venerdì 30 ottobre 2015

RIMPASTO IN REGIONE LOMBARDIA


Il vento di Expo e la bonaccia di Maroni




Una modifica della squadra di governo serve se e quando è finalizzata a rilanciare l’azione dell’esecutivo. Quello a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi in Lombardia non pare andare proprio in questa direzione.
 
Maroni ha varato il rimpasto con l’unico obiettivo di tenere assieme i cocci della sua maggioranza.

Lo prova il fatto che ha dovuto tenere per sé la delega più importante e strategica, quell’assessorato unico alla sanità e al welfare per il quale, tra veti politici e rifiuti tecnici, non è riuscito a trovare il nome giusto da proporre.
Il nuovo quadro non pare sconvolgere equilibri o rilanciare chissà quale progetto. 

Vicepresidenza confermata a Forza Italia, con il volto dell’assessore alla casa Fabrizio Sala, che comincerà forse ad occuparsi della materia a cui è delegato dopo aver fatto opera di rappresentanza ad Expo. Rimescolamento di deleghe in casa NCD tra Parolini e Melazzini per quanto riguarda commercio, attività produttive e ricerca. New entry Francesca Brianza alla Città Metropolitana e post Expo, Giulio Gallera al reddito di cittadinanza e inclusione sociale e l’ex magistrato Gustavo Cioppa ad occuparsi di trasparenza e collaborare direttamente con Maroni. Singolare, anche se mediaticamente vendibile, quest’ultima scelta: evidentemente l’attuale giunta non si sente in grado di garantire di suo trasparenza e legalità e si fa commissariare da un tecnico del settore.
 
La prima uscita della nuova squadra in consiglio è stata piuttosto fiacca, con, a tratti, i nuovi assessori a dover gestire da soli in aula la rappresentanza dell’intera giunta che non ha certo dato immagine di grande compattezza e voglia di ripartire di slancio.
 
Siamo anche giunti alla chiusura di Expo.

Un evento che ha superato ogni attesa e ha consegnato a Milano e alla Lombardia un’importante eredità in termini di immagine e di prestigio internazionale. 

Maroni e i suoi, dopo la figuraccia iniziale di Pianeta Lombardia, hanno strada facendo preso confidenza e coraggio, anche se crediamo non abbiano sfruttato fino in fondo le potenzialità di questi sei mesi. Al di là degli abbondanti comunicati stampa, sarebbe interessante chiedere ai lombardi se si siano accorti dei padiglioni artistici firmati da Sgarbi o abbiano memoria di qualche evento ospitato nello spazio della Lombardia.
 
Si apre ora la partita del dopo esposizione per il quale Maroni aveva lanciato il suo “Fast post Expo” di cui si sono perse tracce e memoria. 

La Lombardia dovrebbe guidare il processo di passaggio al dopo, ma la sensazione è che si stia limitando ad attendere che sia il governo a togliere le castagne da un fuoco che, se non presidiato adeguatamente, rischia anche di affievolirsi rapidamente. E’ un autentico paradosso che alla chiusura di Expo non si sappia ancora che cosa accadrà delle aree e su questo tema la regione deve farsi un bell’esame di coscienza: da quando è presidente Maroni su questa vicenda pare non essersi mosso uno spillo. Maroni sembra essersi preoccupato di non finire in qualche pantano più che di dare un contributo effettivo alla soluzione del problema. 

A proposito di Expo, salutiamo con grande favore l’approvazione della legge per il diritto al cibo in Lombardia, un atto concreto per far sì che la regione si assuma l’onere di non fare cadere l’eredità dell’esposizione universale e trasformarla in concrete politiche per una distribuzione più equa e sostenibile del cibo anche nei nostri territori.

(Blogdem 30/10/2015)

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