domenica 28 febbraio 2010

Aggiornamento sito

Sul nostro sito, è stata creata una pagina per ogni candidato a Consigliere Regionale. Verranno costantemente aggiornate, col materiale fornito dal Provinciale e dagli stessi candidati.
Per visitare le pagine vedi....

sabato 27 febbraio 2010

pd - IL 1^ MARZO A BRESCIA

Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno? E se a sostenere la loro azione ci fossero anche i milioni di italiani stanchi del razzismo?


Primo marzo 2010 si propone di organizzare una grande manifestazione non violenta per far capire all'opinione pubblica italiana quanto sia determinante l'apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società.

Questo movimento nasce meticcio ed è orgoglioso di riunire al proprio interno italiani, stranieri, seconde generazioni, e chiunque condivida il rifiuto del razzismo e delle discriminazioni verso i più deboli. Si collega e si ispira La journée sans immigrés: 24h sans nou, il movimento che in Francia sta organizzando uno sciopero degli immigrati per il 1 marzo 2010. Qui potete leggere il nostro manifesto programmatico.
Il colore di riferimento di Primo marzo 2010 è il giallo. Lo abbiamo scelto perché è considerato il colore del cambiamento e per la sua neutralità politica: il giallo non rimanda infatti ad alcuno schieramento in particolare.
Vi invitiamo, quindi, a usare già da oggi un braccialettino o un nastrino giallo come segno di riconoscimento.

La struttura di Primo Marzo 2010 prevede un Coordinamento nazionale, formato da:
Stefania Ragusa, presidente e coordinamento comitati, Nelly Diop, tesoriere, Daimarely Quintero, portavoce, Cristina Seynabou Sebastiani, Ilaria Sesana, ufficio stampa, Francesca Terzoni, Seble Woldeghiorghis
La struttura di Primo marzo 2010 prevede inoltre molteplici comitati locali.
Il logo è opera dell'artista siciliano Giuseppe Cassibba.
Per Brescia, Louise Bonzoni è stata chiamata da Stefania Ragusa a far da collegamento fra le varie anime che compongono il comitato: Associazioni di migranti, Associazioni antirazziste, Sindacati, Associazioni di volontariato, Gruppo su Facebook, Partiti e singoli cittadini in collaborazione col gruppo di lavoro del PD provinciale sull'immigrazione coordinato da Giovanna Benini (altri componenti: Teresa Benedini, Mamadou Lamine e Daniela Nedelcu).
Aderiscono i Giovani Democratici
Lunedì I Marzo la mobilitazione bresciana sarà massiccia in Piazza Loggia e tutto il territorio provinciale sarà colorato di giallo. Locandina evento --->
PER RENDERE ancora più chiaro il nostro pensiero sull’immigrazione, stiamo diffondendo un piccolo opuscolo (già scaricabile qui ) provocatoriamente intitolato «Mandiamoli a Casa» che racchiude tutti i luoghi comuni che i migranti sono costretti ad ascoltare una volta arrivati in Italia, e ai quali ora troveranno risposta.
Nella sezione "Materiali - Il PD e il I Marzo 2010" del sito molti documenti utili. Scarica --->
Louise Bonzoni

mercoledì 24 febbraio 2010

Cara Lega, la sicurezza non è cosa vostra...

Risposta all’articolo apparso sul sito della Lega Nord di Gussago in data 18.02.2010, in merito alla sicurezza e immigrazione.

Leggo con interesse il vostro articolo, con interesse perché scopro solo ora, che l’unico baluardo a tutela dei cittadini è la Lega, pare infatti che perfino i fatti di Milano siano legati alle politiche dei partiti di Sinistra. E io che pensavo che al Governo ci fosse la destra da 10 anni, che la Regione fosse in mano a Formigoni da 15 , che la Provincia di Milano fosse a destra, cosi come il Comune che da anni non conosce una giunta di Sinistra.

E’ interessante scoprire che, secondo voi, tutta la politica è gestita dalla Sinistra. Magari fosse cosi, invece NO! Voi e i vostri alleati siete fautori di tutte le norme recenti sull’immigrazione, sulla sicurezza, sulle politiche sociali. Due sono le ipotesi, o state prendendo per i fondelli i cittadini, oppure siete inetti nella gestione delle problematiche e attuate politiche che voi stessi giudicate sbagliate.

Se la sicurezza ha delle falle, come voi dite, si chieda conto a chi ha il compito di gestire le politiche di sicurezza, a tutti i livelli, vedi il leghista Ministro Maroni e l’Assessore De Corato, non all’opposizione.

Di certo c’è l’incapacità che avete a fornire risposte a problemi che sicuramente ci sono, la legge leghista Bossi-Fini, che ancora oggi è la norma per eccellenza sull’immigrazione, dimostra tutta la sua inefficacia ed inutilità! I pacchetti sicurezza varati dal leghista Maroni, servono solo a distrarre l’opinione pubblica dai tagli effettuati alle Forze di Polizia sia nei bilanci che negli organici (soldi e uomini).

Se a Milano o Gussago, i cittadini Italiani sono discriminati, come voi dite, la colpa è delle Amministrazioni che sono guidate da voi e non dalla Sinistra.

Se in Italia vi sono tanti immigrati, è perché vi sono altrettanti industriali e artigiani italianissimi o padanissimi come dite voi , che per altro votano spesso(salvo rare eccezioni) voi o la destra, che preferiscono la manodopera irregolare, ma a basso costo e senza diritti, dei clandestini. Peccato che invece di condannare chi sfrutta il lavoro nero, e combatterlo con i mezzi che avete a disposizione, sprechiate fiato ad attaccare il Sindacato che ha il nobile compito di rappresentare i lavoratori, tutti, senza distinzioni… ma questo voi proprio non lo capite…

Formigoni, già da tempo, sta lavorando per creare una sanità a due velocità, per i ricchi niente liste d’attesa, cure d’avanguardia nelle cliniche private, meglio ancora se vicine a Comunione e Liberazione. Cliniche private si, ma che godono di ingenti fondi pubblici (di tutti noi, o quasi, visto che nella ricca Lombardia l’evasione è ai livelli massimi).
Per i cittadini comuni, ticket sempre più alti, tagli alle strutture pubbliche, che poi sono le uniche accessibili ai più, tutto questo mentre anche negli USA viene estesa la copertura sanitaria a tutti. Vi ricordo, che copertura sanitaria vuol dire difendere il diritto alla vita!

Ricordatevi anche, che il pesce puzza dalla testa, e quindi se le cose vanno male, la colpa è anche di chi è alla testa del Paese, e da anni ci sono la lega e la destra.

Gli italiani non sono tutta brava gente, cosi come non lo sono gli stranieri.

Il Paese non ha bisogno di una “guerra” tra poveri, come farebbe piacere a voi, ma di politiche volte veramente a garantire la legalità che vuol dire difesa dei più deboli e della comunità. Legalità, significa legge uguale per tutti, ma chi sostiene questo Governo probabilmente fatica a capirne il concetto. Spero che il tempo aiuti, meglio arrivarci tardi che mai.

Pensavo che la lega di Gussago, usasse termini differenti, ma evidentemente vi state tutti conformando a unica linea, la linea Calderoli-Borghezio, che per altro, non so se sia chiara nemmeno a loro. Pensavo che foste diversi, ma evidentemente sbagliavo, dimostrate che la Lega è la stessa ovunque, governa, ma si comporta come se dovesse spodestare il governante.

Invece di perdervi in chiacchiere, dite cosa state facendo per la sicurezza a Gussago, nei fatti concreti e non solo a parole. Dite cosa state facendo per favorire l’integrazione ed evitare che sorgano ghetti d’immigrati.

Smettiamola con questa storia dei padani, pura invenzione leghista, popolo mai esistito, sono nato a Brescia e mi sento Italiano. Credo solo nella Repubblica Italiana, cosi come credo che compito di tutti i partiti e di chi ricopre incarichi pubblici, sia di servire il suo Popolo, con il massimo rispetto delle Istituzioni del nostro Stato e della Costituzione. La legalità inizia proprio qui. Ma forse c’è ancora molto lavoro da fare, intanto la legalità si allontana…


Giordano Dossi

PERTINI - UN RICORDO

NON SI PUO' LASCIAR TRASCORRERE LA GIORNATA DI OGGI SENZA UN PENSIERO GRATO AL PRESIDENTE PERTINI, ESEMPIO DI ETICA POLITICA ED UMANA.
GRAZIE

GIOVANNA

martedì 23 febbraio 2010

ORA DEL SILENZIO A GUSSAGO - UN SEGNO PER LA PACE

Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti
CAROVANA DEI DIRITTI
un'ora di silenzio

PER DIRE SI
all'uguaglianza di diritti per tutte le persone "senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" (art.3 della Costituzione della
Repubblica Italiana);
alla libertà di accoglienza per bambini, donne e uomini;
alla fratellanza fra popoli e culture.
PER DIRE NO
ai respingimenti in mare;
alla criminalizzazione di chi fugge dalla guerra, dalla fame e dalla miseria;
al pregiudizio di chi vede nello straniero solo un pericolo, un nemico.
SIAMO IN SILENZIO
per un momento di riflessione;
per disporci all'ascolto e all’accoglienza
per ridare significato alle parole.

Puoi partecipare anche tu
al Silenzio in cerchio.
E’ aperto a chi desidera entrare.
Condividi con noi questa esperienza.

Il problema del razzismo nel mondo oggi è strettamente legato all’aumento delle discriminazioni a seguito dei flussi migratori e delle intolleranze nei confronti delle minoranze religiose e sessuali. Anche la società italiana e le nostre città sono attraversate da preoccupanti spinte razziste e di carattere xenofobo nei confronti soprattutto dei migranti, della popolazione rom e degli omosessuali. Particolarmente preoccupante è il caso italiano: presentando l'ultimo rapporto Amnesty international ha rilevato infatti "una pericolosa china razzista" del nostro paese, mentre diverse iniziative promosse dalle associazioni della società civile cercano di contrastare le campagne di criminalizzazione degli immigrati e dei rom – spesso istigate da talune formazioni politiche e sostenute da potenti mass-media – e ad aprirsi senza paura agli altri difendendone i comuni diritti.

Più di quattro milioni di persone di origine straniera vivono oggi in Italia. Si tratta in gran parte di lavoratrici e lavoratori che contribuiscono al benessere di questo Paese e che lentamente e faticosamente, sono entrati a far parte della nostra comunità.
Persone spesso vittime di pregiudizi e usate come capri espiatori specialmente quando aumentano l’insicurezza economica e il disagio sociale.
L'aumento degli episodi di intolleranza e violenza razzista a cui assistiamo sono sintomi preoccupanti di un corto circuito che rischia di degenerare e che ci allontana dai riferimenti cardine della nostra civiltà.
Una società che si chiude sempre di più in se stessa, che cede alla paura degli stranieri e delle differenze, è una società meno libera, meno democratica e senza futuro.
Non si possono difendere i nostri diritti senza affermare i diritti di ogni individuo, a cominciare da chi è debole e spesso straniero. Il benessere e la dignità di ognuno di noi sono strettamente legati a quelli di chi ci vive accanto, chiunque esso sia.

Perché manifestare in silenzio?

Abbiamo pensato di manifestare in silenzio per una serie di ragioni.
Il silenzio per rappresentare il bisogno di un momento di riflessione.
In un’epoca in cui tutto deve essere consumato in fretta, il silenzio vuol dire fermarsi, ripensare, cercare di capire, dare un senso al nostro agire.
Il silenzio ci aiuta a rientrare in noi stessi, uscire dal frastuono artificiale che satura le nostre esistenze.
Il silenzio ci riporta all’ascolto: degli altri; il clandestino, il precario, il cassaintegrato, il senza lavoro, l'immigrato sfrattato da casa, i senza tetto, le ragazze schiavizzate sulla strada, gli uomini e le donne che subiscono violenze fisiche e psichiche.
Ma anche coloro che si impegnano quotidianamente per trasformare questa situazione: giovani che creano solidarietà, insegnanti che educano alla legalità, lavoratori che difendono i propri diritti, donne e uomini che amano la democrazia e si organizzano per difenderla e ampliarla.
In questo senso, il silenzio non è “mancanza di suoni o rumori”. Possiamo più esattamente parlare di silenzi, che si avvicinano e solidarizzano con l'altro, che condividono con gli “altri” una società pluralista e interculturale.


L'ora di silenzio viene proposta l'ultima Domenica di ogni mese
con queste modalità:


Domenica 29 Novembre 2009 a ROVATO
in piazza Cavour dalle ore 10 alle 11

Domenica 20 Dicembre 2009 a COCCAGLIO
in piazza Luca Marenzio dalle ore 10 alle 11

Domenica 31 Gennaio 2010 a CHIARI
in piazza Zanardelli dalle ore 10.30 alle 10.30

Domenica 28 Febbraio 2010 a GUSSAGO
in piazza Vittorio Veneto dalle ore 10 alle 11

Domenica 28 Marzo 2010 a COLOGNE
in piazza Garibaldi dalle ore 10 alle 11



Tavolo della Pace
Franciacorta Monte Orfano

venerdì 19 febbraio 2010

Medicina: Brescia «perde» tre specialità .... e poi non li chiamano tagli!!!!!

dal Bresciaoggi:

Medicina: Brescia «perde» tre specialità
UNIVERSITA'. Anatomia patologica, Medicina nucleare e Geriatria sono state trasferite nelle facoltà milanesi sottraendo risorse all'ospedale cittadino

Galperti «interroga» la Gelmini: «Vorrei sapere cosa succede all'ateneo e al Civile: la sinergia aveva portato grandi risultati»



Zoom Foto
Preoccupazione per Stefano Giulini, preside della Facoltà

Brescia. Il ministro bresciano Maria Stella Gelmini «strappa» pezzi importanti all'Università di Brescia. Sono già tre le scuole di specializzazione della facoltà di Medicina di viale Europa aggregate ad atenei milanesi. E c'è il rischio che medici specializzandi bresciani siano costretti a formarsi negli affollati ospedali milanesi rinunciando al potenziale formativo di prim'ordine offerto dal Civile. E che lo stesso Ospedale cittadino perda stimoli importanti che garantiscono l'alto livello assistenziale. È una «sciagura» che si vuole scongiurare.
Nei giorni scorsi la scuola di Anatomia patologica era stata aggregata alla Statale di Milano, e quella di Medicina nucleare alla milanese Bicocca. Ora a questa università va anche la specialità di Geriatria, terza assoluta in Italia per i parametri di valutazione delle scuole nazionali. Il ministro Gelmini ha deciso di ridurre da 1500 a mille le sedi delle scuole di specializzazione. Quelle piccole, con due o tre studenti, vengono aggregate ai grandi atenei.
Alla fine, meno penalizzate saranno Milano Statale, Roma La Sapienza e Napoli Federico II, le piccole saranno in notevole sofferenza. L'obiettivo sarebbe il risparmio, ma negli ambienti accademici tutti sono concordi nel sottolineare che le scuole non costano. Anzi è proprio l'aggregazione che potrà costare di più.
A lanciare l'allarme, ieri, è stato il senatore Pd Guido Galperti, che ha presentato un'interrogazione al ministro per sapere «cosa sta accadendo alla nostra Università e di conseguenza al nostro Ospedale Civile, che dall'integrazione con l'ateneo ha potuto trarre le condizioni per raggiungere livelli straordinari di cura e di assistenza sanitaria». Con la precisazione che la scuola di Geriatria «rappresenta da sempre non solo per il nostro territorio una presenza eccezionale per la rete assistenziale formativa».
IL TIMORE che circola tra gli addetti ai lavori è che si tratti di un'altra operazione mediatica.
Ma nel gioco delle aggregazioni non è escluso il taglio di qualche contratto di formazione medico specialistica, proprio in Lombardia dove ne servirebbero di più. E alla fine concentrare a Milano scuole di Udine, Padova, Brescia..., come sta accadendo, sarebbe il modo di nasconderlo.
Molto preoccupato si dice il preside della facoltà Bresciana Stefano Maria Giulini, che proprio ieri era a Roma per la Conferenza dei presidi di Medicina che ha dedicato alla questione gran parte della riunione. Molte facoltà perderanno la titolarità delle scuole, che saranno aggregate a facoltà capofila, e al momento non sono chiare le modalità di funzionamento delle aggregazioni. Certo è che le aggregate «saranno penalizzate nell'immagine e nel loro compito fondamentale di formare gli studenti dopo la laurea – precisa Giulini – ma anche nella capacità di attrarre gli studenti, che si iscrivono già con l'obiettivo della specializzazione».
La penalizzazione più grave cadrà proprio sulle loro spalle. «Oggi molte scuole hanno un'eccellente potenzialità formativa proprio perchè possono inserire il numero ridotto dei loro studenti nelle attività ospedaliere specialistiche - spiega il preside -. Aggregare significa creare scuole più affollate, e ciò comporterà disfunzioni nella formazione degli specializzandi". Il rischio che gli studenti bresciani vadano a specializzarsi negli affollati ospedali milanesi c'è, ed "è molto difficilmente accettabile», sottolinea Giulini.
I PRESIDI stanno facendo di tutto per garantire almeno il mantenimento della completa potenzialità formativa delle scuole, cercando una forma di coordinamento con le facoltà capofila per lasciare gli specializzandi nelle sedi d'origine. E ammesso che ci riusciranno, avranno creato una complicazione in più. Le aggregazioni sono fatte per contenere la spesa, ma «una scuola in sé non comporta spese, né per orari aggiuntivi dei professori né per l'amministrazione – precisa Giulini -, casomai le spese possono venire dai docenti che si spostano per tenere il coordinamento, senza contare che la presenza delle scuole è di stimolo per il personale ospedaliero, tanto che le abbiamo dislocate anche in ospedali decentrati come a Manerbio». Una complicazione, insomma, di cui nessuno sentiva la necessità.

Mimmo Varone

Minzolini, giornalista o avvocato?

Torna in onda il Direttore Minzolini (TG1), torna in onda in una fase di scandali e inchieste. Sembra, infatti, che ovunque la magistratura e la polizia giudiziaria, vanno a guardare in profondità l’attività dei “buoni amministratori” o dei “funzionari del fare”, come sono ora chiamati gli indagati per corruzione, concussione, o altri reati contro la pubblica amministrazione, cioè contro il bene del Paese, dicevo, ovunque rivolgano il loro sguardo, trovano reati, personaggi che dovrebbero lavorare o meglio prestare servizio per il bene di tutti i cittadini e invece lavorano solo per ingrossare il portafoglio loro e dei loro “amici”.

Torna in onda, con un discorso politico, che nemmeno Ministri di Berlusconi hanno avuto il coraggio di pronunciare e, infatti, preferiscono fischiettare e guardare da un’altra parte.

C’è da chiedersi dove sia finito il giornalismo d’inchiesta da parte della testata ammiraglia della Rai. C’è da chiedersi quali siano i meriti di un Direttore che spunta sul video, solamente quando c’è da difendere la linea politica del governo, quando c’è d’attuare una difesa d’ufficio, che sempre usa argomentazioni che si traducono in contrapposizione a molte testate della carta stampata.
Giornalista (?) che trova il coraggio di prendere parola, sempre in difesa di chi ha il potere, di chi può essere utile negli avanzamenti di carriera, sappiamo bene che, se il “nostro” Presidente del Consiglio ha molti difetti, sicuramente ha un pregio (si fa per dire…), non dimenticarsi dei “fidi “ difensori delle sue cause, qualunque esse siano.

Il compito del giornalista è un altro, è quello di controllare chi ha il potere, di verificare come lo esercita, e di denunciare ed informare l’uso distorto che se ne fa, non di fare il “Fido” del Presidente.

Io credo che si sia superato il limite, non è più tollerabile vedere il TG1 occuparsi (nemmeno sempre), dei maggiori eventi che rendono difficile la vita del nostro Paese, come una parte in gioco, che indossa la divisa della squadra governativa.

L’informazione pubblica è altro, deve essere altro, non può permettersi di essere militante.

Il TG1, non è lo studio legale del Governo. Minzolini vuole forse soppiantare Ghedini? E visti gli scarsi successi di quest'ultimo, nonostante sia l'unico avvocato in Italia che ha la possibilità di studiarsi le carte processuali e adeguare le leggi agli interessi del suo assistito, potrebbe anche riuscirci!

Chiedere ai giornalisti di fare il loro mestiere è non solo un diritto, ma un dovere.

Chiedere, da abbonato, le dimissioni di Minzolini è non solo un diritto, ma un dovere.

Cambiare canale è non solo un diritto, ma un dovere.


Giordano Dossi

per vedere l'editoriale:
http://www.youtube.com/watch?v=oyyjJmimDzc

"Meno male" - Cristicchi -

sabato 13 febbraio 2010

Aggiornamento Sito Partito Democratico di Gussago

E' stato aggiornato il sito del Partito Democratico Gussaghese, con l'inserimento del discorso del Presidente Napolitano per i 150 anni dell'Unità d'Italia, e le fotografie dell'iniziativa di mercoledì 10 febbraio su "Costituzione e Riforma della Giustizia".

mercoledì 10 febbraio 2010

Rai, stop a Vespa, Santoro e Floris Il Pd attacca: decisione da rivedere

(da LA STAMPA)


Bufera sulla Vigilanza dopo il blocco
dei programmi di approfondimento
fino alle Regionali. Ira dei giornalisti.
Garimberti: «Valuteremo la delibera»
ROMA
Suscita polemiche lo stop ai programmi di approfondimento nell’ultimo mese di campagna elettorale. Niente più talk show politici in nome della par condicio, è stata la novità approvata nella notte dalla commissione di Vigilanza Rai che ha dato il via libera al regolamento per la par condicio in tv in vista delle regionali del 28 e 29 marzo.

La norma è passata con i voti del centrodestra e del relatore, il radicale Marco Beltrandi, e con la decisa opposizione del Pd, che ha abbandonato i lavori. «È un voto gravissimo e profondamente illiberale - spiega Fabrizio Morri, capogruppo del Pd in commissione di Vigilanza - non è vero che la par condicio chiede per l’applicazione delle regole della comunicazione politica per quelle trasmissioni». Si va dunque verso la soppressione delle trasmissioni di approfondimento giornalistico nell’ultimo mese di campagna elettorale: a farne le spese "Porta a Porta", "Ballarò" e "Annozero".

«La decisione di ieri della commissione di Vigilanza Rai va rivista perchè tocca profili di libertà», attacca Bersani. Il segretario del Pd introduce un distinguo: «Non bisogna fare di ogni erba un fascio. La preoccupazione dei radicali è storica ed è quella di veder garantito l’accesso; la preoccupazione del centrodestra, altrettanto storica, è quella di chi vuole ovattare la realtà e nascondere i problemi». Di «danno irreparabile alla Rai e alla stessa credibilità del servizio pubblico» parla Giorgio Merlo, vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai del Pd. «Mi auguro - aggiunge - che almeno adesso prevalga il buon senso del centro destra e la volontà, seppur in extremis, di rivedere una scelta devastante per una corretta e trasparente informazione. E questo al di là degli schieramenti e di qualunque valutazione politica». Non usa mezzi termini Pancho Pardi (Italia dei Valori) secondo cui la decisione «rappresenta il periodo più oscuro della cosiddetta Seconda Repubblica».

Intanto piovono anche le reazioni dei giornalisti interessati dal provvedimento. «Siamo davanti all’ingordigia della politica che si mangia l’editore, l’azienda, i conduttori, i giornalisti e anche gli ospiti, oltre, naturalmente, ai telespettatori che pagano il canone», dice il conduttore di "Ballarò" Floris. «Non credo sia il ruolo dei parlamentari quello di disegnare i palinsesti, fare gli inviti per il martedì sera, selezionare gli argomenti da trattare: i parlamentari hanno compiti ben più alti e importanti - aggiunge Floris - non è d’altronde compito di un giornalista parlare di argomenti stabiliti a prescindere, con interlocutori decisi da altri e non credo infine sia l’aspirazione del pubblico rai quella di scoprire, al posto della trasmissione che ama, un susseguirsi di dichiarazioni di candidati alle regionali». Insorge anche Bruno Vespa: «L’esperienza di quindici anni ci insegna che Porta a porta ha sempre rispettato la par condicio ed è stata guardata al microscopio dentro e fuori le campagne elettorali. Ad altri è stato concesso il diritto di scorreria». «Mi auguro - aggiunge - che ci vengano consentiti dei minimi spazi di autonomia professionale, requisito indispensabile per poter gestire le trasmissioni nelle prossime settimane».

Il Cda della Rai si riunirà domani per «valutare l’impatto del regolamento (approvato dalla Vigilanza, ndr) sulla linea editoriale delle trasmissioni e più complessivamente sulla gestione aziendale a vari livelli», spiega intanto in una nota il presidente della Rai Paolo Garimberti: «La Rai - spiega il presidente - è sempre tenuta al rispetto delle decisioni della commissione parlamentare di Vigilanza. Le novità in materia di comunicazione e informazione politica introdotte dal regolamento approvato ieri dalla Commissione presentano aspetti che richiedono un immediato approfondimento. Per questo motivo domani il Consiglio di Amministrazione discuterà del tema, di cui è già stato investito il Direttore Generale, per valutare l’impatto del regolamento sulla linea editoriale delle trasmissioni e più complessivamente sulla gestione aziendale a vari livelli».

lunedì 8 febbraio 2010

l'italia - Israele e la Palestina

Dal sito di 'Noi siamo chiesa'
Berlusconi approva il massacro di Gaza
e non ha visto il muro !!
Pubblicato il 05 Febbraio 2010
Firenze, 4 febbraio 2010 Liquidazione totale
Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha attuato ieri una liquidazione totale delle speranze di pace in Terra Santa. Una pesantissima banalizzazione del processo di pace e un'irrisione delle Nazioni Unite che rischiano di trascinare l'Italia fuori dal consesso dei Paesi e delle Istituzioni internazionali che tessono da anni il faticoso cammino della pace. Affermando che è stato giusto il massacro su Gaza, ha liquidato il lavoro prezioso e oggettivo svolto dalle Nazioni Unite nel monitorare un inaudito massacro di civili, la distruzione di migliaia di case, scuole, ospedali attraverso l'uso di armi illegali. Possiamo ancora ritenerci parte degli organismi internazionali, in primis dell'Onu?
Asserendo di 'non aver visto' il Muro dell'apartheid che circonda Betlemme, ha vergognosamente liquidato il pronunciamento fatto nel 2004 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ne ha condannato la costruzione evidenziandone le terribili conseguenze umanitarie. Può il Presidente del Consiglio arrivare a un livello così insopportabile di irresponsabilità?
Definendo più volte Israele come “Stato ebraico, libero e democratico”, ha liquidato quel milione e duecentomila cittadini dello Stato d'Israele, che ebrei non sono, e che vedono ogni giorno calpestati i loro diritti. Come proclamarsi insistentemente “amici di Israele” quando non lo si esorta ad essere veramente uno stato democratico?
Identificando come antisemita chiunque si opponga alla politica di occupazione, di umiliazione e di disprezzo di qualsiasi Risoluzione Onu da parte dello Stato d'Israele, ha liquidato e denigrato le sofferenze patite da migliaia e migliaia di palestinesi, in spregio a quanti, israeliani, palestinesi, uomini e donne di ogni Paese, si battono insieme alla ricerca di una pace giusta, fondata sul rispetto
delle leggi internazionali. Davvero non ci possono essere i saldi della pace.
Non si può raggiungere la meta della riconciliazione tra i popoli svendendo sul mercato una “pace economica”, la “pace del benessere”.
Don Nandino Capovilla
Coordinatore Nazionale di Pax Christi


NON HA VISTO IL MURO
di Raniero La Valle ( per il n. 4 di Rocca)
Con mezzo governo Berlusconi è andato in Israele per fare affari e per promettere che non ne farà più col nemico iraniano. Diligentemente è andato a visitare il museo della Shoà, scrivendo un’apposita frase che attesta il suo orrore per quella ignominia. Poi dall’hotel King David dove con il suo seguito occupava una “suite regale” con altre 170 stanze e vestiva un accappatoio bianco con su scritto a lettere d’oro “Silvio Berlusconi”, si è spostato alla Knesset per dire che Israele è la migliore democrazia del mondo e che bene ha fatto a punire i palestinesi con l’operazione “Piombo fuso” e con il massacro di Gaza, nonostante la condanna ufficiale dell’ONU da cui l’Italia del resto già si era dissociata votando contro di essa.
Tutto questo il nostro presidente del Consiglio ha fatto nel giorno in cui a Roma alla Camera faceva votare dai suoi devoti la legge-beffa che, unica nelle democrazie dell’Occidente, sancisce la legittima latitanza sua e dei suoi ministri dalle aule giudiziarie nelle quali fossero processati anche per i più gravi reati; una legge così ingegnosa (si raffina con il ripetuto esercizio l’arte di Ghedini)
che questa latitanza non ha nemmeno bisogno di essere consumata all’estero, come almeno fece Craxi, ma può essere meramente figurativa e vissuta allegramente in Italia.
Nello stesso giorno Berlusconi si trasferiva nei Territori occupati per una doverosa visita all’infelice Abu Mazen. Per passare da Israele nei Territori bisogna imbattersi nel Muro che sigilla i palestinesi nel loro “apartheid” e sfregia la Terra santa e la stessa Gerusalemme. Ma ai giornalisti che gliene chiedevano le impressioni lo statista ha detto di non averlo veduto, occupato com’era a riordinare le idee per l’incontro con l’Autorità palestinese. Ma non si può avere alcuna idea da scambiare con i palestinesi, se non si vede il Muro, che è come la trave ficcata nel loro occhio. Non vedere il Muro che è la più imponente opera edilizia della regione, è come andare in Egitto e non vedere le piramidi, è come essere andati nella Germania divisa e non aver visto il Muro di Berlino, è come essere andati ad Auschwitz senza aver visto il cancello con la scritta sul “lavoro che libera”.
Non vedere il Muro che uccide la Palestina e ghettizza Israele è come non vedere gli operai licenziati di Termini Imerese che salgono sui tetti, o quelli dell’Alcoa, o i disoccupati e i cassintegrati che assediano palazzo Chigi, per proteggere il quale il centro di Roma si è trasformato in un bivacco della polizia.
Non vedere il muro che da Nazaret impedisce di andare a Betlemme, e da Gerusalemme blocca la strada per Emmaus, è come non vedere che c’è la crisi economica che si abbatte su milioni di famiglie, e dire che tutto va bene, basta dare qualche condono ai ricchi che evadendo le tasse hanno messo le mani in tasca agli italiani poveri.
Non vedere il Muro che modernizza la Terra promessa è come non vedere altri monumenti della modernità: lo Stato di Diritto, il Cesare Beccaria dei delitti e delle pene, la divisione dei poteri, la funzione della magistratura, l’universalità della legge penale, l’eguaglianza di tutti davanti alla legge.
Non vedere il Muro oltre il quale è ricacciato l’intero mondo arabo e islamico vuol dire rovesciare la politica estera italiana che ha intessuto legami e gettato ponti in tutto il Medio Oriente; significa distruggere l’immagine dell’Italia che per decenni ha compiuto il miracolo di praticare l’amicizia con Israele senza rompere la solidarietà con i palestinesi; significa ignorare che il Parlamento italiano votò a suo tempo per l’ingresso non del solo Israele, come oggi vorrebbe Berlusconi, ma
dei due Stati della Palestina e di Israele nella Comunità europea, intesa non come una fortezza per lo scontro con gli arabi, ma come uno spazio in cui le frontiere si abbassano e Israele e Palestina potessero vivere insieme come Stati indipendenti e sovrani, non confusi ma non divisi nel godimento dello stesso territorio.
Non vedere il Muro che umilia i palestinesi vuol dire andare da loro a promettere non la libertà, ma un po’ di soldi di un ipotetico “piano Marshall” per un impossibile “benessere”.
Il primo ministro Netanyau ha detto che Israele non ha un altro amico pari a Berlusconi in tutta la comunità internazionale. Povero Israele. Se amico di Israele è chi non vede il Muro, allora vuol dire che Israele vive nella irrealtà, in un mondo che non è quello vero, in un mondo dove non c’è nessun altro che lui, un mondo che esiste solo nel sogno di chi è senza ragione. Questo sogno è molto pericoloso. Se ne può morire. E quello di far entrare il solo Israele nella Unione europea, per meglio combattere tutti insieme l’Islam, non è un sogno, è un incubo.

domenica 7 febbraio 2010

BRESCIA E I DIRITTI

Diecimila immigrati in piazza
per dire «No al razzismo»
LA MANIFESTAZIONE. Molto partecipata l'iniziativa promossa dalle associazioni con l'adesione dei sindacati

Tante le comunità partecipanti, in testa la pakistana e la senegalese Duri gli striscioni di protesta E già si guarda al primo marzo

Folla alla manifestazione antirazzista promossa da associazioni di migranti e sindacati SERVIZIO FOTOLIVE

C'è chi l'ha messa in modo molto serio innalzando un cartello con la scritta «Meglio essere cane che immigrato in Italia». E chi invece l'ha giocata sui luoghi comuni, scrivendo su un altro cartello: «Gli italiani? Ignoranti, evasori e mangia pasta. Gli stranieri? Sporchi, rumorosi e maleducati».
Le premesse perché la manifestazione antirazzista di ieri promossa dalle associazioni dei migranti fosse partecipata c'erano tutte, e così è stato. Numeri in queste occasioni è difficile darne ma se dal palco qualcuno si spinto a parlare di almeno 20mila partecipanti, forse esagerando, è fuori di dubbio che le 10mila presenze siano state superate. Grandi numeri in ogni caso, come non è facile vedere in città. Il corteo si è mosso prima delle 15 da una piazza Loggia già in buona parte piena e si è ingrossato ulteriormente dopo aver attraversato il Carmine ed essere sfociato sul ring.
Di bandiere, così come era stato chiesto dalle associazioni dei migranti, se ne sono viste poche. Tanti, invece, gli striscioni. Da quelli del sindacalismo di base a quelli del Coordinamento migranti e di diverse categorie della Cgil fino alle rappresentanze di Cisl e Uil. Molti anche gli striscioni delle comunità immigrate: Guinea, Tunisia, India, Bangladesh. A fare grande presenza, però le comunità che da anni sono in prima fila nelle manifestazioni di piazza, a partire dalla pakistana e dalla senegalese. Ieri, e non è abituale, in modo visibile e organizzato si è anche visto un folto gruppo di cinesi, con tanto di intervento dal palco al termine della manifestazione.
MOLTI I CARTELLI senza firma da quello che spiega che «Non chiediamo privilegi, ma vogliamo diritti» a chi sottolinea che «Non siamo merce» a chi evoca il «Bossi che con la bandiera italiana voleva pulirsi il c... mentre noi abbiamo il massimo rispetto per la bandiera italiana». O, ancora, il bambino in spalle a papà con tanto di bandierina e la scritta: «Paroli, Rolfi, Maroni: bocciati!» o chi spiegava che «Siamo tutti sulla stessa barca». In mezzo tamburellanti, musicanti, clown, distributori di rose ai passanti per una manifestazione festosa.
Dal ring il corteo è giunto come un'onda fino a piazza Repubblica, da qui ha deviato verso la stazione ferroviaria per poi rientrare sul ring e di nuovo in centro storico, con passaggio anche in corso Zanardelli e il rientro in piazza Loggia.
Lo striscione di apertura faceva sintesi dei temi della giornata, con la scritta «No al razzismo istituzionale, no allo sfruttamento» e con un richiamo esplicito alla giornata di sciopero dei migranti del primo marzo, «Un giorno senza di noi». Di questa giornata di sciopero si discute da settimane e non si sa ancora se sarà così o avrà una valenza poco più che simbolica. A Brescia l'astensione dal lavoro è già stata proclamata dalle Rsu in alcune aziende, ma da qui a dire che lo sciopero sarà generalizzato ce ne passa parecchio. Cisl e Uil hanno già espresso la propria contrarietà proponendo in alternativa forme di mobilitazione simbolica, mentre le categorie della Cgil dovrebbero dare la copertura legale laddove si renda necessario. Si vedrà se cambierà qualcosa nelle prossime settimane.

(BRESCIAOGGI)

l'altro volto della nostra citta'

BREVI DI POLITICA
"No al razzismo": oltre 10 mila in corteo a Brescia
domenica 07 febbraio 2010

(red.) Sabato pomeriggio a Brescia sono scesi in piazza in più di 10 mila (qualcuno degli organizzatori ha parlato di 20 mila persone), giunti un po’ da tutto il Nord Italia grazie alla mobilitazione di numerose associazioni e delle sigle sindacali, Cgil soprattutto, ma anche Cisl e Uil, per manifestare contro la condizione e il trattamento degli immigrati nel nostro paese.
Con striscioni, slogan e cartelli, i manifestanti hanno animato un lungo corteo antirazzista che ha attraversato il centro della città. Partendo alle 15 da piazza Loggia, il fiume di persone ha attraversato il Carmine fino al ring e a piazza Repubblica, arrivando all’altezza della stazione e svoltando poi verso corso Zanardelli per tornare al punto di partenza.
C’erano uomini e donne da tutto il mondo, con rappresentanze più numerose di Guinea, Senegal, Tunisia, Marocco, India, Bangladesh, Pakistan e anche Cina.
In apertura uno striscione molto esplicito con la scritta «No al razzismo istituzionale, no allo sfruttamento».

mercoledì 3 febbraio 2010

Costituzione e Riforma della Giustizia













Il Partito Democratico di Gussago, con l'Associazione Sinistra a Gussago e l'Unione di Centro di Gussago, organizza un'Assemblea pubblica per discutere di " Costituzione e Riforma della Giustizia". Relatori sono il Professore NANDO DALLA CHIESA e il Professore ANTONIO D'ANDREA. L'assemblea si terrà mercoledì 10 Febbraio 2010, alle ore 20.30, presso la sala civica Togni in Piazza Vittorio Veneto a Gussago.

lunedì 1 febbraio 2010

BOCCIATA L'ORDINANZA DEL SINDACO DI TRENZANO

A Trenzano si parla arabo
Lunedí 01.02.2010 11:52

Dopo il Tar, anche il tribunale ordinario di Brescia ha bocciato l'ordinanza del sindaco di Trenzano che lo scorso 5 dicembre aveva messo al bando le lingue straniere e imponeva l'uso dell'italiano nelle manifestazioni pubbliche organizzate da associazioni di carattere culturale, religioso, o politico. "Il libero uso della propria lingua di origine - scrive il giudice Alessia Busato nell'ordinanza - deve essere ricondotto al nucleo fondamentale dei diritti dell'individuo, connotandone fortemente la personalità e permettendogli la piena libertà di espressione e di comunicazione. Imporre a una persona l'uso di una lingua diversa da quella nazionale, se non giustificato da un solido rispetto del principio di ragionevolezza (sotteso, ad esempio, all'esigenza che l'uso della lingua italiana sia garantito in atti pubblici o nell'esercizio di pubbliche funzioni) neppure delineato nel provvedimento de quo, costituisce illegittima disparità di trattamento che rientra nella nozione di discriminazione vietata nel nostro ordinamento".