi di unificazione significativi. Bisogna però introdurre anche elementi di gradualità. Su alcuni punti il salto è troppo alto. Non si possono penalizzare i lavoratori precoci. La soglia sopra cui si sospende l`indicizzazione va portata a 1400-1500 euro. Chiediamo anche una fascia più ampia di esenzione dall`Ici, anche in rapporto al carico familiare». Sull`Ici va chiesto qualcosa in più alla Chiesa? «Sì. Il governo deve fare chiarezza su una norma, quella che distingue gli immobili adibiti al culto da quelli a fini commerciali, applicata sinora in modo confuso. Poi servono misure per la crescita. Ad esempio, deroghe al patto di stabilità per consentire investimenti rapidi ai Comuni». Il vertice europeo è andato però nella direzione del rigore assoluto, e di controlli più severi sui bilanci. «In Europa le destre e i populismi hanno rinsecchito una prospettiva solidale. Anche quando fai un passo ma non si dice"; come nel caso pur positivo di una maggiore facoltà di azione della Bce. Quanto alle necessarie decisioni sulla stabilità, non si può inseguire la recessione, non si può continuare a fare manovre su manovre: la recessione dev`essere messa a sconto negli equilibri di bilancio. L`Europa ha gli strumenti per farcela. Tra sei mesi si vota in Francia - e Hollande verrà alla nostra assemblea, venerdì prossimo -, nel 2013 si vota in Germania e in Italia. Serve una grande piattaforma progressista europea». In Italia però l`unità della sinistra appare compromessa. Il Pd va verso un`alleanza con Casini? «Leggo un`ampia letteratura sulla "foto di Vasto". Ma a quella foto manca il sonoro. Io ripetei allora quel che ho sempre detto: alla fase dell`emergenza segue la ricostruzione; per la ricostruzione serve un`alleanza tra progressisti e moderati. Il Pd si è preso le sue responsabilità. Altri se ne prenderanno di meno: pazienza. Ma un conto è la critica, un conto sono la deformazione e la denigrazione. Vendola mi pare attento a evitarle. Di Pietro, quando parla di inciucio, no. È chiaro che argomenti come questo, se ribaditi, portano a rotture difficilmente componibili. Perché la pietra di paragone è l`Italia; non un punto percentuale in più o in meno». Pisanu vede Monti candidato a Palazzo Chigi anche nel 2013. «Io invece non credo che il bipolarismo sia finito. E non credo che Monti voglia essere il demiurgo anche della fase2, della ricostruzione. Per quella occorre un grande confronto elettorale tra le forze politiche». È sicuro che la vostra gente vi verrà dietro? Questo è davvero un governo di destra, come si sente ripetere? «Questo non è un governo di destra. E un governo di impegno nazionale, come lo chiama Monti. Se fossimo andati a votare, avremmo vinto noi; ma non ho rimpianti. Abbiamo fatto un investimento sul futuro. E i miei l`hanno capito. La gente è più matura di quel che si crede». La gente è anche molto arrabbiata con voi politici, che non vi siete tagliati lo stipendio. «Guardi, ho ricevuto diversi messaggi di parlamentari che sono stati insultati per strada da passanti che avevano letto i titoli dei giornali. Ora, io dico basta. Due volte basta: ai privilegi, ma anche ai linciaggi. Di questo passo non so dove arriveremo». Non è stato un errore non dare subito un segnale forte sui costi della politica? «L`errore è stato rendere credibile che si stesse lavorando a dei rinvii. I vitalizi non sono stati tagliati dal governo, ma dai presidenti delle Camere. Lo stesso si farà sugli stipendi, che saranno equiparati alla media europea. Ricordo che "la Maastricht dei costi della politica" è una proposta del Pd. Vigileremo perché sia tradotta in pratica, anche in periferia. Ma non cadiamo nel populismo. Quando avremo fatto questo, verrà il momento di smascherare coloro che nascondono, dietro i privilegi della politica, i privilegi propri»

FORSE LA GIUNTA LAZZARI E' ARRIVATA AL CAPOLINEA.

Dopo solo due anni e mezzo di Amministrazione la Giunta Lega-Pdl di Gussago sembra avere i giorni contati. All'azzeramento della Giunta, si aggiungono i malumori di alcuni Consiglieri Comunali, che non lasciano prevedere nulla di positivo.
Cosa porterà Santa Lucia al Sindaco?

martedì 6 dicembre 2011


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UN ASSESSORE DIMESSO E…
              Gussago  01.12.2011                       

Concittadine concittadini,
Settimana piena di novità politiche a Gussago. Le dimissioni, rassegnate per divergenze programmatiche e personali, dall’Assessore all’Edilizia e Urbanistica Aliprandi, forse il più noto e storico esponente della Lega Nord di Gussago, hanno evidenziato tutte le difficoltà di questa maggioranza, difficoltà che noi più volte abbiamo segnalato alla cittadinanza. Avevamo assistito qualche mese fa, alla destituzione del già Assessore ai lavori Pubblici Penazza, avvenuta con disonore, viste le motivazioni del Sindaco, cioè la mancanza del necessario rapporto di fiducia. Due Assessori che se ne vanno in due anni e mezzo di amministrazione, due su sei. Una media di uno all’anno. Non male direi, come risultato di coesione e condivisione dei programmi politici; se poi aggiungiamo che i due assessori dimessi avevano, coincidenza, incarichi che coinvolgevano gli appetiti economici più forti, credo che possiamo farci un’idea della situazione. Difficile anche sostenere che non vi siano problematicità politiche, quando assistiamo ad un Sindaco part-time che accorpa a se le deleghe principali dell’attività amministrativa e cioè Bilancio, Lavori Pubblici e ora anche Edilizia e Urbanistica. Sorge spontanea la domanda se il Sindaco abbia deciso di fare tutto da sé o se invece non riesca a trovare persone affidabili o capaci, all’interno della sua squadra,  a cui affidare queste delicate deleghe. Quanto esposto sarebbe già sufficiente a dichiarare il fallimento di questa maggioranza PDL-Lega, ma visto che al peggio non c’è mai fine, entrano ora in campo, con l’ esposto presentato al Prefetto da Aliprandi, anche gravi e pesanti accuse, che non sono ancora verificate, ma che gettano ugualmente pesanti ombre sull’operato di questa maggioranza. Gravi sono le accuse, molteplici sono i personaggi che Aliprandi coinvolge, a vario titolo, nelle vicende da lui descritte. Pur non sapendo se tali affermazioni corrispondano al vero, questo lo stabiliranno le autorità preposte e competenti, non possiamo esimerci dall’esprimere tutta la nostra preoccupazione, per la mancanza di trasparenza che parrebbe emergere nell’operato dell’Amministrazione, che è alimentata da quanto il Sindaco riporta per iscritto al Prefetto, non smentendo alcuni gravi fatti che videro coinvolti esponenti della giunta da lei guidata.Siamo veramente costernati, di fronte a quanto è emerso in questi giorni, non vogliamo giudicare i fatti, ma politicamente siamo chiamati a chiedere ora, alla coalizione LEGA-PDL che ci amministra, di collaborare a fare la massima chiarezza, appoggiando la costituzione della Commissione Consiliare Ispettiva. Queste pesanti ombre che ora avvolgono questa giunta e non solo, la pongono politicamente in seria difficoltà e indeboliscono l’Istituzione Comune. Noi riteniamo, che una giunta che perde due pezzi importanti, causate entrambe da pesanti dissidi e scarsa fiducia tra i componenti della giunta stessa, e un Sindaco, che non riesce a dirimere questi dissapori e tenere unito il gruppo, dimostri tutta la sua incapacità a guidare Gussago. Alla luce di quanto sopra esposto, è lecito chiedersi quale futuro possa caratterizzare questa amministrazione.
Il segretario Giordano Dossi

martedì 29 novembre 2011

DISASTRO SCUOLA. UNA DELLE EREDITA’ DELLA DESTRA. MA NON ERA INCAPACITA’ A GOVERNARE: ERA VOLONTA’ POLITICA.

La Fondazione Agnelli fa l’ennesima indagine sulla scuola e presenta il risultato:
la scuola media è al disastro. Dopo anni e anni di egemonia berlusconiana e della destra, la scuola pubblica ormai è ridotta al lumicino.

Da La Stampa. Articolo di Flavia Amabile.

"La scuola media esce a pezzi dall`analisi della Fondazione Agnelli. Il rapporto del 2011 è tutto dedicato al ciclo intermedio dell`istruzione:160 pagine di numeri e analisi che descrivono un fallimento. Che altro si potrebbe dire di una scuola da cui 1 professore su 3, se può, scappa? O dove addirittura si trovano insegnanti (quasi uno su dieci) che non esitano a criticare il loro stesso mestiere? Persino un maestro (o una maestra) su 4 delle elementari la considerano un disastro, anche se si tratta di un ciclo superiore e quindi una specie di traguardo a cui aspirare. Nulla, bocciata anche da loro. Insomma qualcosa non va nelle scuole medie italiane. L`ex ministro dell`Istruzione Mariastella Gelmini probabilmente la considererà per sempre la sua riforma mancata, l`ultima, quella che avrebbe completato la sua opera. Non è detto che gliel`avrebbero permesso nemmeno se il governo Berlusconi fosse rimasto in carica l`intera legislatura ma per non perdere tempo stava preparando una riforma dell`esame di terza media. E comunque alla fine i ragazzi e le famiglie italiane dovranno convivere con la secondaria inferiore ancora per un po`. Non è un bel vivere a giudicare da quel che si legge nel Rapporto 2011 della Fondazione Agnelli. I professori potrebbero essere i nonni dei loro alunni. Se i docenti italiani sono già i più anziani all`interno dell`Ocse, quelli delle scuole medie detengono il primato assoluto: sono più vecchi persino di quelli delle scuole elementari e superiori italiane, età media dei prof di ruolo di oltre 52 anni,e una loro concentrazione soprattutto nella fascia fra i 58 e i 60 anni. Nessun insegnante di ruolo ha meno di 35 anni. E comunque trovarne è una vera rarità: oggi si diventa di ruolo a oltre 40 anni, il doppio rispetto a quello che avveniva all`inizio degli Anni Settanta. Quel che più lascia sbigottiti è che i meno soddisfatti della propria formazione sono proprio loro, i prof. Le tecnologie? Il 46% ritiene inadeguata, o poco adeguata, la propria preparazione contro il 39% degli insegnanti delle elementari e il 43% di quelli delle superiori. La multiculturalità?
Non ne parliamo: il 44% dei prof delle medie si ritiene non all`altezza rispetto al 27% delle elementari e il 43% delle superiori. Persino per comunicare con i genitori il 47% ritiene di non avere gli strumenti necessari invece del 30% delle elementari e del 45% dellesuperiori. Stesso discorso per la gestione della classe: il 39% non si ritiene preparato a sufficienza contro il 21% delle elementari e il 36% delle superiori. Come sintetizza il Rapporto,sono «poco attrezzati per affrontare i profondi cambiamenti che interessano gli studenti preadolescenti e l`organizzazione scolastica». Una simile catastrofe non può non fare vittime. Innanzitutto i preadolescenti italiani vanno a scuola meno volentieri dei loro coetanei stranieri. Solo il 17% dei maschi e il 26% delle femmine di undici anni è contento di stare in classe, un gradimento quasi tre volte inferiore rispetto a quello di Germania e Inghilterra e comunque molto più basso della media europea del 33 e 44%. Ma il gradimento cala ancora se si considerano i ragazzi dopo tre anni di medie. A 13 anni a dirsi contenti di andare a scuola sono solo il 7% dei ragazzi e 1`11% delle ragazze italiane. In tutti gli altri Paesi invece, il gradimento aumenta. Come sempre a rimetterci davvero sono i deboli. «La famiglia continua ad avere un ruolo decisivo e crescente nel tempo - sottolinea l`analisi. Chi ha genitori con al massimo la licenza media ha una probabilità tre volte più elevata di essere in ritardo in prima media e quattro volte più alta in terza media. Chi viene da una famiglia povera ha il 60% di probabilità di essere in ritardo rispetto a chi ha .un benessere economico elevato. E gli immigrati figli di stranieri - nati però in Italia - che iniziano le medie in condizioni di parità rispetto agli italiani possono perdere terreno anche di 3,5 volte entro la terza media. «La scuola media fallisce proprio dove la scuola primaria riesce: contenere l`influenza delle differenze sociali nei livelli di apprendimento», conclude senza sconti il Rapporto".

venerdì 25 novembre 2011

martedì 22 novembre 2011

BERSANI CHIARISCE LA POSIZIONE DEL PD.
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha chiarito ieri la posizione del Pd in una lunga intervista radiofonica.
"Domanda.I mercati restano in difficoltà, lo spread che cammina anche dopo l'insediamento del nuovo governo Monti. Insomma nessuno ha la bacchetta magica?"
Siamo in un'altra situazione, perché sarà possibile affrontare problema a fianco dei grandi Paesi europei cercando di correggere la linea della politica economica europea che fin qui si è dimostrata insufficiente e cercando, per quello che riguarda noi, di toglierci dal fronte più scoperto della crisi. Quel che cambia oggi è che siamo al tavolo con i primi paesi d'Europa
"Alcune misure per il governo. Sarà la patrimoniale il terreno di scontro tra PD e Pdl, visto che Berlusconi ha detto di essere contrario? "
Non esistono linee controverse all'interno del PD. Siamo un partito che discute e al momento giusto decide. Noi abbiamo già posizioni dichiarate: abbiamo presentato un emendamento alla manovra di Tremonti che parlava di imposizioni sui grandi patrimoni immobiliari e abbiamo presentato, quando si parlava di federalismo fiscale, un meccanismo di imposizione fiscale sui servizi erogati a livello locale con grande attenzione per le fasce più deboli. Tutto questo in alternativa alle soluzioni proposte dal governo Berlusconi di taglio lineare alle detrazioni fiscali. Noi abbiamo le nostre proposte e queste sono state presentate in bilanciamento del sistema fiscale che grava troppo sul lavoro e su famiglie e poco sui patrimoni, gli immobili e sull'evasione fiscale".
La riforma delle pensioni. Su questo si registrano posizioni differenti tra il responsabile economico del PD, Fassina che dice no e il vicesegretario Enrico Letta che sembra molto più disponibile. "Queste domande non si farebbero mai al Partito Democratico americano. Non è che Kerry, Clinton e Obama la pensano sempre nella stessa maniera. Si discute e dopo si stabilisce una linea politica. È molto agevole trovare la posizione del PD sulle pensioni. Noi consideriamo un'area flessibile di uscita dal lavoro tra i 62 e i 70 anni con meccanismi di incentivazione e disincentivazione. Tutto quello che si ricava da questa flessibilità deve essere portato a sostegno della previdenza dei giovani. Questa è la posizione del PD. Siamo in attesa di capire come potrà essere definito l'intervento del governo e siamo pronti a discutere secondo questo criterio in Parlamento. Non pretendiamo che questo governo faccia il 100% di quello che faremmo noi, però le nostre idee saranno al confronto nella sede parlamentare. È questa la nostra impostazione: accettiamo di discutere del tema delle pensioni ma pensiamo che questo tema possa essere affrontato con una logica di flessibilità attraverso meccanismi di convenienza in uscita. Ho apprezzato che il Presidente del Consiglio Monti abbia inteso riaprire un confronto con le forze sociali sulla base dell'accordo del 28 giugno dopo anni nei quali si è puntato sulla divisione. Io mi aspetto che questioni come queste vengano affrontate e impostate nel dialogo sociale".
C'è da parte dei sindacati una disponibilità dichiarata verso quanto farà questo governo. Ma resta spinoso l'argomento del mercato del lavoro. Monti vuole incontrare le parti sociali e questo ben dispone.
"Quello è il punto. Tutto deve essere affrontato con il dialogo sociale. Quanto alla discussione parlamentare, anche in questo caso abbiamo posizioni e documenti approvati sul tema del mercato del lavoro. Noi operiamo sostanzialmente perché ci sia una progressiva unificazione dei diritti di base dei lavoratori. Non drammatizziamo il tema dell'Articolo 18 perché il 95% delle imprese italiane non è sottoposto all'Articolo 18. Andando alla sostanza e non alle ideologie, se si vuole incominciare ad unificare il mercato del lavoro bisogna che un'ora di lavoro stabile costi un po' meno e un'ora di lavoro precario costi un po' di più. Questa è la nostra idea. L'eccesso di precarietà finisce per rovinare le esistenze e per dequalificare il mercato del lavoro. Questo si ovvia sia con delle norme, sia con elementi di convenienza e di costo. Noi abbiamo elaborato idee perché questo sistema dei costi sia più favorevole alla stabilità dell'impiego. Io ti do la flessibilità, ti do una quota di precarietà, però almeno tu mi paghi un po' di più. È impensabile di aggiustare con interventi di natura fiscale la prospettiva pensionistica se questa non parte da un salario decente quando si è giovani".
Il governo è composto da tecnici e Monti ha preso tempo per nominare viceministri e sottosegretari rigorosamente tecnici.
"Riconsideriamo quanto è successo: in dieci giorni abbiamo cambiato l'universo della situazione italiana e lo abbiamo fatto nelle condizioni che tutti conoscono di un lungo scontro politico. Definimmo e abbiamo tenuto ferma la posizione del PD che puntava ad un'autorevole presenza tecnica perché la tensione politica non imbarazzasse questa soluzione. Ora è chiaro che siamo di fronte ad una transizione e la grande partita sarà giocata con le elezioni. Il presidente del Consiglio è una persona saggia e accorta, farà le sue scelte e, se riterrà, ascolterà la nostra opinione. Certamente c'è un problema di raccordo con il Parlamento: se le figure tecniche e autorevoli che si possono trovare a livello di viceministri e sottosegretari avranno una certa attitudine, magari maturate in precedenti esperienze di dialogo con il Parlamento, tutto risulterà più facile. Noi siamo intenzionati a favorire questa prospettiva".
È difficile essere collaborativi con persone con cui fino al giorno prima si discuteva anche in modo aspro?
"Per noi l'Italia viene prima di tutto. Per l'Italia si può mandare giù anche qualche rospo. Siamo in una situazione atipica: non c'è una larga maggioranza, non c'è una larga coalizione, non c'è un governo d'unità nazionale. C'è un governo di impegno nazionale rispetto al quale ognuno si prende le proprie responsabilità. Noi non mettiamo condizioni ma non accettiamo che altri le mettano. Si discute in Parlamento su quello che dobbiamo fare per salvare il Paese. Se si dice no al fatto che chi ha di più deve dare di più, io non sono d'accordo. Stavolta lo sforzo deve essere fatto da tutti ma , ripeto, chi ha di più deve dare di più e non solo per equità ma perché altrimenti il Paese non ce la fa. Non mettiamo pregiudizi, blocchi e condizioni".
Torniamo in Europa. Domani inizia il tour di Monti. Nel Pdl dicono che nonostante le dimissioni di Berlusconi, lo spread rimane alto. Secondo lei ci sono anche delle responsabilità di Germania e Francia?
"Abbiamo due problemi: uno è legato al venir via dal fronte più esposto della crisi e questo incomincia a vedersi; l'altro, quello principale, è legato alla politiche delle destre in Europa che negli ultimi anni sono state completamente sbagliate. Ci troviamo davanti ad un'Europa azzoppata che non riesce a fare una politica comune seria per affrontare il problema del debito pubblico e degli spread. È cominciato con la Grecia. Per non aver voluto dire va bene paghiamo noi, garantiamo noi e poi facciamo i conti, per egoismi nazionali e chiusure politiche e culturali, si è lasciato che l’infezione si propagasse. E la Grecia che fa il 3% del Pil europeo è diventata un problema che ha contagiato tutti. Ora bisogna assolutamente invertire questa logica: l'Europa deve essere l'Europa. L'Euro va benissimo, è l'Europa che non va bene. Mi auguro che con il nuovo profilo del governo italiano si sia in condizione di porre anche questo problema mentre facciamo i compiti a casa senza che nessuno ci manda le letterine. E dobbiamo anche dire in sede europea che cosa va cambiato nelle politiche dell'Unione, far fronte comune sul serio, se no non si salva nessuno".

mercoledì 16 novembre 2011


 Martedì prossimo, 22 novembre 2011, aspettiamo tutti i tesserati e simpatizzanti del Partito Democratico del Circolo "Marianna Piardi" di Gussago per una

"ASSEMBLEA PROGRAMMATICA"

In questo momento di sbandamento totale ci ascolteremo, ci confronteremo tutti insieme. 


sabato 12 novembre 2011



Pronti al governo d'emergenza, lo facciamo per la gente e per i lavoratori

                Intervista di Sandro Ruotolo a Pier Luigi Bersani durante la trasmissione Servizio Pubblico di Michele Santoro
  • "Tanta gente ha pensato fino a poco tempo fa che se la nave affondava il problema era solo della terza classe. Non è così, stanno affondando tutti e se non si salva la terza classe non si salva nessuno".
LE RAGIONI DI UN IMPEGNO DIFFICILE: LA SALVEZZA DEL PAESE E LA PROTEZIONE DEI PIU’ DEBOLI.

Le ragioni dell’impegno del Pd a sostegno di un governo di salvezza nazionale sono chiare e non vanno smarrite.
Primo: l’Italia è sull’orlo del baratro. Se vi cadesse migliaia di imprese chiuderebbero, si perderebbero posti di lavoro, dovremmo ripagare a costi esorbitanti un debito enorme accumulato negli anni e che il governo Berlusconi ha alimentato invece di ridurre come aveva fatto il governo di Romano Prodi. Tempo da perdere non c’è, perché il governo Berlusconi non è stato in grado di affrontare la benché minima difficoltà ed ha lasciato il paese senza credibilità e con una gran massa di risorse già bruciate: tutti i tagli subiti se ne stanno andando in fumo, resi inutili dall’aumento dei tassi di interesse che siamo costretti a pagare sul debito in scadenza per poter avere altri soldi in prestito. Dunque, bisogna cambiare il volto dell’Italia di fronte al mondo per di mostrare che gli italiani non sono Berlusconi e deve prevalere un criterio di netta discontinuità, di assoluta novità, rispetto al governo del centrodestra che ha portato l’Italia al fallimento e alla derisione.
Secondo: il Pd accetta la sfida non facile non nel proprio interesse, ma nell’interesse del paese, dei ceti meno abbienti, dei lavoratori. E’ ormai chiaro a tutti che dovranno esser fatte altre misure, ma per uscire davvero dall’angolo è indispensabile che questa volta gli interventi siano più che equi: la lotta all’evasione fiscale (che è la vera differenza dell’Italia rispetto al resto d’Europa), la tassazione dei patrimoni immobiliari (altra differenza rispetto al resto del mondo civile), vere liberalizzazioni per aprire alla concorrenza vera e dare ai giovani la possibilità di cimentarsi senza dover sottostare a barriere di ingresso ad ogni professione, lavoro, attività di impresa. E finalmente Anche un’iniziativa di politica industriale. Quanto al welfare, bisogna ripartire dalla riforma degli ammortizzatori sociali e dagli accordi che uniscano sindacati e imprenditori in uno sforzo comune, due interventi senza i quali qualsiasi intervento genererebbe solo disoccupazione, divisione, tensioni sociali.
Terzo: l’impegno del Pd riguarda anche l’avvio di una ricostruzione democratica che riguardi lo Stato, a cominciare dai costi della politica (dimezzamento del numero dei parlamentari, vitalizi e così via) e riforma della legge elettorale.
Queste sono le ragioni per le quali il Pd assume il rischio, se ve ne sarà l’opportunità, di sostenere un governo di emergenza, purché abbia la credibilità necessaria e sia appoggiato da un’ampia base parlamentare.
Sulla stampa si agitano nomi, opzioni, riflessioni di comodo. Nomi non ce ne sono. Quel che c’è è il coraggio di offrire al paese una possibilità di salvezza. Fermo restando che nel caso in cui non sia possibile fare un governo di emergenza, si deve andare subito al voto, per vincere le elezioni e essere protagonisti della ricostruzione del paese.

venerdì 4 novembre 2011

                      

 Per conoscere Giordano clicca qui.


Pubblichiamo la lettera del nostro Segretario di Circolo Giordano Dossi, che commenta quanto successo domenica 30 ottobre 2011 alla commemorazione dell'Eccidio di Sella dell'Oca.

domenica 30 ottobre 2011



















Oggi Domenica 30 ottobre 2011 è successo un fatto gravissimo.

Dopo aver deposto una corona sotto la lapide che in Piazza S.Lorenzo ricorda l'eccidio dei due Partigiani Bernardelli e Zatti, nessuno degli Amministratori o Consiglieri Comunali della maggioranza (Lega e Pdl) di Gussago, è salito a Sella dell'Oca per la Commemorazione ufficiale. Mentre erano presenti sia il rappresentante di Chiari che quello di Iseo.

Un fatto oltre che, di una gravità inaudita, anche mai successo
nei 67 Anniversari celebrati fino ad ora.

Mario Bernardelli e Giuseppe Zatti, giovani di 19 e 20 anni, sono morti per permettere a noi di vivere liberi. Noi, come ci ha ricordato Guerino Dalola nell' orazione ufficiale, non dobbiamo ricordarli,

ma renderLi vivi continuando la loro opera, per permettere a quanti verranno dopo di noi di continuare a vivere in questa libertà. 

"Pronti alla sfida di governo, io in campo per la premiership"

"Primarie di centrosinistra, poi patto di legislatura con il centro. Il lavoro con Vendola, Di Pietro e socialisti è avanti: per garantire credibilità a vincolo di maggioranza in Parlamento". Intervista a Pier Luigi Bersani di Barbara Jerkof - Il Messaggero.

                                       Bersani  Bersani

Pronti ad affrontare la sfida del governo. che sia ora con un esecutivo di transizione, o che sia dopo elezioni anticipate. Perché una cosa è certa. avverte Pier Luigi Bersani, così al 2013 non ci si arriva. Il segretario del Pd traccia la sua road map: primarie di centrosinistra dopo aver stretto un accordo «di credibilità» con Idv, Sel e Psi, che metta al riparo dagli errori del passato sulla tenuta della coalizione attraverso precisi meccanismi parlamentari (un vero e proprio vincolo di maggioranza nei gruppi parlamentari); e apertura ai moderati con un patto di legislatura. Obiettivo: «Ricostruire il Paese» dopo il ventennio berlusconiano. Chiarendo che. quando sarà il momento di scegliere dal basso il candidato premier. il candidato del Pd sarà lui.

Segretario, lei ha definito il documento d'intenti del governo alla Ue come «merce usata», mai sindacati prendono la parte sui licenziamenti molto sul serio minacciando lo sciopero generale. Come stanno le cose?

«A uno sguardo obiettivo il documento è fortemente minaccioso sul mercato del lavoro. Quando si parla con tanta leggerezza di licenziamenti per motivi di crisi si deve sapere che in questo stesso momento abbiamo 400 mila cassintegrati che leggendo questa novità potrebbero apprendere che da oggi sono tutti licenziati. Al netto di queste minacce, è tutta merce usata venduta come nuova. Penso alle pensioni ma anche alla presa in giro colossale sulle liberalizzazioni; Sulle riforme istituzionali si parla di dimezzare il numero dei parlamentari nella stessa settimana in cui in commissione al Senato hanno stoppato i tagli, Indicano scadenze parlamentari mentre sono costretti alle Camere a ritirare tutti i disegni di legge».

L'Europa però sembra apprezzare le promesse italiane.

«E io non voglio certo minare questa apertura di credito. Ma se tra un mese emerge che abbiamo raccontato ancora un sacco di favole. raddoppiarlo i guai. Non possiamo vendere altro fumo».

Nei suoi colloqui di queste ore con Casini e Di Pietro è stata messa a punto una strategia comune delle opposizioni in Parlamento?

«Il giudizio delle diverse opposizioni rni pare largamente univoco. E cioè riteniamo che questo governo non sia più in grado né di produrre cose significative né di garantire ormai l'ordinaria amministrazione».

Resta la necessità, per chiunque governi oggi o governerà domani, come ha detto il capo dello Stato, di assumersi la responsabilità di misure impopolari.

«Chiunque governi o governerà deve prendere misure dure e giuste. Se sono giuste non sono sicuro che siano anche impopolari. L'unica chiave per rispondere è un atteggiamento di fiducia e di verità che dica: chi ha di più deve dare di più, chi è stato disturbato meno ora dovrà disturbarsi di più. E si parte con una cura di riforme secche e vere. Quando io feci da ministro le mie liberalizzazioni, l'Italia si svegliò al mattino con una sorpresa: ecco, il metodo è quello. Il giorno dopo il nuovo governo l'Italia deve svegliarsi con una sorpresa: cose serie e incisive. ma, eque. Sto parlando innanzitutto di tagli ai costi della politica, semplificazione amministrativa, un fisco più giusto, liberalizzazioni vere, lotta alla precarietà e così via. E ripeto: eque. Perché la cosa più scandalosa di queste ore è che tra Bce. Ue. Lettera e tutto il resto, è scomparso, per esempio, il tenia dell'evasione fiscale che è il vero punto di differenza tra noi e il resto d'Europa».

Sta di fatto che il governo che sembrava aver ripreso ossigeno è di nuovo nella tempesta, tra dissidenti dei Pdl e gelo con Tremonti.

«Basta far due passi in Parlamento e incontrare parlamentari del centrodestra per vedere che non hanno risolto proprio niente».

Quindi restano tutti i diversi scenari per il dopo Berlusconi. Ma possibile che anche sul votare subito-votare dopo il Pd sia riuscito a dividersi?

«Trovo questi giochetti di comunicazione francamente irritanti. Soprattutto perché il Pd da un anno negli organismi di partito e nelle dichiarazioni del segretario, dice una cosa e una sola: siamo pronti a farla nostra parte in un governo di transizione che sia segnato da una discontinuità e che abbia una larga base parlamentare. Queste riflessioni le ho anche consegnate al presidente della Repubblica non da oggi. Non ci sono queste condizioni? Non possiamo aspettare il 2013. Una terza strada non c'è. Poi, è chiaro, non tutto è nelle nostre mani male nostre intenzioni sono queste. Punto».

Il Pd sconta anche un evidente fattore di ambiguità, segretario: non sapere con quale candidato premier né con quali alleanze si presenterà agli elettori.

«Quando sento questa storia che il Pd è diviso sono il primo a dire che a volte esageriamo, ma mi chiedo anche: non è che è entrato in vena un berlusconismo per cui ci si aspetta che parli sempre uno solo? La verità è che noi stiamo lavorando a qualcosa di più grande e profondo del giorno per giorno, stiamo lavorando a una ricostruzione dal lato democratico e dal lato del patto sociale. E da qui allora che faccio il discorso sulle alleanze e tutto il resto. E da qui viene fuori il lavoro che stiamo facendo e che è un ben più avanti di quel che comunemente si pensa».

Quando dice «stiamo» a chi si riferisce?

«A noi del centrosinistra, E sto parlando del Pd, di Di Pietro, di Vendola, dei socialisti. Qual è il problema elle dobbiamo affrontare e risolvere insieme? La credibilità. Io sto lavorando su questo e stiamo facendo importanti passi avanti su cose molto concrete».

Sta parlando della messa a punto di un documento comune, di una sorta di contratto come lo chiamerebbe Berlusconi?

«Sto parlando di risposte a domande tipo: ma noi la maggioranza parlamentare come la garantiamo. con quale meccanismo? I cinque-sei punti del programma che la gente sa essere un problema politica internazionale, risanamento, concertazione - come pensiamo di risolverli?».

Quindi lei, Vendola e Di Pietro siete già entrati nel merito di un programma di governo vero e proprio?

«Fare un programma è facile, il punto vero lo ripeto è la credibilità».

E come la si garantisce? I precedenti storici della sinistra di governo non sono proprio rassicuranti.

«Appunto. Per questo stiamo ragionando su un preciso meccanismo. Voglio essere ancora più chiaro: nella vita dei gruppi parlamentari dovrà esserci un vincolo di maggioranza».

D'Alema ha sottolineato giorni fa come l'accordo a sinistra noi) sia sufficiente e che per arrivare al 60% si debba aprire al centro. Condivide?

«E infatti da questa posizione il centrosinistra deve rivolgere un messaggio alle forze moderate per un governo di ricostruzione. Io non tiro per la giacca nessuno, rispetto, capisco i problemi. i muri da oltrepassare, però al Terzo Polo voglio dire: la vedete l'Italia? Non sto parlando, di un'ammucchiata ma di un incontro tra progressisti e moderati italiani per un patto di legislatura e su una dozzina di riforme da fare per ricostruire l'Italia. In vista di questo, glielo dico molto francamente, anche il Pd deve darsi una registrata. perché non sempre la discussione che sento tra noi è all'altezza di questa sfida. Il progetto - centrosinistra di governo, allargamento al centro con un patto di legislatura, ricostruzione dell'Italia - va bene? Avanti, allora si tira. Non va bene? Si discute. Ma non c'è più tempo per chiacchiere che non vanno da nessuna parte».

Visto che sta tracciando la road map da qui al voto, parliamo di candidature? Sarà lei il candidato premier dei Pd alle primarie?

«Io ci sono. Non andrò mai davanti al Paese dicendo che ci sono perché lo dice lo statuto del Pd, ma il Pd, che è nato con il metodo delle primarie, proporrà il suo candidato con un'assunzione di responsabilità politica. La coalizione deciderà a proposito delle primarie e chi può partecipare. E a quella discussione non ci si aspetti un Pd o un Bei-sani che chiude le porte. Quando sento qualcuno dire che Bersani ha paura, io rispondo: è fin da bambino che non ho paura».

Oggi Renzi riunisce a Firenze giovani e meno giovani rottamatori. Tanta dialettica al Pd fa bene o fa male?

«Può far bene. può anche far male?A Pesaro. concludendo la festa del Pd, ho detto ai giovani: se toccherà a me. il giro della ricostruzione lo metterò largamente sulle vostre spalle. Chiedo però che l'idea del collettivo, della squadra, non venga calpestata in nome di eccessi personalistici che ormai sono cose del passato».

Sabato prossimo, segretario, il Pd sarà in piazza a Roma. Perché?

«Saremo in piazza San Giovanni perché è un luogo che ha scandito le vicende democratiche del nostro Paese. Sarà un incontro festoso, nel rispetto dell'ordinanza del sindaco sui cortei, chi non vorrà portare bandiere del Pd porterà il tricolore, saremo lì insieme nel nome del popolo italiano. E mi piace pensare che dopo la figura disastrosa che abbiamo fatto agli occhi dell'Europa, la rimessa in ruoto della dignità dell'Italia possa passare proprio da questo appuntamento, con la partecipazione dei leader progressisti francese e tedesco, proprio nella città che ospitò i trattati fondativi dell'Unione».

lunedì 24 ottobre 2011

BASTA CONDONI

Crisi: ecco le proposte che servono al Paese

Le proposte che il PD ha presentato concretamente in Parlamento

                                        Pier Luigi Bersani
Se oggi, con il ritardo che noi abbiamo denunciato da anni, si vuol mettere mano a misure per la crescita, i capitoli sono quelli che abbiamo indicato più volte e che, per larga parte, abbiamo già presentato in Parlamento sotto forma di proposte e disegni di legge e anche di emendamenti condivisi dalle opposizioni alla manovra approvata a colpi di fiducia dalla maggioranza di centrodestra.

· Una riforma fiscale che carichi su rendite e evasione per ridurre il peso del fisco su produzione e lavoro, anche anticipando misure immediate contro l’evasione fiscale e di imposizione ordinaria sui grandi patrimoni immobiliari, secondo le proposte che il PD ha presentato concretamente in Parlamento in occasione della manovra di agosto, e di alleggerimento del costo del lavoro per sostenere la crescita anche attraverso questa via.

· Un programma di liberalizzazioni effettive, secondo i provvedimenti che il PD ha più volte presentato in dettaglio con proposte ed emendamenti parlamentari.

· Una ripresa degli interventi di politica industriale ed energetica, con particolare riferimento al Mezzogiorno, riprendendo l’ispirazione di Industria 2015 che il governo ha boicottato.

· Una deroga selettiva al patto di stabilità interno per consentire ai comuni che ne hanno la possibilità di avviare immediati investimenti e di procedere ai pagamenti verso le piccole imprese. Questa misura può essere agevolmente finanziata con un contributo straordinario a carico degli scudati.

· Misure sul welfare che, a fronte di interventi di riduzione della precarietà dei giovani, correggano in modo flessibile il meccanismo di uscita dal lavoro con incentivi.

· Un piano di dismissione e valorizzazione degli immobili demaniali, secondo il progetto presentato dal PD.

· Un programma di interventi per ristrutturare l’assetto istituzionale centrale e locale
, a cominciare dal dimezzamento del numero dei parlamentari, dallo snellimento degli organi di rappresentanza e di governo di Regioni, Province e Comuni, dall’accorpamento degli uffici periferici dello Stato, dall’eliminazione degli organi societari per le società in house dei comuni (oltre 50 mila incarichi) e così via.
“Queste sono alcune delle cose che si possono fare”, ha dichiarato il Segretario del PD, Pier Luigi Bersani.
Naturalmente va anche ricordato che tutto ciò che l’Italia e gli italiani possono fare rischia di avere un effetto davvero limitato se resta questo quadro politico. Con un governo così niente basterà mai. L’Italia è un grande Paese. Gli italiani hanno risorse e mezzi per uscire dalla crisi e meritano ben altro rispetto a quello mostrato in questi giorni dagli altri partner europei. A questo punto è necessario dare un segnale di cambiamento politico chiaro per mettere il Paese in condizione di riprendere il suo cammino e anche per recuperare a livello internazionale il rispetto e la fiducia che gli italiani meritano”.

domenica 23 ottobre 2011

Incontro fra Il Segretario Bersani e Mons.Fisichella




La politica non deve negoziare i valori etici o religiosi ma deve dare soluzioni concrete ai problemi, occupandosi della 'convivenza' ed evitando scelte 'divisive' che nuocerebbero a un Paese già spaccato”. Lo ha detto il Segretario del PD, Pier Luigi Bersani, durante un confronto pubblico con monsignor Rino Fisichella. Al confronto, svoltosi in via della Conciliazione, era presente il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, e numerosi prelati che hanno applaudito Bersani.

Il tema del confronto era la “laicità e Vangelo”, e prendeva spunto dal recente libro dello stesso monsignor Fisichella dedicato alla nuova evangelizzazione. Bersani ha convenuto sul fatto che “la laicità non è semplice neutralità perchè senza alcuni valori comuni non esisterebbe convivenza. E il primo di questi valori comuni - ha spiegato - è che l'uomo non è solo natura, l'uomo non è solo un grumo di cellule”.

Toccando poi i temi bioetici Bersani ha aggiunto: “Sono convinto che la politica non può fare negozio né della fede, nè dei valori, né della loro gerarchia, ma per suo compito ha il dovere di negoziare la convivenza e il bene comune. Al netto della coscienza, la politica non può esimersi di raffigurare i valori in una mediazione di convivenza, questo implica un compito difficile”.

Bersani ha proposto un "nuovo umanesimo in cui l'uomo non sia solo natura o grumo di materia nello spazio come dice Bagnasco", concetto che è abbordabile anche per una cultura laico, e invita a non litigare sempre sui prodotti di importazione, ossia le normative che da altri Paesi vengono varate sui temi della vita, ma sollecita a raggiungere un punto di incontro. "A furia di parlare di ciò che non è negoziabile non negoziamo nulla, mentre arrivano ricette da tutto il mondo. Noi non possiamo stare paralizzati, ostativi e non immaginare una soluzione nostra".

Il Segretario del PD ha giudicato "inconcepibile che il Parlamento si sia diviso 50 e 50 sul tema del fine-vita e critica quella discussione divisiva, convinto che "si può trovare una soluzione italiana e umana
. Politica - ha insistito Bersani- è tenere assieme un Pese che passerà un momento molto, molto complicato nel suo tessuto connettivo".

Tra Monsignor Rino Fisichella e Pier Luigi Bersani rapporti cordiali e la promessa di rivedersi ancora in Vaticano, a discutere di Vangelo e laicità. Il leader democratico è soddisfatto di una discussione che ha avuto come interlocutore un alto prelato, accusato in passato di avere un atteggiamento “giustificazionista” nei confronti di Silvio Berlusconi. Bersani viene salutato da Fisichella come un pelagiano, un seguace cioè dell'eretico che fece dell'autodeterminazione il motore della fede.
Una impostazione che il leader democratico in buona parte condivide. Ammette sì di essere "un po’ pelagiano, diciamo semi-pelagiano, a patto di osservare che è un'eresia perdonabile ai giorni nostri, perchè io sono come il mio parroco - ha detto Bersani - la libertà è importante nella responsabilità morale della persona".

Rispetto alle nuove invenzioni della scienza anche la politica deve darsi una bussola, un criterio – ha ammesso il leader democratico – perché la politica non è solo comunicazione ma anche pensiero e cultura. Bagnasco dice di non parlarne perché sono temi divisivi, io dico parliamone, anche se le soluzioni che possono essere divisive in un Paese già lacerato e divisivo dovrebbe essere un punto su cui riflettere. Il bipolarismo etico oltre a essere una iattura finirebbe in caricatura. La politica infatti può svilire le cose più nobili riducendole a mercato. Noi non accettiamo soluzioni divisive".

E a proposito del risveglio in politica dei movimenti cattolici, il leader del PD ritiene che "possa rappresentare il superamento di una fase che ha inciso sul tessuto civico e morale del Paese, ecco perché tanti sentono l'esigenza di vedere se si possono accumulare risorse per aiutare il Paese a riprendere il cammino. Se avrà sbocchi politici questo è affidato alla libertà di ognuno. Il mio compito da Segretario di un partito di credenti e non - ha ribadito - è renderlo ospitale, abitabile con questi fermenti utili".

Il leader del PD ha parlato a questo riguardo del Partito democratico, fatto di "credenti e non credenti", come lo sono anche gli altri partiti, "ma noi ci appassioniamo perché pensiamo che i valori non vadano annacquati e cerchiamo la soluzione finchè la troviamo. Come segretario di partito, devo semplicemente farmi la domanda - ha chiarito - come questo partito possa essere popolare e ospitale per questi credenti".

Quanto in riferimento al termine “laicità” Bersani “non accetta che venga equiparato al nichilismo e sostiene che la convivenza di per sé presuppone una verità condivisa, un valore, altrimenti non sta in piedi. Il relativismo assoluto è una bomba N dello stare assieme".

"Sono convintissimo - ha precisato - che il cristianesimo è la lingua materna dell'Europa. I pilastri sono autonomia della politica ma anche rispetto per il diritto-dovere della Chiesa di intervenire secondo il suo magistero . Certamente c'è da fare un confronto sul tema antropologico - ha detto Bersani - al netto della libertà di coscienza - ha osservato - la politica non può esimersi dalla sua peculiare missione: raffigurare i valori in una mediazione di convivenza. Questo e ineliminabile".

mercoledì 19 ottobre 2011


CON LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 5 NOVEMBRE IN PIAZZA SAN GIOVANNI A ROMA IL PD LANCIA LA SFIDA ALLA DESTRA. SARA’ UNA FESTA DI POPOLO PER BATTERE LA VIOLENZA CHE HA FERITO ROMA.
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, non solo ha confermato ma anche rilanciato sull’appuntamento del 5 novembre in piazza San Giovanni a Roma. In nome del popolo italiano per battere Berlusconi e sostenere le proposte del Pd per l’alternativa di governo al berlusconismo. Ma non solo. Altro che leggi speciali ( ieri il ministro Roberto Maroni ha riferito al Senato ed ha proposto alcune norme di severità). Ci vogliono meno tagli alle forze dell’ordine. Capacità di prevenzione. Ma è decisivo che ci sia anche una festa di popolo, come vuol essere la manifestazione nazionale del Pd del 5 novembre aperta «a tutte le associazioni e a tutte le persone che vogliono manifestare anche non sotto le nostre bandiere», per riappropriarsi della piazza e battere la violenza che ha sfregiato Roma. Basterà la bandiera italiana e la costituzione, ha detto Bersani.
Da L’Unità. Dall’articolo di Simone Collini. «La faremo. In nome del popolo italiano. E sarà una grande festa di popolo». Pier Luigi Bersani, il giorno dopo l`annunciato divieto da parte del sindaco di Roma Gianni Alemanno a svolgere cortei in centro per prossimi trenta giorni, annuncia che la manifestazione nazionale del Pd prevista per il 5 novembre a piazza San Giovanni non subirà slittamenti. «Pensiamo che il modo per combattere la violenza non è restringere gli spazi della democrazia. Sarebbe un grave errore». Bersani è a Montecitorio mentre il ministro dell`Interno Roberto Maroni illustra al Senato la linea dura sui cortei come reazione all`inferno scatenato a Roma sabato dai black bloc. «Noi siamo contro legislazioni speciali», dice il leader del Pd. Bisogna affinare la normativa per prevenire meglio, le forze dell`ordine devono essere equipaggiate meglio e non devono essere massacrate come è stato finora dal governo». Ma non c`è solo questo, per quel che riguarda la manifestazione dei cosiddetti indignati, c`è anche un tema «politico e culturale» da tenere presente: «Quel movimento non ha avuto la possibilità di esprimersi e aveva invece alcune buone ragioni. Noi alcuni di quei messaggi vogliamo raccoglierli». A cominciare dal manifesto dei progressisti europei che vogliono mettere «in equilibrio» le ragioni dell`economia reale con i privilegi della finanza, che «deve essere messa al servizio delle operazioni, non al comando». Si parlerà anche di questo, alla manifestazione del Pd del 5 novembre, quando sul palco salirà anche il leader della Spd Sigmar Gabriel (un invito è appena partito anche per Francois Hollande). La giornata di San Giovanni (per la quale sono previsti anche momenti musicali) spiega Bersani, sarà aperta non solo ai militanti del Pd «ma a tutte le associazioni e a tutte le persone che vogliono manifestare anche non sotto le nostre bandiere»: «Basta la bandiera italiana e la Costituzione. Diremo la nostra sulla ricostruzione del Paese e sulla possibilità che l`Italia ha di riprendere il cammino. In piazza ci sarà la parola della fiducia. Faremo della manifestazione un grande appuntamento pacifico di popolo, sarà il nostro regalo a Roma, città capitale che da capitale ha sempre accompagnato l`evoluzione democratica del Paese».

domenica 16 ottobre 2011

Considerazioni


Il nostro Segretario Giordano Dossi condivide con tutti noi queste riflessioni sugli incidenti di ieri pomeriggio a Roma, durante la manifestazione dei cosidetti "INDIGNATI".