mercoledì 16 settembre 2009

Il programma di Vespa è stato battuto dalla fiction di Garko
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Un passo falso, un errore di comunicazione, prima ancora che di opportunità politica. La lunghissima serataccia di Berlusconi a Porta a porta vive il suo logico, anche se sorprendente, corollario nell’impietoso responso dei freddi numeri Auditel: 13,47% di share, 9 punti in meno della non irresistibile fiction programmata su Canale 5 e altrettanti rispetto alla media di rete. In una serata, peraltro, nella quale la controprogrammazione, probabilmente non per caso, era più che mai fiacca.

No, questa volta il Grande Comunicatore ha sbagliato proprio sul suo campo. Colpito duro per mesi nella sua sfera privata, seccato da un conflitto strisciante con Gianfranco Fini che avrebbe voluto evitare a ogni costo, provato dalla gestione delle intemperanze dei vari Feltri e Bossi, il Cavaliere ha pensato bene di rispondere con uno show nel salotto televisivo amico a base di concretezza, di mattoni, di gru e delle salutari lacrime di gioia dei terremotati che ritrovavano un tetto sotto cui vivere.

Un’idea che in altri momenti si sarebbe rivelata vincente e che forse lo sarebbe stata anche ieri, a patto di tenere moderati i toni, di contenere l’intervento ai temi legati alla ricostruzione, di limitare quanto più possibile i tempi della trasmissione ed evitando, se possibile, la polemica del giorno prima, con gli slittamenti sospetti di Ballarò e Matrix, le magagne sulla sorte di incerta di Annozero e Report e l’incognita delle nuove nomine di Rai Tre. Un cocktail esplosivo che il Cavaliere non è riuscito a gestire.

Ha perso ben presto un doveroso tono di sobrietà già parlando delle nuove case di Onna (“Tutti noi vorremmo abitare in villette così”, “Saranno dei nidi d’amore”), si è ripetutamente impappinato sulle cifre della ricostruzione nel terremoto dell’Irpinia e soprattutto non si è trattenuto nel lancio di anatemi pesanti contro Repubblica, i giornalisti in generale, i “comunisti”, i “cattocomunisti”, i programmi Rai a lui ostili e i leader politici dell’opposizione, arrivando persino a sfidare la memoria di De Gasperi nel difficile tentativo di dimostrare di essere un presidente del Consiglio migliore.

E tutto questo senza un contraddittorio vero, senza nemici in studio che avvelenassero subdolamente il clima e con un Vespa che da ossequiosa spalla si è trasformato per forza di cose in un interlocutore credibile, almeno quando ha posto la ricorrente domanda sul conflitto di interessi nel sistema televisivo, cogliendo paradossalmente impreparato il suo ospite.

No, Berlusconi è caduto nella sua stessa trappola. Sa di avere ancora la fiducia di un gran numero di italiani, ma forse non ha compreso che la “luna di miele” che ha caratterizzato i suoi primi mesi di governo se non è finita, è seriamente compromessa a causa, più che di Noemi e della D’Addario, della crisi economica. Ha capito che alle famose dieci domande di Repubblica gli conviene rispondere con la forza dei fatti e con l’autorevolezza del suo governo, ma non ha rinunciato alla polemica rovente e alla demonizzazione dell’avversario. Così, lo show di ieri, considerati tutti i mal di pancia della maggioranza e le tensioni con il mondo dell’informazione, è stato un autentico boomerang per l’immagine del governo e del suo capo.

Non cantino vittoria i suoi avversari, però. Non è la prima volta che il Grande Comunicatore sbaglia la strategia di comunicazione. Lo fece quando si presentò dimesso ed esitante nel primo confronto televisivo con Prodi nel 2006, salvo cambiare passo nel secondo e costringere l’avversario a un inatteso pareggio elettorale che segnò il destino dell’ultimo governo di centrosinistra.

Berlusconi, in genere, impara dai propri errori: i suoi rivali sono avvisati…


Francesco Lener http://www.loccidentale.it/trackback/78146

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