Bersani: "Dal 2013 basta
governissimi sceglieremo un nuovo premier e nascerà una coalizione
diversa"
«Non
si può andare in campagna elettorale proponendo
governissimi. Anzi. Lo stesso percorso di certe leggi che stiamo approvando
adesso, ci dice che una vera opera di riforme e diricostruzione devi farla chiedendo un impegno al
corpo elettorale».
Intervista a Pier Luigi Bersani di Goffredo De Marchis - La Repubblica
Intervista a Pier Luigi Bersani di Goffredo De Marchis - La Repubblica
«Ribadiamo
a tutti gli interlocutori la nostra scelta di appoggiare un governoche
abbiamo voluto in nome dell'Italia prima di tutto. Anzi, anticipo il nostro
nuovo slogan: Italia bene comune. Non pretendiamo
che assuma il 100 per cento delle nostre proposte. Ma il punto è non aprire un
fossato tra l'esecutivo e l'opinione pubblica. Se passa l'idea che si può
allungare l'età pensionabile di un infermiere di 4 anni ma non si possono
toccare notai, banche e titolari di farmacie si crea un problema serio. Lo dico
per dare forza al governo non per indebolirlo. Stia
attento alle trappole».
Rai,
responsabilità civile dei giudici e liberalizzazioni. Sono questi i temi?
«La
vicenda della Rai è grave non solo per le
ultime nomine ma anche per certe frasi che sento
pronunciare ad autorevoli esponenti del Pdl. Del tipo "un intervento del
governo sull'azienda sarebbe illegittimo". Ma scherziamo? È surreale. Una
società interamente pubblica può e
deve essere sottoposta a un intervento legittimo del governo. Per cambiare la
govemance di un'azienda oggiingestibile».
Giustizia.
«Si
parte con una posizione formale del governo e una del Pdl che dice di essere
d'accordo. Poi vedo applausi a scena aperta per un emendamento della Lega su un
tema delicatissimo come quello della responsabilità civile.
A quel voto va posto rimedio. E aggiungo: siccome abbiamo le orecchie lunghe
sento che attorno al decreto liberalizzazioni si
muovono meccanismi della vecchiamaggioranza Pdl-Lega
per indebolirlo. Invece noi vogliamo rafforzarlo perché l'effetto sulla vita
dei cittadini risulti visibile».
Troppe carezze di Monti al Pdl visto che
sono la maggioranza uscente?
«Non
credo. Se fosse così è chiaro che sarebbe un errore. Il Pdl ha molte più
responsabilità delle nostre per come si è arrivati all'emergenza conclamata in
cui ci troviamo. Loro, a maggior ragione, non possono ottenere il 100 per
cento».
I ministri e il premier non riescono a
sottrarsi dalle battute sull'articolo 18. L'ultima è del ministro Cancellieri.
Le dà fastidio?
«Qualcosa
si potrebbe rimproverare ai membri del governo ma so bene che alle domande si
risponde. Il punto è un altro: come mai la nostra discussione pubblica è
inchiodata da anni su questo punto e non si sposta il riflettore su come creare lavoro?».
Lo ha detto a Monti?
«Conosco
il pensiero del presidente del Consiglio e so che per lui la questione è molto
più complessa della frase sulla monotonia. Ma è vero
che alcune dichiarazioni sembrano protrarre il dibattito ideologico degli
ultimi anni, cioè del governo Berlusconi. E questo è un male. Guai se nei
prossimi mesi ci fosse una spaccatura sulle regole che sono solo una parte del
problema».
Ma all'articolo 18 ci arriverete.
«I
partiti non possono permettersi di accendere fuochi. Noi stiamo zitti e non
interferiamo su questo tema. C'è un tavolo del governo con
le parti sociali. Accetteremo qualunque accordo nato in
quella sede. Abbiamo le nostre proposte innovative che non toccano l'articolo 18. Ma non escludiamo perfezionamenti nella
sua gestione a cominciare dai percorsi giurisdizionali. Ma vorremmo rivoltare
l'agenda partendo dalla domanda: come si crea un po' di lavoro?».
Siete
tentati da un patto Pdl-Pd sulla legge elettorale?
«La
premessa è che bisogna parlare con tutti.
Le forze che sono in Parlamento e quelle fuori. Ci interessa una legge che
pacifichi il Paese e venga riconosciuta da molti non da pochi. Non mi interessa
invece un uso strumentale della riformadove due
soggetti lasciano fuori gli altri. Il Pd non è disponibile».
E così si possono fare legge elettorale e
riforme costituzionali?
«La
priorità è cancellare il Porcellum, toglierlo di mezzo. Anche qui il Pd ha la
sua proposta ma è assolutamente flessibile a discutere fatti salvi alcuni
paletti. Sento che Bossi dice "non si tocca nulla". In questo modo
torniamo al nuovo sport di cui parlavo prima. Se scattano istinti di vecchia maggioranza ci teniamo il Porcellum. Ma
questo è un punto dirimente».
Che può
mettere in discussione il governo?
«Un
punto che porterebbe a un confronto politico molto acceso».
Il caso
Lusi riapre la questione morale nel Pd?
«Sulla
vicenda in sé il Pd non sa nulla e non c'entra nulla».
Ma Lusi è un senatore del Pd.
«Il Pd nasce senza patrimoni e senza debiti altrui. Con bilanci certificati. Di una persona
iscritta al partito coinvolta in casi giudiziari si occupa la commissione di garanzia».
Troppi
soldi ai partiti dal finanziamento pubblico?
«Andiamo
a vedere come viene finanziata la politica negli altri Paesi europei e
adeguiamoci ai migliori parametri».
Scopriremo che gira più denaro o
meno?
«A
occhio direi la stessa quantità. Con delle voci singole da modificare come si è
fatto per i parlamentari colpendo vitalizi e rimborsi delle spese. È necessario che i bilanci siano certificati dalla Corte dei
conti. Annullare i meccanismi che consentono di sopravvivere anche
ai partiti estinti ed evitare che nascano gruppi parlamentari che non si sono presentati
alle elezioni. Ma dai tempi di Pericle si riconosce il fatto che l'attività
politica va sostenuta se si intende avere una democrazia».
Il caso Lusi viene affiancato al
cosiddetto sistema Penati, al finanziamento occulto dei Ds?
«Penso
solo al Pd. Le calunnie non le leggo nemmeno. Passo tutto agli avvocati per le
querele».
Quando
farete le primarie per il candidato premier?
«Intanto
faccio notare che senza polemiche e sotto la neve stiamo organizzando leprimarie per le amministrative dappertutto.
Faremo anche quelle nazionali. Il percorso è il solito: il patto di coalizione e qualche mese prima
dell'appuntamento elettorale, né troppo presto né troppo tardi, le primarie».
E se le riforme del governo Monti avessero
bisogno di una grande coalizione per andare avanti?
«Non si può andare in campagna
elettorale proponendo governissimi. Anzi.
Lo stesso percorso di certe leggi che stiamo approvando adesso, ci dice che una
vera opera di riforme e di ricostruzione
devi farla chiedendo un impegno al corpo elettorale». Solo così e con una
maggioranza stabile si può andare avanti con un progetto riformatore. La prova
l’abbiamo avuto negli anni dal ’96 al 2001, gli anni in cui sono state fatte
più riforme".
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