venerdì 19 febbraio 2010

Medicina: Brescia «perde» tre specialità .... e poi non li chiamano tagli!!!!!

dal Bresciaoggi:

Medicina: Brescia «perde» tre specialità
UNIVERSITA'. Anatomia patologica, Medicina nucleare e Geriatria sono state trasferite nelle facoltà milanesi sottraendo risorse all'ospedale cittadino

Galperti «interroga» la Gelmini: «Vorrei sapere cosa succede all'ateneo e al Civile: la sinergia aveva portato grandi risultati»



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Preoccupazione per Stefano Giulini, preside della Facoltà

Brescia. Il ministro bresciano Maria Stella Gelmini «strappa» pezzi importanti all'Università di Brescia. Sono già tre le scuole di specializzazione della facoltà di Medicina di viale Europa aggregate ad atenei milanesi. E c'è il rischio che medici specializzandi bresciani siano costretti a formarsi negli affollati ospedali milanesi rinunciando al potenziale formativo di prim'ordine offerto dal Civile. E che lo stesso Ospedale cittadino perda stimoli importanti che garantiscono l'alto livello assistenziale. È una «sciagura» che si vuole scongiurare.
Nei giorni scorsi la scuola di Anatomia patologica era stata aggregata alla Statale di Milano, e quella di Medicina nucleare alla milanese Bicocca. Ora a questa università va anche la specialità di Geriatria, terza assoluta in Italia per i parametri di valutazione delle scuole nazionali. Il ministro Gelmini ha deciso di ridurre da 1500 a mille le sedi delle scuole di specializzazione. Quelle piccole, con due o tre studenti, vengono aggregate ai grandi atenei.
Alla fine, meno penalizzate saranno Milano Statale, Roma La Sapienza e Napoli Federico II, le piccole saranno in notevole sofferenza. L'obiettivo sarebbe il risparmio, ma negli ambienti accademici tutti sono concordi nel sottolineare che le scuole non costano. Anzi è proprio l'aggregazione che potrà costare di più.
A lanciare l'allarme, ieri, è stato il senatore Pd Guido Galperti, che ha presentato un'interrogazione al ministro per sapere «cosa sta accadendo alla nostra Università e di conseguenza al nostro Ospedale Civile, che dall'integrazione con l'ateneo ha potuto trarre le condizioni per raggiungere livelli straordinari di cura e di assistenza sanitaria». Con la precisazione che la scuola di Geriatria «rappresenta da sempre non solo per il nostro territorio una presenza eccezionale per la rete assistenziale formativa».
IL TIMORE che circola tra gli addetti ai lavori è che si tratti di un'altra operazione mediatica.
Ma nel gioco delle aggregazioni non è escluso il taglio di qualche contratto di formazione medico specialistica, proprio in Lombardia dove ne servirebbero di più. E alla fine concentrare a Milano scuole di Udine, Padova, Brescia..., come sta accadendo, sarebbe il modo di nasconderlo.
Molto preoccupato si dice il preside della facoltà Bresciana Stefano Maria Giulini, che proprio ieri era a Roma per la Conferenza dei presidi di Medicina che ha dedicato alla questione gran parte della riunione. Molte facoltà perderanno la titolarità delle scuole, che saranno aggregate a facoltà capofila, e al momento non sono chiare le modalità di funzionamento delle aggregazioni. Certo è che le aggregate «saranno penalizzate nell'immagine e nel loro compito fondamentale di formare gli studenti dopo la laurea – precisa Giulini – ma anche nella capacità di attrarre gli studenti, che si iscrivono già con l'obiettivo della specializzazione».
La penalizzazione più grave cadrà proprio sulle loro spalle. «Oggi molte scuole hanno un'eccellente potenzialità formativa proprio perchè possono inserire il numero ridotto dei loro studenti nelle attività ospedaliere specialistiche - spiega il preside -. Aggregare significa creare scuole più affollate, e ciò comporterà disfunzioni nella formazione degli specializzandi". Il rischio che gli studenti bresciani vadano a specializzarsi negli affollati ospedali milanesi c'è, ed "è molto difficilmente accettabile», sottolinea Giulini.
I PRESIDI stanno facendo di tutto per garantire almeno il mantenimento della completa potenzialità formativa delle scuole, cercando una forma di coordinamento con le facoltà capofila per lasciare gli specializzandi nelle sedi d'origine. E ammesso che ci riusciranno, avranno creato una complicazione in più. Le aggregazioni sono fatte per contenere la spesa, ma «una scuola in sé non comporta spese, né per orari aggiuntivi dei professori né per l'amministrazione – precisa Giulini -, casomai le spese possono venire dai docenti che si spostano per tenere il coordinamento, senza contare che la presenza delle scuole è di stimolo per il personale ospedaliero, tanto che le abbiamo dislocate anche in ospedali decentrati come a Manerbio». Una complicazione, insomma, di cui nessuno sentiva la necessità.

Mimmo Varone

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