mercoledì 27 ottobre 2010

Verso Sella dell'Oca


L'ANPI in collaborazione con il circolo del Partito Democratico Gussaghese e con l'Associazione Sinistra a Gussago, organizza per venerdì prossimo un incontro per prepararci alla commemorazione della fucilazione dei Partigiani Bernardelli, Zatti e Moretti avvenuta sulle colline gussaghesi in località Sella dell'Oca.

domenica 17 ottobre 2010

lunedì 11 ottobre 2010

Lettera al Prefetto

Brescia, Giovedì 07 ottobre 2010 Alla c.a.: Dott.ssa Narcisa Livia Brassesco PREFETTO DELLA PROVINCIA DI BRESCIA Gentilissima dott.ssa Brassesco mi scuso anticipatamente per la forma di queste righe. Non ho la competenza tecnica per usare i “termini ed il registro giusti”, so che, come mi ha detto qualcuno, mi sto facendo ricevere dal Presidente della Repubblica in pantaloncini e scarpe da ginnastica ma d'altronde in valigia ho solo questo per ora. Lo scopo di questa poche parole è quello di sostituire un'amichevole chiacchierata che, per ovvi motivi, non credo che avrò modo di fare con Lei. Tutto ciò, lo so, non equivale ad una conversazione: non potrà vedere la mia espressione; udire il tono della mia voce; notare il mio gesticolare mentre parlo, elementi che Le avrebbero, certamente, permesso di interpretare più facilmente il mio sentire ma cercherò, con la scrittura, di fare del mio meglio. Come Lei sa sabato mattina, davanti alle Sua sede di lavoro, ci siamo riuniti per far sentire la nostra voce riguardo la questione della scuola di Adro. Vedendo tutta quella gente ho pensato che sarebbe stato giusto dare l'opportunità, a chi lo desiderava, di esprimere quella che era la sua sensibilità, quello che lo aveva colpito, quello che lo aveva spinto ad essere lì, quella mattina, e che avesse modo di farglielo sapere. Così, presi un cartellone, delle penne e dei post-it, abbiamo cercato di lasciarLe i nostri messaggi, definendoli, scherzosamente, i Suoi compiti per il lunedì. Nel rispetto delle Sue disposizioni non ho lasciato il cartellone, quella mattina, al suo ufficio ma non me la sentivo di tenerlo io, di non farglielo avere. Avevo convinto tante persone a scriverLe, a confidarsi con Lei, mi sembrava di tradirli, pertanto le ho fatto le fotocopie e le ho allegate allapresente. La cosa che mi preme di più è però questa: se avrà il tempo di prendere visione dei messaggi, troverà che alcuni esprimono rabbia, altri tristezza, altri ancora delusione. Alcuni non saranno piacevoli da leggere ma io non me la sono sentita di censurare nessuno: i sentimenti vanno ascoltati, anche quelli che non ci piacciono prima che diventino azioni che non ci piacciono. Da cittadini, mi sento di dire che volevamo comunicarLe questo, lo scopo era questo :” Abbiamo un problema. La vicenda di Adro ci ha creato un disagio che non è solo materiale, per molti sta anche nella sfera della nostra emotività. Le chiediamo di farSi carico del nostro problema e di dirci se e perché stiamo sbagliando oppure, se così non è, Le chiediamo di difenderci. Se ritiene non sia compito Suo, ci dica da chi dobbiano andare. Il Suo silenzio ci ha fatto male, è stato assordante per noi. Vogliamo sapere se possiamo fidarci di Lei. Vogliamo sapere se possiamo contare su di Lei. ” Questo era il mio messaggio per Lei: “ESIGO RISPETTO. IL SINDACO DI ADRO ME L'HA NEGATO ISTITUZIONALMENTE”. Per me, ancor prima che politica, ancor prima che istituzionale, questa vicenda riguarda la mia persona e il RISPETTO che mi è dovuto. Qualcuno ha pensato che, invece di convincermi della bontà delle sue idee, era meglio passare direttamente ai fatti. Hanno preferito impormi anziché confrontarsi con me. E ora, piuttosto che trovare una via che sia crescita per tutti, di fronte alla mia indignazione, stanno usando scuse patetiche con l'intento di farmi pure fessa. Sa come si dice da noi “ Buoni sì, ma cretini no!” e io ci vedo ancora troppo bene per non riconoscere un simbolo che ho visto molte volte sulle schede elettorali! Non fosse altro per la intelligenza di cui sono dotata non riesco ad accettare di essere scavalcata così! E ormai questo succede troppo spesso da troppo tempo! Io posso accettare di essere una minoranza, posso accettare di fare le mie proposte e che queste poi non vadano in porto perché la maggior parte non la pensa come me, ma non sono disposta ad accettare che, in una Democrazia, l'essere minoranza significhi anche perdita del rispetto che mi si deve, lo ribadisco, prima ancora che come cittadina, in quanto persona. Aggrava poi tutto ciò il fatto che le prepotenze vengono perpetrate da altre minoranze: la Lega, nonostante tutti i suoi slogan e la pretesa di essere l'unica custode della pura verità, non mi sembra abbia mai ottenuto più del 50% dei voti nel nostro paese! Tra i tanti bigliettini infine ne troverà uno particolare: non è scritto, è scarabocchiato perché la Piccolina che ce l'ha fatto non sa ancora scrivere. Ho creduto fosse giusto che anche lei Le lasciasse un messaggio, a modo suo. Non serve sottolinei che questa piccola cittadina ha pieno diritto di chiedere di crescere facendosi le proprie idee, creando da sé la sua identità che, come molti mi hanno insegnato, si costruisce così: IO DIVENTO IO DICENDO TU. Senza lo specchio dell'altro non sappiamo chi siamo: quando riconosciamo qualcosa che ci somiglia scopriamo una parte di noi così come quando troviamo qualcosa a cui decidiamo di non aderire. Non so giudicare la chiarezza di queste parole ma so che volevo renderLe un servizio. Lo Stato prima ancora che gestire i fatti, o la realtà del momento, credo abbia il dovere di interpretare gli umori dei suoi cittadini, di capire se questi hanno una sofferenza e cercare di porvi rimedio: prima possibile. E come ho letto in un articolo di Mino Martinazzoli “IL FATTO E' CHE NON BASTA PARTIRE, BISOGNA ARRIVARE, POSSIBILMENTE IN TEMPO!” A muovere le nostre azioni sono sempre le nostre emozioni e se vogliamo prevenire dobbiamo ascoltare. Stessa cosa, già che ci sono gliela dico, per un'altra vicenda: una mattina della scorsa settimana ho visto una manifestazione di ragazzi immigrati. Ho avuto paura! Non perché ero in mezzo a loro ma perché ho sentito la loro disperazione, ho sentito la loro voglia di giustizia, urlavano: “ SIAMO QUI” . E poi mi sono sentita in colpa: ci stanno chiedendo di vederli, di ammettere che ci sono e di farli stare qui da persone oneste e noi non lo stiamo facendo! Dobbiamo prendere atto che, come comunità, la TAC ha ragione: siamo malati! Come un malato ora dobbiamo prendere coraggio e andare oltre la paura, accettare il cambiamento e trovare la forza di curaci per tornare a stare di nuovo bene: TUTTI INSIEME! Spero che non trovi queste parole irriverenti o poco rispettose della carica che ricopre, non era mia intenzione, il problema è che non sapevo dirLe, in linguaggio istituzionale, i miei sentimenti e quelli che ho intuito negli altri. Mi piacerebbe molto conoscere la Sua opinione riguardo a tutto ciò, so che per me sarebbe un arricchimento ma non la pretenderò: perchè confido in Lei che certamente sa, meglio di me, quello che è più consono alle sue responsabilità. In ogni caso un vivo ringraziamento per il tempo che deciderà di dedicarci. Augurandole buon lavoro porgo distinti saluti. Rossella Olivari